60. se è così che ti piglia

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Federico socchiuse gli occhi, sinceramente annoiato dal film che stava facendo finta di seguire, e rivolgendo uno sguardo veloce ma attento al divano davanti al suo, dove Jessica era distesa e accoccolata sotto a una coperta leggera, gli occhi scuri illuminati da una luce dolce mentre guardava i due protagonisti che si stavano conoscendo. La trama era semplice e anche molto facilmente comprensibile dai primi minuti: i due si conoscevano in delle circostanze particolari e, dopo qualche peripezia rocambolesca, lui rinunciava al suo essere un dongiovanni e lei lo perdonava per l'ultima volta, concedendo a entrambi e alla loro storia un lieto fine scontato. Alessia, se fosse stata lì, non avrebbe perso tempo a dire che era banale, noioso, estremamente stereotipato e sessista, per poi perdersi in un infinito discorso riguardo a come non capisse proprio perché lei dovesse comportarsi come uno zerbino e rinunciare a ciò che era solo per stare con quel tizio mediocremente bello e pure stupido. Ridacchiò leggermente, pensando a come, anche dopo averlo convinto a cambiare canale, lei avrebbe insistito, dicendo che era colpa proprio di quei film diabetici se le donne non riuscivano a raggiungere la parità, perché se in un film che aveva avuto così tanto successo al botteghino la protagonista donna era felice solo dopo un matrimonio e un bambino e, per prendersi cura della famiglia, aveva abbandonato il lavoro, appoggiandosi totalmente al marito, era impossibile pensare di cambiare la visione comune. Quante volte le aveva sentito fare un discorso del genere? Eppure ogni volta sembrava la prima, e ogni volta alzava scherzosamente gli occhi al cielo e le diceva di portargli una birra. Lei, allora, spalancava gli occhi e si allontanava, facendo la indignata, e per qualche tempo stava in silenzio, senza nemmeno rispondere alle sue domande o alle sue provocazioni. Allora, lui si alzava, andava in cucina, e le portava una birra, abbinandoci quello sguardo da cerbiatto che le faceva alzare gli occhi al cielo e quel viso da cane bastonato che le impediva di continuare con il suo gioco del silenzio. Non era normale che lui la conoscesse così bene, che dopo solo due mesi di relazione già potesse facilmente descrivere qualsiasi espressione che si disegnava elegantemente sul suo viso. E ancora meno normale fosse che, di lei, conoscesse tutto tranne le cose più semplici e banali: il suo colore preferito, ad esempio, il suo piatto preferito, la canzone che ascoltava prima di un esame e, in generale, tutte le cose che, per conoscere, bastava aprire il suo profilo instagram. Quella era una delle cose che non aveva mai fatto veramente, o attentamente: in generale non gli interessavano poi così tanto i social media, li usava giusto per ricordare al mondo che fosse vivo, ma nulla di più.
Guardò il proprio telefono, appoggiato sul tavolino e, cercando di non fare rumore per attirare l'attenzione su di sé, lo prese in mano, sbloccandolo velocemente. Si sentiva un quindicenne a cercarla così, come se non la conoscesse, come se veramente, solo tra qualche ora, non sarebbe tornata a casa sua, non a dormire nel suo letto, ma dopo averci passato più di un mese, e lui voleva veramente vedere come fosse su instagram?
Lo chiuse, sospirando, e attirando lo sguardo della ragazza su di sé che, in silenzio, gli chiese se andasse tutto bene. Lui annuì.

«Pop corn?» le domandò, sentendosi quasi in imbarazzo nel restare lì e non sapendo nemmeno perché. Jessica annuì pigramente, per poi girarsi di nuovo verso la televisione.

«Dolci!» puntualizzò lei, quando il biondo aveva ormai varcato la soglia della cucina. Annuì, per poi rendersi conto che lei non poteva vederlo, e semplicemente estrarre dal frigo il burro e dalla credenza lo zucchero, il mais e il miele. Mentre mescolava i vari ingredienti per il caramello in un pentolino, pensò a quanto gli facessero schifo i pop corn dolci. In realtà non ne mangiava molti, gli capitava molto più spesso da piccolo o da adolescente quando andava al cinema con i suoi amici, e quando ci andava preferiva sempre di gran lunga quelli salati.
Versò il mais in un altro pentolino, dove poi posò il coperchio, e si appoggiò sospirando con la schiena al ripiano della cucina, sospirando.

Chissà cosa stava facendo Alessia in quel momento. Sicuramente non era distesa a guardare attentamente un film e sognando ad occhi aperti che la sua vita lo replicasse, né stava in piedi vicino a un fornello ad aspettare che i pop corn fossero pronti. Il telefono gli vibrò in tasca e la notifica di Gaia gli mostrò le faccine di Mami e Olivia che indicavano la sua pancia con un sorriso. Ci mise un attimo a capire cosa stesse a significare, poi sbarrò gli occhi e le sue dita inciamparono qualche volta prima di raggiungere la cornetta blu per chiamarla. Ci vollero solo un paio di squilli prima che lei rispondesse. Gli batteva forte il cuore, pensava che a un certo punto avrebbe rischiato addirittura di esplodergli nel petto.

complici, federico bernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora