Capitolo 30

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"Amare è cosi breve,
E dimenticare cosi lungo"
P.Neruda

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-Quindi verrai a trovarmi?- mormoro sorridendo al telefono con mio padre.
La sua risata mi scalda il cuore
-Certo Natalie, il prossimo sabato- mi promette.
E il mio sorriso si allarga ancora di più.
-Perfetto!- urlo -Preparati a vedere centimetro per centimetro questa base...-
-Mi preparo, mi preparo...- dice con tono solenne e so che sta sorridendo anche lui.
Rimane in silenzio per innumerevoli minuti, sento che sospira, tossisce leggermente e dopo, finalmente parla.
-Questa settimana eri strana Natalie, la tua voce...quasi triste direi, è successo qualcosa?- mi domanda infatti con tono preoccupato.

Ed io penso a cosa diavolo dirgli.

L'intera settimana è stata stancante principalmente per il lavoro, ma devo ammettere che essere totalmente ignorata da Brandon mi sta facendo venire il mal di testa.
So che me lo merito, ho violato la sua privacy, sono stata irresponsabile e sicuramente mi odia...

Ma un "ciao" ogni tanto, non chiedo molto...

-Mhh.. il lavoro, sai com'è- butto brevemente.
-Natalie il lavoro deve essere un piacere lo sai vero che non sei obbligata...-
Giro gli occhi -No papà sono solo stanca- dico -Il lavoro mi piace tantissimo- ammetto
-È solo che...- mi alzo iniziando a camminare per la stanza.
-Sai quel sentimento che provi quando ti senti in colpa ma non riesci a chiedere scusa?- mormoro cambiando argomento.
-Cosa hai combinato?- mi chiede subito infatti lui
-Nonono...nulla!- mi affretto a dire -Una litigata con...un amico-

"""Amico"""

Lo sento sospirare pesantemente, non è la prima volta che mi sente chiedergli questo genere di consigli, ma d'altronde è mio padre.
-Se hai fatto qualcosa che ha ferito i sentimenti di qualcuno, Natalie...- mi dice -Devi rimediare-

Certo, rimediare.
Peccato che la persona a cui dovrò chiedere scusa è Brandon Evans.

Mentre mi mordo le unghie ripenso alla sua espressione dopo la scoperta della mia irruzione in camera sua.
E so di aver sbagliato, so che è stata mancanza di privacy e che probabilmente mi potrebbero anche cacciare.
Per non parlare del fatto che l'ho "accusato" di avere un'intensa cotta per me.

Dai ragazzi, ma come si fa...

-Dici?- parlo a bassa voce
-Dico- conferma mio padre, mio malgrado.
-Va bene, anche se quella persona non se lo merita per niente...-
Mio padre ride, una risata lieve, accompagnata purtroppo da un brutto colpo di tosse
-Molte persone non si meritano tante cose, Natalie, ma è così che funziona il mondo-

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-Sono amareggiata...sono veramente amareggiata- mormora Milly osservando con ostilità la piccola porzione di purè nel suo piatto -Così poco ne danno? Lo sanno che dobbiamo crescere?- prende la forchetta e inizia a mangiare con continue lamentele.

I miei pensieri sono occupati dall'uomo seduto al tavolo poco distante.
Parla tranquillo, con le spalle larghe perfettamente immobili e lo sguardo fisso sulle altre persone sedute vicino a lui.
Ogni tanto sorride, scuote la testa, stringe le mani...conosco a memoria qualsiasi gesto, azione che probabilmente svolge anche involontariamente.

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