Capitolo 49 (parte 1)

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"Il soffrire passa.
L'aver sofferto non passa mai"
F.Dostoevsskij

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(ATTENZIONE‼️QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE ESPLICITE DI VIOLENZA VERBALE E FISICA,
ED È SCRITTO DAL PUNTO DI VISTA DEL PROTAGONISTA MASCHILE.)

Il capitolo sarà diviso in due parti.

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Brandon

Orfanotrofio di Brooklyn.
18 anni fa.

-Brandon! Brandon svegliati!- Marcus mi tira degli spintoni, costringendomi ad aprire gli occhi.
-Cosa c'è?- chiedo alzandomi dal letto e mettendomi lentamente seduto.
Saranno le sei di mattina e giustamente ho ancora voglia di dormire...
-Oggi ci saranno le visite! Magari è la volta buona...- mi sorride.

Entrambi è da molto tempo che stiamo aspettando di essere adottati.

Ormai ho dieci anni, ma non mi arrendo,
Posso ancora avere una famiglia.

Devo avere una famiglia.

Mi alzo dal letto infilandomi i vestiti portati dalla signora Meredith la sera prima mentre Marcus fa lo stesso.

Ogni giorno in questo posto spero di andarmene il prossimo.

Ma sembra come se fossi obbligato a rimanere qui;
Ogni volta che una famiglia viene a farci visita non sembra avere la minima intenzione di adottare me.
Mi chiedo il perchè, ho molti amici, sono educato e la signora Meredith mi ripete sempre che sono molto intelligente per la mia età.

-Spero che arrivi una famiglia straniera!- continua a parlare Marcus infischiandosene degli altri ragazzi che stanno ancora dormendo.
-Perché?- chiedo.
-Ho sempre voluto imparare una nuova lingua...sarebbe fantastico studiare all'estero...- mormora con un sorriso a trentadue denti fantasticando su una nuova vita fuori da questo posto.

Lui è due anni più piccolo di me ed è molto basso.
I capelli sono biondi e sparsi sul suo viso pallido che mette in evidenza i grandi occhi blu.
Di solito fa sempre colpo sulla gente che entra qui dentro ma nessuno si è mai deciso a portarlo a casa.

-Io spero solamente che siano brave persone...- mormoro aggiustandomi la giacca.

Noi due ci prepariamo sempre di mattina presto,
in modo da essere i primi a essere pronti per conoscere le nuove persone.

Prendo il disegno che ho fatto sulla scrivania.
Ho disegnato un leone questa volta.
la signora Meredith dice che è bellissimo, che mi rappresenta, perché anche io sono forte.

-Dai andiamo a fare colazione...- borbotta Marcus e lo seguo a ruota.

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Scendiamo in fretta le scale.
Questo posto ha le pareti quasi tutte rovinate,
vari disegni in penna sono sparsi qua e là.
Spalanchiamo il portone della cucina e ci dirigiamo alla mensa.

-Buongiorno ragazzi...- la signora Meredith ci fa un sorriso radioso.

È una donna anziana, bassa e paffutella.
Ha un bellissimo sorriso che crea dipendenza e i suoi grandi occhi scuri sembrano esprimere vero e proprio amore nei nostri confronti.

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