Capitolo 36

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"Chiedere può essere la vergogna di un minuto, ma non chiedere può essere il rimpianto di una vita"
P.Neruda

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Sono a pochi passi dalla segreteria.
Sento molti occhi puntati addosso.
Max mi prende per un braccio -Natalie...andiamo-

Scuoto la testa e quando mi giro, vedo il ragazzo di prima che ha gli occhi puntati sul mio amico.
So che si ricorda di lui,
non puoi dimenticarti di chi hai pestato a sangue.

Mi avvicino fino ad arrivare a pochi centimetri dalla sua faccia.
Lo osservo attentamente e noto che non si trova più a suo agio come poco prima.
-Tu saresti?- mi chiede, ha un tono di voce duro ma riesco a percepire l'incertezza.

-Natalie Flores...- scandisco bene lettera per lettera.
-Non ti conosco...-
-Meglio per te-

Alcuni dei suoi amici ridono, mentre lui passa velocemente gli occhi da me a Max.
-Ti serve qualcosa?- continua con tono incerto.
-Si- rispondo prontamente -Che tu chieda scusa al mio amico-

Vedo molto ragazzi guardarsi tra loro e capisco che sono tutti coscienti di ciò che è successo una volta.
Spero che almeno abbiate la decenza di chiedere scusa.

Il moro alza un sopracciglio sorridendo, ma riesco a leggere il suo disagio -Per?- domanda infatti
Io mi avvicino -Perché sei un codardo-

Improvvisamente, però, mi sento piccola.
Da qualsiasi lato mi giro vedo solamente ragazzi enormi che mi circondano e l'unico punto di conforto è il mio amico dai capelli blu.
Non mi piace avere troppa gente intorno, soprattutto se sono nel pieno di una discussione.

Cerco con lo sguardo Brandon ma non lo vedo, cosi come il dirigente.
E una leggera ansia si fa carico dentro di me.

Decido di darmi forza e continuare ciò che ho iniziato.
-Hai intenzione di farlo o non hai le palle?- domando vedendo che rimane immobile.

-Tu...stupida ragazzina...- si avvicina immediatamente con tono accusatorio ma Max mi circonda con un braccio.
Un ragazzo a me sconosciuto si intromette.
-Dai Micheal, lascia perdere...-

-No che non lascio perdere!- continua lui ignorando completamente il mio amico e guardandomi negli occhi.

Sta pregando che io rimanga zitta, che non dica la verità.
È da un lato ha ragione, non mi permetterei mai di sputtanarlo davanti a tutti, consapevole del fatto che nei militari sono mal visti gli omosessuali.

-Dov'è la mammina? Non dovrebbe controllarti?-
Borbotta con cattiveria facendo ridere alcuni dei suoi amici.

Mamma.

Sospiro,
dov'è la mamma?
Questa frase, l'avevo gia sentita...

I ricordi improvvisamente si fanno sempre più concreti...

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Avevo circa sette anni, ero in seconda elementare.

-Va bene bambini, lasciatemi pure i disegni sulla cattedra...-
la maestra con un sorriso snervante ci guardava in attesa della consegna dei nostri lavori.
Il compito era: Disegna la tua famiglia.
Guardavo il mio sorridendo, ritraeva me e papà con un bellissimo arcobaleno dietro.

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