Capitolo 29

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"Sono stordito dal niente che mi circonda"
G.Leopardi

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Non penso di aver mai avuto più paura in vita mia.
Capisco di essere nei guai e il rumore della porta chiusa non fa che dar ragione ai miei pensieri.
Brandon si avvicina lentamente al comodino, si inginocchia analizzando il cassetto sporco leggermente di sangue, del mio sangue, e probabilmente sta facendo due più due.

Passa lentamente il dito nel punto esatto in cui io mi sono fatta male e ho un brivido a vedere le sue spalle irrigidirsi.
La mia mano è sempre più vicina alla maniglia della porta e sento di potermene andare,
ma non risolverei nulla...

Ho i pensieri divisi a metà tra il rimanere e lo scappare il più lontano possibile.

Brandon sospira e si alza, senza ancora girarsi, cosi decido di avvicinarmi, lentamente

-Posso...- mormoro -Posso spiegarle- dico fissando la sua schiena.
Lui finalmente si gira, uno sguardo carico di rimprovero e rabbia mi ipnotizza ed è come se non riuscissi più a fare un solo passo, a dire una qualsiasi cosa...

Rimane in silenzio, e continuo a parlare, con una sicurezza che sicuramente non mi appartiene.
-Ho visto i documenti, con la mia foto, ho sentito che qualcosa non andava e sono entrata in camera sua...- ammetto guardandolo storto -Ho sbagliato, ma qui è lei che adesso deve spiegarmi-

Brandon si siede sul letto, stringendo con forza le mani e puntando le sue iridi scure nelle mie chiare.
Sento che non è più il Brandon sicuro, strafottente di poco fa, ma un uomo che cerca una qualsiasi giustificazione.
Ma come puoi giustificarti?

Mi allontano, andando a sbattere contro la porta senza distogliere lo sguardo, che adesso con tono sfidante lo sta osservando da lontano.

Brandon scuote la testa, e subito dopo passa con voga la mano sulla fronte, fissando il pavimento.
Non sa che dire, cosa fare...
Probabilmente il suo autocontrollo sta andando a farsi fottere, la sua sicurezza a quel paese.

-Le ho fatto una domanda...- parlo chiaro ma con voce tremante.
Lui ripunta gli occhi nei miei -Sono cose da lavoro ragazzina, non ti riguardano- dice con freddezza
-Non mi riguardano?- mi avvicino alzando un sopracciglio e rivolgendomi a lui come se fosse scemo -Sa vero che quel dannato fascicolo è pieno di mie foto!- dico alzando la voce

-Abbassa la voce!- controbatte infatti lui alzandosi e subito dopo assicurandosi che la porta sia ben chiusa.
-No!- continua a parlare a voce alta -Perché cavolo l'ha fatto?- continuo con lo stesso tono

Lui si appoggia alla porta e capisco che senza accorgercene abbiamo cambiato entrambi posizione.
Stiamo girando attorno, lentamente, come una preda ed il suo predatore,
poco prima dell'attacco...

-Non è quello che pensi...- dice lui praticamente ringhiandomi contro -Non è una questione personale...- ormai le sue nocche stanno diventando bianche da quanto le sta stringendo -È per lavoro Natalie, per il cazzo di lavoro- continua con le sue bugie e mi viene quasi da ridere.

Perché non ammetti che è una questione personale, Brandon?

-Non ti credo- sputo quelle parole con rabbia -Menti addirittura a te stesso...- scuoto la testa guardandolo con sufficienza -Non sei poi così forte come pensi- mormoro e vedo che lui assume un aria totalmente diversa dopo le mie parole,
Quasi come fosse ferito.

-È perché l'avrei fatto allora?- parla a voce bassa, rauca.

Io sospiro indecisa sul farmi avanti o meno.

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