7. cominciamo a capirci

1.9K 55 4
                                    

Sorrisi in lontananza al biondino che mi stava aspettando fuori dalla stazione, con le mani in tasca e la camicia sbottonata nei primi due bottoni. Sì, quello mi sembrava proprio il miglior modo per tenermi lontano Federico, farmi venire a prendere in stazione appena tornata da Firenze da lui e andare a cenare con lui.
Mossi ancora qualche passo prima di raggiungerlo e di lasciargli i soliti due baci sulle guance per salutarlo, mentre lui mise la sua mano sulla mia per prendere la valigia.

«Bentornata!» esclamò, sorridendo e sistemandosi gli occhiali da sole sul naso. Era già più abbronzato dell'ultima volta che l'avevo visto, segno che aveva fatto qualcosa all'aperto negli ultimi giorni e non si era segregato in casa come i primi tempi in cui era tornato.

«Grazie, sono contenta di aver finito almeno per questa sessione» sospirai, raggiungendo velocemente il lato del passeggero e aprendo la portiera, per poi lasciarmi cadere sul sedile della macchina e chiudere gli occhi. Erano solo le cinque, eppure io ero distrutta. Quella mattina avevo dato l'ultimo esame, avevo mangiato qualcosa e festeggiato con i miei amici più stretti, e poi ero subito saltata sul primo treno per Carrara, pregustando già l'odore di casa.

«Ti vedo provata» mi prese in giro facilmente lui, accomodandosi nel posto accanto al mio e mettendo in moto la macchina. Nei cinque giorni in cui ero stata via ci eravamo sentiti molto, e avevo appurato che Federico oltre che essere una gran bella presenza esteticamente era anche una persona con cui era facile parlare di qualsiasi cosa, inclusi il tempo e la politica, così non avevo nemmeno pensato di dirgli di no quando mi aveva chiesto se avevo piacere che mi venisse a prendere in stazione quando arrivavo.

«Non ridere, Bernardeschi, potrei far saltare la cena di stasera in un batter d'occhio» aprii un occhio solo per vedere la sua reazione e, soddisfatta dalla sua espressione pentita, ridacchiai, tornando a chiuderli entrambi.

«Starò calmino allora» si arrese e il silenzio calò nell'abitacolo della macchina, tanto che sentì addirittura gli ingranaggi della macchina mentre Federico cambiava marcia.

«Ecco, cominciamo già a capirci, non l'avrei mai detto» commentai, sistemandomi meglio sul sedile e cercando di stendere le gambe il più possibile. Aprii gli occhi e gli rivolsi uno sguardo sfuggente, mentre lui era completamente concentrato sulla strada e guidava con un'espressione sicura in volto.

«Non so perché non siamo diventati amici prima, a scuola» disse lui, con un tono sereno e in viso un'espressione spensierata. Distolsi lo sguardo dalla sua figura, concentrandomi sulla strada.

«Io lo so invece. Avevo trenta chili in più e un sedere troppo grande perché tu ti interessassi a me» cercai di dirlo con lo stesso tono che aveva adottato lui, ma mi sembrò di fallire miseramente. Quella era la verità: lui era sicuramente un ragazzo troppo bello per considerarmi e io troppo orgogliosa per farmi avanti e ricevere sicuramente un due di picche clamoroso.

«Che pessimista che sei! Non stiamo mica andando a cena insieme perché mi piace il tuo sedere» lui non si perse d'animo e rispose a tono, senza scomporsi di un millimetro nonostante sapesse che quella che avevo detto io era solo la verità.

«Non dire così che sembra che non ti piaccia» lo presi in giro e lui assunse una smorfia molto simile a quella che hanno i bambini quando i genitori gli chiedono se sono stati loro a prendere le caramelle che c'erano nella dispensa. Ridacchiai e guardai fuori, osservando le colline toscane muoversi troppo velocemente.

«Federico rallenta per favore» mi sistemai dritta sul sedile e strinsi la cintura con entrambe le mani, un riflesso che avevo sempre quando ero su una macchina che stava andando troppo velocemente.

«Non sto correndo, e poi questa è una strada di campagna, non c'è mai nessuno qui» si giustificò lui, scrollando le spalle e facendo finta di nulla. Non capiva, e io non volevo rivangare il passato.

complici, federico bernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora