Capitolo 18 - Gli Amanti

368 35 0
                                    

Helen era a lezione di Divinazione.
Aveva scelto di seguire quella materia, insieme anche ad Aritmazia, perchè la predizione del futuro l'affascinava da sempre.
Misticismo e mistero erano tra le cose che più stimolavano la sua curiosità e il suo interesse.
La lezione del giorno riguardava la lettura dei tarocchi, la professoressa Cooman diceva che era possibile predire eventi prossimi in base a quale carta una persona scegliesse.
La stramba professoressa optó poi, dopo una quasi interminabile spiegazione, per una dimostrazione pratica e, percependo una vena di scettismo in quasi tutti i suoi studenti, decise, tra gli altri, di sceglier proprio Helen, che, al contrario, sembrava alquanto interessata.
«Ohh signorina Clark...» inizió con voce petulante «scelga una di queste carte.» terminó, posizionando le carte dinanzi a lei, rivolte in modo tale che non potesse vederne la figura.
Helen esitó un attimo: solitamente, quando veniva posta davanti ad una scelta, soleva scegliere sempre qualsiasi cosa si trovasse alla sua destra, che fosse stata la strada di un bivio, o due bicchieri posizionati su un tavolo.
Tuttavia quel giorno volle osare, rompere la propria routine, girando così una carta che si trovava proprio alla sua sinistra, in basso.
La carta raffigurava un uomo, una donna e uno strano essere alato alle loro spalle, sullo sfondo una specie di giardino.
«OOOH OO-H, GLI AMANTI.» esclamó la Cooman, balzando in piedi, facendo trasalire la maggior parte dei propri studenti, compresa Helen. Sapeva essere molto drammatica.
«Questa carta ci ricorda la forza del potere dell'Amore» disse d'un tratto, aggiustandosi con un dito gli occhiali sul naso. «Di fronte al vero amore dobbiamo essere nudi, cioè sinceri ad autentici, pronti a donarci interamente, affinchè riesca ad emergere la parte migliore di noi» fece una breve pausa, avvicinandosi ad Helen e fissandola dritta negli occhi. «Al tempo stesso la decisione di abbandonarci all'Amore richiede sempre una scelta da parte nostra, la scelta di non cedere alla paura, ma seguire ció che il nostro cuore realmente desidera.». La professoressa si allontanó, per poi sospirare e puntare un dito tremante nella sua direzione «L'insegnamento principale di questo Arcano, signorina Clark è, dunque, che solo attraverso una scelta coraggiosa, giunge la possibilità dell'Unione».

Era con Charlie nel salotto della Tana, non c'era nessuno, ma non ricordava esattamente perchè, nè dove gli tutti gli altri fossero andati.
Il rosso era girato di spalle, immobile.
«Charlie?» lo chiamó.
«Oh eccoti Helen, ti aspettavo.»
Si voltó, iniziando ad avvicinarsi.
Continuava.
Era vicino, pericolosamente vicino, per poco i loro nasi non si sfioravano.
Helen sentì le guance avvampare.
Lui sorrise, accarezzandole lievemente il volto con la mano.
Sentiva il suo respiro caldo sulle proprie labbra.
Era irrigidita, totalmente, come sotto l'effetto di una Fattura.
Poi Charlie si mosse, azzerando lo spazio tra di loro.
La stava baciando, ed Helen non esitó a ricambiare.
Era un bacio passionale, bramoso, non come quelli sdolcinati, di cui si leggeva nei libri.
Charlie l'attiró a sé, inducendola, con un movimento del corpo, a sedersi sul divano.
Helen aveva le mani avvinghiate alla sua maglietta.
Poi lui, non staccando le loro labbra, portó una mano all'altezza della sua coscia, accarezzandola, per poi, con un lento movimento, cominciare a salire.

Alzó di scatto la testa dal cuscino, svegliandosi di soprassalto.
Stava sognando.
Si sfregó gli occhi con forza, mettendo a fuoco ogni oggetto presente nella stanza.
Non c'era nessuno, era tutto al proprio posto.
Cercó di ricordare che giorno fosse.
"Probabilmente martedì." pensó.
Da quando erano iniziate le vacanze estive, aveva perso letteralmente la concezione del tempo, ormai, un giorno valeva l'altro.
Aveva caldo, particolarmente. Il mese di luglio si riveló uno dei più afosi degli ultimi 10 anni.
Scese dal letto. Sentiva dei rumori provenire dal piano terra: dovevano essere il padre e Jacob.
Aprì la finestra, stiracchiandosi ed emettendo un rumoroso sbadiglio.
«Helen sembri un leone.»
Abbassó lo sguardo e vide i gemelli proprio sotto casa sua.
«Ma che ci fate qui?» domandó, cercando di pettinarsi i capelli con le dita.
«Siamo venuti ad invitarti a trascorrere una bellissima giornata in nostra compagnia.» rispose George.
«Come se potessero essere bellissime le giornate con voi.» rise lei. «Dove andiamo?» chiese, subito dopo.
«Scendi e lo vedrai.» ribattè Fred.
«Mhh, datemi dieci minuti.»
«Ma che siano dieci peró Helen!» urlarono poi i due in coro.
Helen sbuffó, richiundendo la finestra.
Si guardó allo specchio: aveva i capelli arruffati e dei solchi enormi sotto agli occhi.
"Forse venti minuti." pensó, entrando poi in bagno per una bella doccia fredda.

Trascorsero anche più di venti minuti, quando Helen varcó la porta della propria camera. Nell'attesa i gemelli si erano accomodati in salotto, insieme a suo padre, suo fratello e Charlie.
Helen non era stata avvisata del fatto che ci fosse anche lui, quantomeno avrebbe optato per dei vestiti più carini.
Infatti aveva indossato un semplice pantaloncino di jeans ed una canotta con bretelle sottili in tinta unita, di un azzurro chiaro precisamente.
Aveva i capelli raccolti in una treccia da cui, benché si fosse sforzata di sistemarle, fuoriuscivano sempre le due ciocche più corte, che andavano a ricaderle sul volto, solleticandole gli occhi.
«Buongiorno.» disse, cercando di non incrociare lo sguardo di Charlie. Sentiva i suoi occhi fissi su di lei. Interruppe il loro animato discorso sul quidditch.
«Per Godric Helen, avevi detto dieci minuti...» si lamentó Fred.
«Non dieci moltiplicati per quattro.» aggiunse poi George.
«Una donna si fa attendere.» ribattè subito lei.
Pochi istanti dopo Helen uscì dalla sua abitazione in compagnia dei gemelli, di Charlie e Jacob, che a quanto sembrava, conosceva giá i loro programmi.
«Qualcuno potrebbe dirmi dove siamo diretti?» domandó, continuando ad avanzare, affiancata dai gemelli. George prese parola: «Charlie deve comprare delle cose a Diagon Alley, e aveva previsto di invitare tuo fratello. Noi ci siamo auto invitati, e abbiamo deciso di far venire anche te. Non siamo forse i migliori amici del mondo?»
Helen scosse la testa, divertita. Una bella passeggiata a Diagon Alley era ció che ci voleva; per di più era diverso tempo che non vi metteva piede.
«Useremo la metropolvere per arrivarci» puntualizzò Charlie, che camminava dietro di lei, affiancato da Jacob.
Suo fratello, poi, le afferró la vita, cogliendola d sorpresa. Le stampó  un bacio sulla guancia, dicendo: «È sempre bellissimo averti di nuovo a casa».

Diagon Alley brulicava di gente.
Helen cercava di avanzare tra le persone, senza perdere di vista i gemelli, che pareva divenissero ogni giorno più alti. Aveva impiegato qualche secondo per ripulire il viso dalla fuliggine del camino. Ora, specchiandosi nella vetrine dei negozi, le sembrava di avere la faccia pulita.
Ad un certo punto Charlie, che conduceva il gruppo, si arrestó. Si erano fermati proprio dinanzi alla gelateria Florean; Helen amava il loro gelato.
«Allora, io e Jacob abbiamo alcune commissioni da sbrigare» cominció Charlie, con un fare autoritario che non gli addiceva per nulla. «Ci vediamo qui tra due ore esatte, intesi?».
«Comandi!» fecero i gemelli, portando una mano alla fronte, come se stessero obbedendo ad un generale. Helen mascheró una risata.
Prima che potessero incamminarsi, Charlie afferró il polso di lei, con il suo solito modo gentile. «Tienili d'occhio tu, non mi fido molto» le raccomandó, con aria premurosa. Helen lo rassicuró: «Stai tranquillo, sono in buone mani»
«Non che avessi dubbi» specificó il rosso.
Prima di lasciarle il polso la tiró più a sè.
«Aspetta...» fece, strofinandole una guancia con il pollice. «Fuliggine» rise, mostrandole il pollice sporco. Helen cercó di non arrossire. Gli sorrise in segno di ringraziamento e si voltó verso i gemelli, che la fissavano di sottecchi.

Le ore che passó in loro compagnia furono a dir poco fantastiche. Trascorsero del tempo da Florean a mangiare un gigantesco gelato, che sembró avergli congelato il cervello. Dopodiché si recarono al "serraglio stregato" ad ammirare gli animali esposti all'esterno. In ultima battuta, prima di ricongiungersi con gli altri, i gemelli rimasero a fissare la vetrina di "Accessori di prima qualità per il quidditch", costringendo Helen lì con loro.
Erano rimasti particolarmente attratti da alcune mazze da battitore di ultima produzione, che promettevano un maggiore impulso ed una forza maggiore nel lancio.
Quando si fu ricongiunta con il fratello, gli raccontó di ció che avevano fatto e Jacob fece lo stesso con lei.
Il sole era alto nel cielo quando, con malinconia, fecero tutti ritorno a casa.

Omnia MutanturDove le storie prendono vita. Scoprilo ora