Capitolo 9 - Equivoci

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Il mese che seguì al loro rientro fu incredibilmente impegnativo.
Helen trascorreva i giorni tra le lezioni e i compiti da svolgere, tra le aule e la biblioteca.
Madama Hooch le aveva proposto di prendere parte ai provini di Quidditch per il ruolo di cacciatrice, rimasto vacante dopo l'infortunio dell'ormai ex-giocatore David Anderson.
«Hai talento signorina Clark, dovresti provare» le aveva detto.
Tuttavia Helen aveva preferito declinare l'invito, in quanto già impegnata nel club di musica, il quale, d'altronde, nell'ultimo periodo, le stava sottraendo tantissimo tempo.
Riuscire a conciliare tutte le attività la stava facendo impazzire, anche perché questo le impediva di passare il tempo, che avrebbe voluto, in compagnia dei suoi amici, sebbene questi fossero altrettanto indaffarati.
Ormai i loro incontri si erano limitati ai soli giorni del fine settimana.
Sebbene il club di musica fosse divenuto l'ennesimo impegno, lei non ci avrebbe rinunciato mai.
Helen era davvero intonata, Adeline le diceva che, quando accompagnava la voce al pianoforte, sembrasse di ascoltare un usignolo. Si emozionava al punto tale da commuoversi.
Suo padre diceva che questo fosse un altro talento ereditato da sua madre e che lui, tra le tante cose, si fosse innamorato proprio della sua bellissima voce.
Lei gliela ricordava in tutto, ed Helen non poteva far altro che andarne fiera.

Febbraio arrivó più velocemente di quanto si aspettasse e di lì a poco sarebbe stato San Valentino, uno dei giorni che più odiava.
Non sapeva esattamente perché non sopportasse il famigerato giorno dell'amore, forse per l'ipocrisia che regnava sovrana in quella data.
Helen era fermamente convinta che non fosse necessario un determinato giorno per esprimere il proprio amore nei confronti di qualcuno.
Ogni giorno sarebbe potuto essere quello ideale, quello giusto, bisognava solamente trovare il coraggio di farlo, era semplicemente necessario credere in ció che si provava, nei propri sentimenti.

