54. bambina

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Federico si infilò la giacca pesante, osservando Alessia che si stava sistemano gli orecchini alle orecchie. Ogni volta ci stava tantissimo, anche a causa dei cinque o sei buchi che aveva. Tre sui lobi, il resto sparpagliati per la cartilagine, con anellini e brillantini vari. Ogni volta che si legava i capelli era una lotta, perché le si impigliavano sempre e doveva stare attenta a non farsi male. La ragazza si sistemò il maglioncino colorato che finiva giusto qualche centimetro sopra l'ombelico, poi si guardò allo specchio, giudicandosi impietosamente come ogni volta. Era, ed era sempre stata, il suo giudice più cattivo e severo ma, se in alcuni casi questo l'aveva fatta stare male, in altri le aveva permesso di eccellere in cose che gli altri nemmeno pensavano che riuscisse a fare. Si passò le mani sulle gambe, fasciate morbidamente da un paio di jeans chiari, poi si piegò sulle gambe per chiudere gli stivaletti neri. Si girò verso il biondo, che si guardava intorno in modo annoiato e teneva il telefono in una mano e le chiavi della macchina nell'altra. La castana aveva deciso che, visto che Stephan era appena tornato a casa sua a Savona e ci sarebbe rimasto giusto per due notti, e che la sua amica Jessica era terribilmente single e, nonostante non lo volesse ammettere, era chiaro quanto le mancassero le attenzioni di un uomo, era decisamente il caso di farli incontrare. Chiaramente Federico si era subito dichiarato contro quella cena, anche perché non aveva minimamente voglia di uscire la sera con quel freddo, soprattutto se dopo una lunga giornata di allenamenti, soprattutto se per andare a cena con Stephan.

«Guarda te cosa mi fai fare» sbuffò, alzandosi dal bracciolo del divano e osservandola da lontano mentre si infilava il proprio cappotto e prendeva la borsa. Lei afferrò il proprio telefono, controllando l'ultimo messaggio che le era arrivato proprio da Jessica, già in fibrillazione per quella cena a quattro. La rassicurò semplicemente e con poche parole, per poi infilare il telefono nella borsa e osservarlo, sorridendo quasi come se quella semplice frase l'avesse fatta addolcire. Si avvicinò a Federico e gli posò una mano sul viso, donandogli una carezza leggera sulle guance e sempre più divertita dal muso lungo che aveva.

«Che piagnone» commentò, facendo scendere la propria mano sul suo petto e fino al suo braccio, prendendogli la mano. Il biondo alzò gli occhi al cielo e le fece fare un giro su sé stessa. Adorava farlo, e sapeva che lei adorava allo stesso modo quel semplice gesto. In più, ogni volta alla fine gli regalava un sorriso mozzafiato, come se le avesse appena fatto il più bello dei regali, e quello gli bastava per rendere luminosa anche una giornata grigia come era stata quella. Si era svegliato presto, lei era già in piedi da almeno mezz'ora e si stava allenando prima di cominciare a studiare. Certo, svegliarsi e trovarla sudata mentre armeggiava con pesi leggeri, tappetini ed elastici non era sicuramente stato qualcosa di cui lui si sarebbe mai lamentato, ma alcune mattine aveva bisogno di svegliarsi lentamente e pigramente, godersi i baci leggeri che lei gli depositava sul viso pensando che stesse ancora dormendo, e poi mormorare un "buongiorno amore" con la voce ancora impastata, per sentirla ridere come solo lei sapeva fare. E quella era stata decisamente una di quelle mattine. Si erano salutati velocemente: lui rischiava di essere tardi e lei doveva scappare a farsi una doccia, così si erano scambiati un semplice e casto bacio a stampo. Gli allenamenti erano stati duri come sempre, in più c'era anche il fattore della realizzazione che lo buttava giù: si allenava e faceva fatica come gli altri, ma sembrava di non riuscire a trovare abbastanza spazio per sé, per riuscire a capire cosa fare delle proprie capacità e anche come gestirle rispetto al gruppo squadra.

«Se non finiscono per sposarsi, ti giuro...» alzò ancora una volta gli occhi al cielo mentre la ragazza scoppiava a ridere. Lei stessa odiava quel tipo di cene, Marco gliene aveva organizzate a centinaia quando era single, con la speranza di farle conoscere l'amore della propria vita, fallendo sempre. Il fatto era che, chiunque organizzasse cene del genere, aveva la presunzione di conoscere talmente bene le due persone che avrebbero dovuto formare un'accoppiata da essere convinti che insieme sarebbero stati una favola, o almeno lei aveva sempre pensato così, e quindi quando si presentava -cioè quando non inventava una stupida scusa per andare da qualche altra parte e divertirsi per davvero- passava una serata terribile, a fare commenti taglienti e considerazioni cattive sotto lo sguardo infastidito del suo amico. Quella sera non era così. Non voleva far incontrare Jessica e Stephan perché pensava che potessero stare bene insieme, anzi, forse tra di loro non sarebbe mai successo nulla, ma entrambi sembravano avere una disperata necessità di essere voluti e sicuramente il fattore fisico avrebbe aiutato parecchio. Lui era bello, lei anche, magari al massimo si sarebbero volentieri sfogati insieme, e poi chissà.

complici, federico bernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora