Capitolo 60

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"Tutto passa.
Ma non certe emozioni.
Non certi sogni.
Non certe intese.
Tornano.
Bussano.
Insistono.
Resistono.
A tutto.
Anche alla ragione"
A.D.Pascalis

Sono tornata,
vi sono mancata? :))

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Passare il Natale in ospedale non era di certo il mio obbiettivo.
Avere addosso un mix di ansia paura e incertezze mi sta lentamente distruggendo, lasciandomi spiazzata.
Cerco di tenere gli occhi aperti, rivolti verso il grande orologio sulla parete dinanzi a me.
È tutto stato così...inaspettato.

Abbiamo immediatamente portato mio padre all'ospedale, anche se non ricordo nei minimi dettagli cosa sia successo.
Da quello che mi ha detto Brandon stavo per avere un attacco di panico e mi hanno dovuta calmare.
Ma io non ricordo...
So solo che mio padre è tutto ciò che mi è rimasto, non posso perderlo, e vederlo in quelle condizioni...mi ha spezzato il cuore.

-Ti ho portato un caffè...- la voce di Brandon mi risveglia dalla marea di pensieri.
Punto gli occhi su di lui, illuminato dalle forti luci LED dell'ospedale.
Ha un'aria stanca, e un cattivo umore esattamente come il mio.
Non so da quante ore ci troviamo qui dentro, ma quando mi alzo dalla dura sedia su cui ero seduta, sento un forte crampo alla caviglia.
Probabilmente sono rimasta seduta troppo a lungo e ho bisogno di sgranchirmi le gambe.

Poco fa avevo insistito con gli infermieri per farmi entrare, ma loro hanno ripetuto che per il momento non era possibile.
Volevo urlare, correre e andare da mio padre, ma sono dovuta rimanere in silenzio, per non peggiorare quella dannata situazione in cui adesso mi trovo.

Perché?
Perché non poteva essere un bel Natale felice come tutti gli altri?

Sento Brandon sedersi e sospirare accanto a me.
Il suo corpo mi trasmette calore, e al momento ne ho veramente bisogno.
-Andrà bene, Natalie...- dice solo, con tono sicuro.
Ciò non basta però, a rassicurarmi.
Cosa ne sa lui?

Continuo a battere i piedi in terra passando gli occhi freneticamente in tutto l'ambiente circostante.
Vorrei sparire, in questo momento.

-Calmati...- Brandon appoggia con forza una mano sulla mia coscia, fermando il mio piede dal battere la centesima volta sul pavimento di marmo.
Lo guardo negli occhi e vedo che mi sta analizzando.
Probabilmente non è abituato a vedermi in queste condizioni, e sento che anche lui sta soffrendo per me.
-Come faccio a calmarmi? Mio padre è in una cazzo di sala operatoria...- mormoro chiudendo gli occhi, perché non riuscirei ancora a reggere il suo sguardo attento.

Non siamo i soli, qui dentro, c'è praticamente tutta la gente che si trovava a casa di mia nonna.

La famiglia Flores ha invaso l'ospedale...e non penso che i medici ne siano contenti.

Mia nonna si trova in segreteria, a parlare con qualche infermiere, che probabilmente non la starà neanche ascoltando.
Ciò mi fa rabbia, molta rabbia.

-Ti ho detto che andrà bene- ripete il mio ragazzo.
-E come lo sai tu Brandon?- sbotto allontanandomi.
-Come sai che starà bene?- dico alzando il tono di voce.
Non voglio prendermela con lui, ma non è il momento per le false rassicurazioni.
Ho bisogno di fatti.

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