San Valentino arrivò, portando con sé lettere d'amore, appuntamenti, dichiarazioni e tutta quell'atmosfera rosea e sdolcinata.
"Che esagerazione."
Lo diceva ogni anno e, come da rituale, Helen aveva scelto di trascorre la maggior parte di quella giornata in biblioteca. Quasi come se avesse voluto nascondersi dalle canzoncine intonate da Peeves e dai cioccolatini che volavano a destra e a manca.
Amava quel posto: lí poteva godere di un silenzio rilassante, perfetto nel momento in cui era necessaria un po' di concentrazione.
Il professor Piton aveva assegnato loro una relazione in cui bisognava elencare e spiegare dettagliatamente tutti gli effetti indesiderati che una certa pozione, da lui attribuita, poteva causare.
A lei era capitato il Distillato di confusione.
Trovó ció che le serviva, poi si mise a sedere ad un tavolo piuttosto tranquillo.
O almeno cosí credeva, perchè dopo appena cinque minuti si accomodarono proprio di fianco a lei, i maghi meno quieti che Helen conoscesse.
«Ciao Helen, come stai?»
I gemelli Weasley si posizionarono ai suoi lati, spezzando quel meraviglioso silenzio che fino a poco prima vigeva.
«Che ci fate qui?» chiese lei immediatamente, cercando di parlare a voce più bassa possibile.
Quei due non venivano mai in biblioteca, ergo avevano qualche strana idea che frullava nelle loro (troppo) vivaci menti.
«Oh Helen anche a noi va tutto bene, come sei gentile a chiederlo.» disse Fred in tono visibilmente scherzoso.
«Abbassate quella voce» li rimproveró lei.
«Mica stiamo urlando? Ti risulta che stiamo urlando, Freddie?» controbattè George, alzando a più non posso il tono della voce.
«SHHHHHHHH»
Madame Pince li fulminó con lo guardo, stavano facendo troppa confusione.
«Oh che stai studiando?»
George afferró il libro che Helen stava consultato poco prima e inizió a sfogliarlo.
«Mmmh pozioni.» lesse, fingendo interesse.
«SI, sto studiando.» rispose lei leggermente infastidita.
«SHHHHHHH
Doveva aver urlato troppo.
«Ridammelo.»
«Solo se prometti di accettare la nostra proposta» continuó lui.
«Dammi il libro Cha-», si rese conto di ció che stava per pronunciare. «...George!»
Quando ebbe aggiustato il tiro, ebbe l'impressione che fosse troppo tardi.
George la fissó per qualche secondo, restituendole il libro poco dopo.
Dannazione, ma come aveva fatto a sbagliare nome.
«Chi è Cha?» le chiese subito Fred. «Forse intendi Cho Chang? Quella ragazza corvonero
I due gemelli si guardarono con fare interrogativo.
«Mica ti piacciono le ragazze, Helen?» domandó George.
«Sarebbe un bel problema, allora» proseguí Fred.
«Cosa?! No!»
Forse aveva alzato un po' troppo la voce, perchè vide Madame Pince rivolgerle uno sguardo decisamente indignato.
«Menomale.» asserirono poco dopo i due sollevati.
«Posso capire cosa siete venuti a fare?»
Helen si stava leggermente irritando.
«Te lo diremo, ad una condizione: dobbiamo sapere chi è Cha.» inizió Fred.
«Ne vale il successo della nostra missione, capisci?» terminó poi George.
Helen ora li guardava interdetta.
«Ma che missione? Ma che state blaterando?»
I gemelli si scambiarono, nuovamente, sguardi d'intesa.
Poi George alzó gli occhi al cielo, portandosi una mano sotto al mento.
«Mh...Cha potrebbe essere Charlie!»
S'illuminó, come se avesse appena pescato la carta vincente.
Si voltarono contemporaneamente nella sua direzione.
«Nel corso della mia vita ho conosciuto solo due Charlie» inizió Fred «uno è Weasley, l'altro è Piggys.»
E ora?
Che cosa doveva dire?
E poi chi Salazar era Charlie Piggys?
«Helen, non ti facevo tipa da...uomo un po'...» cominció Fred.
«Beh, sai: un po' in carne, occhialoni, appassionato di scacchi...» proseguì George.
«Ma di chi state parlando?»
Helen ora era visibilmente confusa.
«Di Charlie Piggys!» esclamarono all'unisono.
«Ma chi è Charlie Piggys?!?» domandó lei, esasperata.
Emisero un altro sospiro di sollievo.
«Menomale che non è Charlie Piggys.» dissero poi.
Helen voleva ribadire qualcosa, ma non sapeva esattamente cosa.
Avrebbe voluto porre fine a quel teatrino e continuare a studiare, ma si rese conto che non era nei piani dei due ragazzi, infatti li vide rivolgersi uno sguardo particolarmente complice.
Si sporsero entrambi nella sua direzione, osservandole per un attimo la schiena, come se fossero in cerca di qualcosa.
«Beh, non hai ali, ne' coda.» constató Fred.
«E non crediamo tu sputi fuoco, per cui...» George fece una breve pausa «non sei un drago.»
«Ma che perspicaci che siete.» ironizzó subito lei.
Dove volevano andare a parare?
I gemelli le facevano davvero paura a volte.
«Charlie Weasley sarà una preda piú difficile da conquistare rispetto a Charlie Piggys, Helen.» le disse Fred.
Sentí le guance diventare rosse.
Aveva caldo, molto caldo.
Sarebbe voluta evaporare.
Non sapeva cosa dire.
Cosa avrebbe dovuto rispondere, ora? Ovviamente negare qualsiasi cosa a cui loro stessero alludendo, ma sentiva le parole bloccate in gola.
Ma perché? Che problemi aveva? Era la verità.
Forse.
"Per Salazar."
«M-MA CHE ANDATE BLATERANDO?!»
Aveva urlato senza nemmeno rendersene conto. Ora i gemelli la fissavano con dei sorrisetti beffardi stampati in volto.
Madama Pince si avvicinó al loro tavolo, a dir poco adirata.
«State disturbando la quiete! Ma che modi sono, fuori! Andate via, prima che vi silenzi con un incantesimo!»
Non poterono fare altro che obbedire.
Helen raccolse le sue cose, varcó l'uscita e si incamminò lungo la strada che l'avrebbe condotta al dormitorio: aveva bisogno di un posto davvero tranquillo per poter studiare.
I gemelli però le si pararono davanti, bloccandole il percorso.
«Aspetta, aspetta Helen. Ascoltaci.» disse Fred tenendola ferma.
«Va bene, ma fate presto.» cedette alla fine lei.
«Signorina Helen Clark, permettici di presentarti l'uomo giusto per te!» esclamarono entusiasti.
Improvvisamente George tiró fuori dalla tasca del pantalone una foto e con un tocco di bacchetta inizió a farla girare su se' stessa. Una serie di scintille colorate uscirono dalla figura, simili a piccoli fuochi d'artificio, tutt'intorno all'immagine.
Helen ora era realmente turbata.
«Un sorriso smagliante, pelle color cioccolato, occhi luminosi, capelli setosi.»
George le cinse le spalle, indicandole con una mano, mentre parlava, la foto rotante, come se stesse vendendo un prodotto.
Helen mise a fuoco il volto sulla foto: Lee Jordan.
Tutto quello le sembrava uno spot pubblicitario.
Alzó automaticamente gli occhi al cielo.
Per Merlino, doveva aspettarselo.
«Questo bellissimo e simpaticissimo giovane ti invita ad un appuntamento sabato pomeriggio ai Tre Manici di Scopa.»
Fred e George rivolgevano entrambi lo sguardo su di lei, in attesa di una risposta.
«Sul serio? E Lee non poteva chiedermelo personalmente?» fece lei, alzando un sopracciglio.
«Ha pensato di affidarsi a noi.» risposero i gemelli, fieri.
«Mai scelta fu più appropiata...» fece sarcasticamente. «La mia risposta è comunque no, mi spiace.»
Cosí facendo si liberó dalla stretta di Fred, avviandosi verso la propria, tanto desiderata, sala comune.
«Dai Heleeen.»
Li sentí lamentarsi alle sue spalle, ma non volle aggiungere altro.
Non lo faceva per cattiveria, ma non voleva illudere in alcun modo Lee, e si augurava che prima o poi avrebbe capito che tra di loro non poteva esserci altro se non una semplice e sana amicizia.
Aveva bisogno di raggiungere quanto prima i sotterranei, riprendersi da quel turbolento episodio e rimettersi, infine, a studiare, sperando in nessun'altra interruzione.

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