Capitolo 58

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Il meglio della vita
lo si passa a dire
"è troppo presto",
poi
"è troppo tardi"
G.Flaubert

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Non mi sono mai sentita più stupida in vita mia.
Mentre cammino, mano nella mano con Brandon, in questa piccola città, mi ricordo di una cosa.
Una cosa dannatamente importante.
Cosa gli regalerò per Natale?

Ormai manca sempre meno...e ammetto che visti i problemi degli ultimi giorni me ne sono completamente dimenticata.
Lo guardo di sottecchi, dal basso.
È sempre bellissimo.
Ha le guance rosse e capisco che probabilmente anche lui deve avere freddo.
Mi stringo nel giacchetto, sto gelando.

-Tutto okay?- mi chiede Brandon.
Capisce subito quando qualcosa non va...
Annuisco, e lui mi stringe più forte, premendo le dita sul mio fianco.

Mio padre cammina poco avanti, con tre o quattro buste in mano.
Ci siamo fermati in almeno dieci negozi perché sente il bisogno di preparare i regali per tutti.
È facile per lui, la mia famiglia va pazza, oltre che per il cibo, per i libri.
Quindi mio padre ha dovuto solamente capire il genere e lo scrittore preferito di alcuni, per far incartare quello giusto.

Vorrei poter trovare con la stessa facilità anche il regalo per il mio ragazzo.
Ma lui non è comune e non ho idee.
Non è un tipo da accessori, non indossa ne bracciali ne anelli, solo la semplice collana militare con placche in argento.

Sospiro.
Fidanzata peggiore non poteva trovarla...

-Natalie...entriamo qui...- dice mio padre indicando un bar dall'aria familiare.
Ci andavamo spesso, noi due, in inverno.
Fanno delle ottime cioccolate calde.

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Varcata la porta, un'ondata di caldo mi circonda, e sospiro di sollievo.
Ci sediamo ad un tavolo abbastanza lontano, isolato dagli altri.
Mi levo la giacca, preparandomi mentalmente per gustare la cioccolata calda.

-È proprio come un tempo...- commento sorridendo e noto che Brandon mi sta fissando.
Lo fa sempre...ormai lo conosco.
-Si non è cambiato nulla...ogni tanto ci passo- risponde mio padre, seduto davanti a me.
Guardandolo bene però, ha un'aria strana.
È più pallido del solito, e gli occhi mi sembrano un po' rossi.

-Buongiorno, prego ditemi pure...- il cameriere arriva, e i miei pensieri se ne vanno, per un attimo.
-Cioccolata calda...- rispondo subito, sorridendo per cortesia al giovane ragazzo, e noto che ricambia.
Avrà più o meno la mia età.
Sento Brandon irrigidirsi.

-Io un bicchiere d'acqua e una birra...-
dice mio padre, spostando lo sguardo sul mio ragazzo.
-Anche tu, Brandon?- chiede.
-Si- risponde lui, in tono neutro continuando a tenere gli occhi sul povero cameriere.

Quando si allontana mi avvicino.
-Cosa c'è?- domando anche se so benissimo che si tratta della sua gelosia insensata.
Questo tipo, al contrario di Jack, è solo cordiale.
Poi è il suo lavoro.
-Niente...- dice lui, in modo tranquillo, appoggiandomi un braccio lungo la schiena.
Gli stringo la mano.

Sospiro, spostando lo sguardo davanti a noi e noto che il bicchiere d'acqua che ha ordinato mio padre, è necessario, perché deve prendere le sue pasticche.
Ne preleva tre, dalla scatolina, e le ingoia tutte in un colpo, bevendone poi un lungo sorso.
Ha una faccia strana, scommetto che non devono avere per niente un buon sapore.

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