Capitolo 6.0 - Vaniglia

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La signora Weasley li aveva buttati giú dai letti alle otto in punto, blaterando qualcosa sull'aiutarla con un piccolo lavoretto domestico.
Nonostante i tentativi dei gemelli di carpirle qualche informazione, lei non si era pronunciata fino a quando non li aveva visti tutti riuniti davanti al giardino.
E con tutti intendeva: lui, i gemelli ed Helen Clark.
Non capiva perché la madre avesse preteso anche la presenza di Helen, evidentemente doveva essere una faccenda non proprio "piccola".
Un'ipotesi iniziò a formarsi nella sua mente.
"Non mi dire che.."
La signora Weasley prese la parola, spiegando loro il perchè li avesse convocati tutti.
«Che tipo di...cosa?»
La Clark sembró, più che incuriosita, intimorita.
Beh, come darle torto, la madre sapeva essere un tumulto di sorprese quando voleva (anche negative talvolta).
«Degnomizzazione, tesoro.»
Lo sapeva!
«AHHH LO SAPEVO. Mi devi 5 galeoni, Fred!»
George sembró dare voce ai suoi pensieri. D'altronde, i Weasley erano abituati a quel "piccolo lavoretto domestico".
Si voltó verso Helen.
Ma lei?
«La de- cosa?» chiese lei.
«Disinfestazione dagli gnomi.»
La Clark lo guardó, leggermente perplessa.
«Ci rovinano sempre il giardino, fanno dispetti, insomma, bisognerebbe cacciarli.» spiegó lui.
Dopo poco la madre li sollecitó ad iniziare il lavoro, prima che si fosse fatto eccessivamente tardi.
Mentre sceglieva la zona del campo da disinfestare, vide i gemelli portare con se' Helen in una regione del giardino praticamente opposta alla sua.
Immaginava che avessero voluto coinvolgerla in una delle loro gare di lancio.
"Povera Helen."
Sorrise, sapeva quanto competitivi sapessero diventare i gemelli quando si trattava di sfide.
«OTTIMO.» li sentì urlare.
Evidentemente aveva accettato.
Scosse la testa, continuando a sorridere.
"Buona fortuna, Helen."

Stava portando il conto di quanti gnomi fosse in grado di acchiuffare e lanciare.
Dieci, ed era passata poco meno di un'ora.
Un ottimo risultato, pensò.
La degnomizzazione poteva essere un perfetto allenamento, serviva applicare una cerca forza, sia nelle braccia che nelle gambe.
Aveva appena lanciato il suo unidicesimo esserino, quando sentì uno dei gemelli urlare con un certo entusiasmo.
«HO VINTO!»
Era George.
La loro gara doveva essersi conclusa.
Si voltó nella loro direzione, in modo da capire cosa stesse succedendo, quando vide Helen scuotere leggermente la testa ed allontanarsi in direzione di un'altra parte del giardino.
Appariva leggermente spaesata, doveva essere la prima volta che partecipava ad una disinfestazione di quel genere.
Avrebbe voluto aiutarla, ma non gli sembrava il caso.
Afferró un altro gnomo che cercava di sgattaiolare via proprio davanti ai suoi piedi.
«Dove vai eh?» chiese retoricamente.
Inizió a farlo volteggiare.
Uno.
Due.
Tre.
Lanció.
Si protesse gli occhi con una mano, per evitare che il sole, o quantomeno i fiochi raggi, avessero potuto nascondergli la traiettoria del lancio.
Il suo sguardo si posó nuovamente sulla Clark.
Era notevolmente in difficoltà.
"Non credo se la prenda se provo ad aiutarla." pensó, mentre le si avvicinava.
Teneva la mano salda attorno alla piccola gamba di uno gnomo, il quale si dimenava, lamentandosi fastidiosamente.
«Oh per Salazar, stai zitto!»
Era piuttosto irritata e questo lo fece sorridere.
«Sei crudele.» le disse, ridendo.
Lei sussultó, non se lo aspettava.
«Peró sbagli il lancio.» aggiunse poi.
«Lo so...» gli rispose affranta.
Decise di mostrarglielo.
Si abbassó per afferrare un altro di quei fastidiosi esserini, iniziandolo a farlo roteare sopra la propria testa.
«Devi fare così, vedi?»
Lo tiró.
«Capito?»
«Non proprio.» rispose lei, incerta.
Forse doveva provare un approccio piú...pratico.
Uno gnomo stava uscendo dal proprio nascondiglio in quell'istante, lo agguantó.
Si avvicinó ad Helen, ponendoglielo e lei lo prese.
Si posizionò alle sue spalle, cingendole la vita, appongiando la mano sui suoi fianchi, quanto bastava per tenerli fermi.
Afferró il polso destro, accompagnando il braccio di lei verso l'alto, che accostato al suo, sembrava ancora più esile.
Però le donava quel suo essere gracile, come se necessitasse di protezione.
La presa non era forte, cercava di non esercitare troppa pressione per paura di farle male.
"Non voglio pensi che sia un selvaggio."
Ad un certo punto la guardó, analizzandone il profilo. Helen aveva lo sguardo fisso verso un punto indefinito, proprio davanti a lei.
Era in imbarazzo, lo aveva notato dalle scocche rosse che le si erano formate in viso.
Ne osservò i contorni: aveva un naso delicato e leggermente all'insù, le labbra rosee non troppo sottili nè troppo voluminose.
«Devi giocare di gambe. La forza risiede lì.» le disse.
Portó la mano sulla sua coscia, sperando che questo non la infastidisse, indicandole il punto esatto in cui doveva concentrare la potenza.
"Ha un buon odore" pensó.
Ed era vero.
Sebbene fosse più alto di lei, poteva sentire l'odore che i suoi capelli emanavano.
Profumava di vaniglia.
Era una fragranza dolce, così dolce da solleticargli il naso, tuttavia, non spiacevole.
Rimase per un istante fermo, respirando quel dolce aroma.
Chiuse gli occhi per un istante.
Li riaprì, tornando immediatamente alla realtá.
Lei si voltó nella sua direzione e i loro sguardi s'incrociarono.
Notó che erano di un azzurro limpido, come quello del cielo senza nuvole.
Non sapeva quando quella ragazza  fosse diventata così bella.
E quando lui lo aveva notato, precisamente?
«Ehi voi due. Lasciatemi andaaaare, lasciateeemi.»
Il contatto visivo fu bruscamente e immediatamente interrotto dal lamentarsi e divincolarsi dello gnomo.
Helen abbassó subito lo sguardo, arrossendo visibilmente, era la seconda volta, mentre Charlie si scostó dalla ragazza, posizionandosi alla sua sinistra.
«V-vai, lancialo come ho fatto io prima.»
Ma cosa gli era preso.
Lei annuì, continuando a rivolgere lo sguardo altrove.
Era imbarazzata.
La comprendeva perché anche lui si sentiva un attimo disorientato, come se gli si fosse presentata una nuova specie di drago, di cui lui non conosceva praticamente nulla e su cui era teoricamente impreparato.
La ragazza lanció lo gnomo, ma nuovamente il risultato non fu quello sperato.
Helen sbuffó.
«Vabbe' Charlie, ci rinuncio. Vado ad aiutare la signora Weasley con qualcos'altro.»
Fece per andarsene, quando lui le afferró il polso.
«No.» disse.
Fu un gesto istintivo.
Lei lo fissó visibilmente confusa.
«Ehm, scusa.»
Molló la presa.
«Possiamo collaborare...se ti va, ovviamente.» propose lui.
Vide Helen tentennare.
Immaginava che l'avesse leggermente sconvolta con quel suo comportamento.
«Nel senso che tu potresti afferrarli e io lanciarli, che ne dici?» tentó di spiegare.
Una vocina nella sua testa sperava che lei accettasse l'invito.
Era forse il suo subconscio che gli parlava? Forse lui desiderava davvero che lei restasse?
«Non è una cattiva idea.» rispose lei, incurvando appena le labbra in un'espressione accondiscendente.
Charlie non sapeva perché, ma quando lei gli sorrideva, seppur leggermente, un piccolo brivido gli solleticava la nuca, espandendosi alla schiena.
Come una goccia che scorre lungo la spina dorsale, pizzicando vertebra per vertebra.
Lei si avvicinó.
Appena fu a poca distanza da lui, di nuovo il profumo di vaniglia gli inondó le narici.
Doveva essere questo il motivo per cui non voleva che se ne andasse.
Quell'aroma...lo aveva stregato, forse peggio di un Imperius.

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