Capitolo 4

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"Condividiamo spesso il nostro mondo interiore, con la pretesa che una massa di analfabeti sappia leggerlo"
J.W.Ghoete

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Lo vedo girarsi, con quella postura così grande, quei movimenti sicuri...
Mi fissa intensamente, passando gli occhi su tutto il mio corpo.
Sembra volermi spogliare l'anima, leggermi nella mente, ma io mantengo lo sguardo fermo, per dimostragli che non ho minimamente paura di lui e non sono intimidita.

Noto che ha questo comportamento violento, quasi scostante, come se al contempo volesse attenzioni,
non mi è sfuggito...
Vuole stuzzicarmi, infastidì, per ottenere una reazione, ma non ho intenzione di farlo, perché gliela darei vinta.
È quello che vuole, d'altronde...

Faccio dei passi indietro, ignorando i suoi occhi e puntando i miei altrove.
Sento dei brividi, ma li ignoro, arrivando al fianco di Kevin.

Cominciamo a concentrarci sul lavoro, continuando quello che stavamo facendo prima.
Mentirei dicendo che non sono sotto pressione...
Brandon cammina non troppo lontano, ma con passo lento, girandomi intorno, come se cercasse inutilmente di attirare ancora la mia attenzione.
Sembra così sicuro di se stesso e mi da parecchio i nervi.
Punto gli occhi su Kevin e noto che al contrario mio, lui, sembra essersi come dimenticato della presenza dell'uomo antipatico alle nostre spalle.
Non so cosa stia pensando, ma cercherò di imitarlo.

Quando finalmente Brandon rallenta il passo, capisco che non ha più intenzione di rimanere qui a fissarci.
Appena lo sento allontanarsi lungo il corridoio faccio un sospiro di sollievo, mi sento come tranquillizzata.

-Cazzo siamo vivi per un pelo...- ridacchiò anche se sono ancora un po' scossa.
Kevin, però, non sembra in vena di ridere.
-Non devi mai rispondere a tono con loro...- mi guarda, leggo preoccupazione nei suoi occhi.
-Mai-

Alzo un sopracciglio, confusa.
-Il massimo che poteva fare Brandon era dire al dirigente che non stavamo lavorando...- sorrido, alzando le spalle.
-E sarebbe veramente infantile da parte sua- aggiungo.
Ma Kevin scuote la testa.
-Pensi seriamente che non sarebbe in grado di fare di peggio?-

Sorrido e lo guardo, pensando ad una battuta, ma quando capisco che è serio torno a lavorare, decisa a non aprir più bocca sull'argomento "Brandon Evans"

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Chiudo la porta a chiave e mi sdraio sul letto, ancora sudata e probabilmente sporca di olio.
Mi piace molto la camera, sopratutto il letto.
Il materasso sembra essere fatto apposta per una persona che si è spaccata la schiena tutto il giorno a lavoro.
La mia voglia di alzarmi piano piano sparisce, per un attimo sono pure tentata di addormentarmi.

Dovrei farmi una doccia...
È il mio subconscio a ricordarlo...
Ma sono davvero troppo stanca per alzarmi.

Ripenso alla giornata di oggi, come scusa per non muovermi.
Sono contenta di aver conosciuto Kevin, mi sembra una brava persona ed un ragazzo molto simpatico;
Fa battute, sa essere divertente, ma quando dobbiamo fare i seri e concentrarci riesce a nascondere il suo lato spensierato e ad atteggiarsi da professionista.

Poi mi torna in mente Brandon...
Lui no che non è simpatico.

Dovrei provare odio nei suoi confronti, a causa del comportamento sfrontato, ma penso, invece, di compatirlo.
Una persona così violenta di solito odia essere mancata di rispetto.
Ed io sono esattamente ciò che odiano le persone che vogliono rispetto.
Ho un carattere socievole, la maggior parte delle volte, e non riesco a trattenermi dal dire quello che penso realmente.
Brandon, però, deve anche capire che non ha il comando di tutti su tutto.

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