Alessia schiuse gli occhi e fece sbattere le proprie palpebre un paio di volte prima di rendersi effettivamente conto di dove fosse. Quando erano andati a dormire, lei si era stesa su un lato del letto e Federico sull'altro e, quasi istantaneamente, si erano addormentati entrambi senza molta fatica. L'atteggiamento di Gaia l'aveva infastidita, non se l'aspettava perché si conoscevano da sempre e perché la donna non aveva mai mostrato questo astio nei suoi confronti, anzi. Sicuramente anche lei era perfettamente consapevole della cotta mastodontica e imbarazzante che la ragazza aveva avuto per il biondo durante i primi anni del liceo, e forse proprio per quel motivo avrebbe dovuto starle ancora più simpatica, o almeno farle tenerezza. Invece non era andata così, anzi, sembrava che le stesse molto antipatica e quasi le pesasse anche solo sapere che passasse il tempo con suo fratello. Sospirò, perché era consapevole di quanto fosse importante la famiglia per Federico, poi si rotolò tra le lenzuola per finire con il viso davanti a quello del ragazzo. Posò una mano sul suo viso, in una leggera carezza, e tutte le sue preoccupazioni sparirono. La sua pelle era più liscia del solito grazie alla maschera che entrambi avevano fatto la sera prima ma comunque la sua barba corta le punzecchiava il palmo, facendole il solletico. Le sue labbra erano schiuse e, regolarmente, faceva uscire uno sbuffo. Quanto avrebbe voluto baciarlo, in quel momento, sentirlo vicino e sentirsi vicina a lui fino alla fine, in tutto, anche nel corpo. Che quel tempo gli fosse bastato? Che avesse finalmente capito che, anche se avessero corso, avrebbero corso insieme? E che se magari uno dei due fosse inciampato, si sarebbero fermati entrambi, a curarsi le ferite a vicenda? Fece scorrere il pollice sul suo zigomo, dal naso fino a quasi all'orecchio, e vide i suoi occhi aprirsi lentamente, illuminandogli il viso e anche la stanza con quel verde acceso.
«Ciao» sospirò Alessia, mentre un sorriso piccolo e tenero stava nascendo sulle sue labbra «Sei riuscito a dormire?» aggiunse poi, portando anche l'altra mano al viso del ragazzo, godendosi il suo volto chiaro che si rilassava di nuovo direttamente nelle sue mani. Che bello che era, sempre, ma soprattutto in quei momenti solo loro, quelli in cui era veramente lui e non il Federico Bernardeschi che conoscevano tutti gli altri, forte, responsabile, maturo. Con lei, era semplicemente Federico, un ragazzo semplice che faceva un lavoro complesso, ma che infondo era ancora semplicemente un ragazzino che voleva godersi le cose piccole della vita, quelle che per tanto tempo gli erano mancate. Lei si avvicinò ancora un po' e trovò le braccia forti del biondo pronte a stringerle i fianchi in un abbraccio che sapeva ancora di sonno. Non sapeva fin dove spingersi, ma voleva e aveva bisogno di provarci. Lentamente, fece diminuire la distanza tra il proprio viso e quello del ragazzo, per dargli il tempo, se avesse voluto, di reagire, ma lui non fece nulla, rimase semplicemente con gli occhi chiusi. Allora, depositò un bacio leggero sulla sua guancia, e subito lui aprì gli occhi, lasciandoli socchiusi e guardandola di sottecchi, ma non facendo nulla, anzi, stringendole ancora di più i fianchi.
«Dormicchiare, ma adesso mi faccio un caffè e passa tutto» replicò, facendo finta di nulla e girandosi, facendo in modo di essere disteso sulla schiena e che Alessia fosse parzialmente sopra di lui. La ragazza gli lasciò un altro bacio sulla guancia, poi sulla mandibola, seguendo quella linea definita fino al suo orecchio. Federico la guardava di nascosto, godendosi quel trattamento speciale che quella mattina sentiva di meritarsi. Sapeva dove sarebbero andati a finire, e gli mancava veramente quell'intimità tra loro due, ma era anche perfettamente consapevole di quanto ne sarebbe diventato dipendente, una volta iniziato. Stare dentro la mente della ragazza lo mandava in confusione, facendogli chiedere sempre di più, ma stare dentro di lei fisicamente era qualcosa di dieci volte più potente, in grado di fargli dimenticare qualsiasi cosa e di non fargli pensare a nulla se non al piacere di lei, che lentamente sentiva salire nella sua pancia e che, quando esplodeva, lo faceva arrivare al proprio nirvana.
«Quella maschera ha funzionato, hai la pelle liscia e super idratata» mormorò la castana, direttamente nel suo orecchio, provocandogli la pelle d'oca e obbligandolo a chiudere gli occhi. Quanto tempo era passato dall'ultima volta? Quanto, in quelle settimane, aveva pensato a come sarebbe stato bello sfruttare quei momenti di audacia che lei aveva e che si incastravano perfettamente con i propri? Troppe volte lo aveva desiderato, troppe volte l'aveva pensata così, sotto la doccia o mentre era da solo nel letto, in quelle notti che non sembravano finire mai e che lo lasciavano sempre con l'amaro in bocca e la consapevolezza di aver rovinato qualcosa che stava appena nascendo. Per questo, quando sentì la mano della castana scendere lungo il suo petto e il suo addome e poi infiltrarsi sotto la sua pelle, non la fermò. Era gelata, come al solito, e fastidiosa contro la sua pelle che era bollente, un po' sicuramente a causa sua, ma non si lamentò. Si godette quel contrasto, e fece scivolare anche la sua di mano sotto la felpa di lei, sentendola sussultare quando accarezzò la sua schiena, e poi facendola scendere fino al suo sedere pieno e tonico, stringendolo e lasciandosi uscire un lamento sommesso, perché si sentiva già così vicino alla fine. Nel frattempo, la bocca della ragazza era scesa fino al suo collo, spedendo il biondo direttamente in un altro universo. Gli era mancata così tanto quella sensazione di avere il suo corpo stretto tra le braccia, di sentirla direttamente -o quasi direttamente come in quel caso- sulla pelle. Ogni bacio che Alessia depositava sul suo collo bruciava come un'ustione, ma era un bruciore piacevole, era il rendersi conto di star bruciando e, allo stesso tempo, il godersi le fiamme nel modo più pieno possibile. Sospirò quando sentì le sue dita ripassare sapientemente il contorno dei propri addominali, e spalancò gli occhi quando percepì il respiro freddo della ragazza sulla propria pelle, ancora umida dai suoi baci. Improvvisamente, sciolse l'abbraccio in cui la teneva stretta e si alzò dal letto.
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complici, federico bernardeschi
Fanfic"Viviamo, o mia Lesbia, e amiamoci, e le dicerie dei vecchi severi consideriamole tutte di valore pari a un soldo. I soli possono tramontare e risorgere; noi, quando una buona volta finirà questa breve luce, dobbiamo dormire un'unica notte eterna. D...