Capitolo 33

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"Grandi spiriti hanno sempre incontrato violenta opposizione da menti mediocri"
A.Einstein

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Mi guardo per un ultima volta allo specchio.
I capelli lisci, ormai forse troppo lunghi, cadono dolcemente sulle mie spalle.
Passo le mani sui jeans scuri che sto indossando abbinati ad una semplice maglietta bianca e converse.
Cerco di non esagerare con le parolacce quando mi sporco per la trentesima volta con il mascara.
Sospiro ed esco dalla porta.

Oggi finalmente mio padre verrà a trovarmi, ho aspettato questo giorno forse da troppo.
Mi manca stare e parlare con lui, probabilmente è l'unico che mi capisce davvero.

Guardo lungo il corridoio cercando con lo sguardo Brandon, ma ormai è da un paio di giorni che continua ad ignorarmi.
Pensavo che dopo essere stati in infermeria insieme, magari avremmo potuto chiarirci e guardare una volta per tutte i nostri sentimenti in modo esplicito...senza maschere.
Ma più passa il tempo, più mi sembra ovvio che un uomo del genere di sentimenti non ne avrà mai sentito parlare.

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La colazione è tranquilla.
Ma ogni domenica lo è,
probabilmente dipende dal fatto che abbiamo il resto della giornata libera.
Milly si versa un po' di latte nel bicchiere mentre Max sta spargendo un po' di marmellata sul pane.
-Allora oggi conosceremo tuo padre di persona?- la voce di Kevin, al mio fianco, mi ricorda che fortunatamente ha ragione e quasi ignoro Brandon poco lontano, che sta parlando con dei suoi colleghi.
Sembra cosi ignaro, come se non esistessi.
-Si...- mormoro a bassa voce guardando il mio amico nelle grandi iridi scure facendo un leggero sorriso.
-Bene, come sta?- chiede Max ed è come una pugnalata al cuore.

Ho raccontato loro della sua malattia e del fatto che spesso non si sente bene, ma gli ho rassicurati dicendo che comunque sta seguendo una cura.
La realtà è che neanche io so realmente come sta.
Lui dice sempre "sto bene" ma quella frase di giusto, ha poco.
Oggi finalmente vedendolo di persona potrò guardarlo negli occhi e sapere la verità.

-Sta migliorando...- mormoro con un mezzo sorriso sperando e pregando che le mie parole si basino sul vero.
Il resto della conversazione prosegue piuttosto tranquilla e rimango a fissare il tavolo per tutto il tempo.

Quando uno sguardo, deciso, si punta addosso a me e non posso fare a meno di voltarmi.

Brandon Evans, con le braccia incrociate appoggiate sul tavolo, mi sta fissando ardentemente e sento letteralmente fuoco farsi largo nel mio corpo.
Lo guardo per un attimo, ma distolgo subito lo sguardo, perché non merita attenzioni, una persona del genere.

Non mi sono mai piaciute le vie di mezzo,
o mi vuoi Brandon, o non mi vuoi.
Io sono certa che l'opzione giusta sia la prima, ma se tu non hai le idee certe, allora smettila di giocare.

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-Che ore ha detto?- mormora Philips seduto accanto a me sugli scalini dell'entrata
-Le quattro e mezzo...- dico posando lo sguardo in tutte le direzioni, sperando di vedere mio padre.
Philips storce il naso -La puntualità non è il punto di forza della vostra famiglia, a quanto pare- mormora frustato ricevendo un occhiataccia da me.

Si esatto, Philips e mio padre sono amici.
Si conoscono da molto, mio padre si fida di lui e sente che comunque è una brava persona.
Tutte le volte che lo dice, resisto all'impulso di ridergli in faccia.

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