Capitolo 31 - Cotte

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Helen riteneva che, dopo aver affrontato un periodo piuttosto intenso e stressante, una giornata di svago in compagnia dei tuoi migliori amici, fosse proprio l'ideale.
Difatti, quella mattina lei, Adeline e i gemelli, avevano deciso di recarsi a Diagon Alley per procurarsi tutto ciò che fosse stato utile per la finale di Coppa Del Mondo di Quidditch, la quale, si sarebbe disputata di lí a poco.
Mancavano solo venti giorni e tutto il Mondo Magico era in gran subbuglio: Irlanda contro Bulgaria, una delle sfide più attese. La squadra rosso-nera vantava una serie di successi consecuitivi nei precedenti gironi, grazie alla presenza di uno dei più forti Cercatori di tutti i tempi: Viktor Krum.
Tuttavia, la stessa Irlanda, che aveva battuto il Perù nella recente Semifinale, possedeva una delle formazioni d'attacco più potenti e organizzate, assalivano e confondevano le difese avversarie, andando a segno, quasi sempre grazie alla sorprendete giocata del loro Cacciatore, Troy.
Fred e George tifavano Irlanda, come la maggior parte di loro, ad eccezione del piccolo Ron e del suo miglior amico Harry, i quali, simpatizzavano per la squadra bulgara.
Grazie alla metropolvere riuscirono ad arrivare tutti facilmente a destinazione, nonostante Helen avesse giurato di aver sentito Fred esclamare "Notturn Alley". Si sarebbe pur sempre aspettata una bravata del genere da uno dei gemelli, i quali, erano da sempre stati spinti da una strana curiositá verso quel posto.
Si trattava di un vicolo buio e malsano che portava fuori dalla stessa Diagon Alley, nel quale sia Molly che Arthur avevano sempre vietato, ai propri figli, l'ingresso, in quanto vi si recavano principalmente maghi e streghe dediti alle Arti Oscure o al contrabbando di oggetti magici illegali.
Malgrado ció, i gemelli avevano sempre mostrato un certo desiderio nel conoscere cosa vi si nascondesse e il fatto che si stessero recando a Diagon Alley senza i propri genitori, avrebbe in qualche modo facilitato la loro impresa. Tuttavia, Helen fu alquanto contenta di averli trovati al giusto focolaio, intenti ad aspettare il suo arrivo, ultima dei quattro ad aver utilizzato la metropolvere.
Come si aspettavano, Diagon Alley, era invasa da bancarelle piene zeppe di oggetti di tifoseria: da cappelli, a sciarpe, guantoni e, addirittura, striscioni.
«Che cosa ci serve?» chiese Adeline.
«Tutto!» risposero in coro i gemelli, ai quali brillavano gli occhi alla vista di tutti quei gadget.
Helen si avvicinó ad un venditore, il quale, appena la notó, le si precipitó contro.
«Signorina signorina, qui abbiamo tutto quello che le serve per la AT-TE-SIS-SI-MA finale della coppa del mondo!» esclamó l'uomo, prendola sotto braccio ed inducendola a seguirlo verso un estremo del bancone, sul quale era esposta la merce.
«Solo per lei, IN ESCLUSIVA, una rappresentazione in miniatura del FA-VO-LO-SO cercatore bulgaro: Viktor Kruim!» disse poi, mostrandole una figura di pochi centrimenti del giocatore, in sella ad una scopa, che si muoveva in direzione di un minuscolo boccino.
Piú che favoloso, ad Helen sembrava spa-ven-to-so.
Improvvisamente il mini-Krum sembró levarsi in volo sempre più in alto.
Il venditore lo agguantó.
«Eheh, deve stare attenta.» fece un sorriso forzato, riposando l'oggetto «Potrebbero fuggire via AH-AH-AH.»
Fortunatamente per lei, fu salvata dalla prontezza dei gemelli Weasley, che l'agguantarono, declinando le continue avances dell'uomo, e la trascinarono via, proseguendo il percoso sull'affollatissima via principale.

Nel giro di poche ore finirono le compere, ritrovandosi sommersi di gadget di ogni tipo, che, se non fosse stato per Adeline e il suo l'incantesimo estensore alla borsa, non avrebbero saputo davvero dove mettere.
Ripercorrendo il corso in direzione del focolaio, utilizzato da loro come trasporto, Fred si fermò improvvisamente ad osservare l'interno di un particolare negozio: Telami e Tarlatane.
Questa cosa le parve piuttosto strana, considerato il fatto che si trattasse di un atelier frequentato esclusivamente dalle antiche e nobili famiglie purosangue.
Aveva il naso completamente spiaccicato contro la vetrata, come se avesse visto un nuovo modello di manico di scopa o peggio, un campione di Quidditch in carne ed ossa.
«Fred da quanto in qua ti interessano gli abiti costosi?» lo beffeggió lei, non ottenendo nessuna risposta.
George ridacchió, scuotendo leggermente la testa.
«Oh non è affascinato dai vestiti, Helen, ma da qualcos'altro. O meglio, qualcun'altro!» rispose lui, continuando a sorridere.
Helen colse il suggerimento al volo, inarcando le labbra a sua volta.
Adeline li guardava con fare interrogativo, non riusciva a comprendere, fino a quando lei ed Helen non ebbero sbirciato all'interno del negozio, pozionandosi accanto a Fred, il quale non si era mosso neanche di un centimetro da quella posizione.
Helen intravide una ragazza con dei lunghi capelli neri, di profilo su un piccolo palchetto.
Indossava della stoffa, mentre una sarta piuttosto grassottella le girava intorno, intenta a cucire e spillare quà e là.
La riconobbe: la regina delle Serpi, la chiamavano, era Grace Fawley.
Era la cotta secolare di Fred, da sempre e in tutti modi, aveva cercato di fare colpo su di lei, mettendosi in mostra con ogni mezzo a sua disposizione, invano. La Fawley era una delle ragazze più ambite della scuola, bella, ricca e facente parte delle Sacre Ventotto.
Aveva capelli scuri e occhi verdi, con poche lentiggini sul naso, che mettevano ancora più in risalto i particolari colori.
«Freddie dai andiamo, faremo tardi!» lo incalzó George.
Finalmente il rosso si staccó dal vetro, continuando a camminare accanto a loro con un espressione inebetita.
Helen non capiva proprio come facesse a piacergli quella lá, non era odiosa quanto la Raylee, peró, non era nemmeno poi così simpatica.
«Smetterai mai di avere una cotta per quella lí?» chiese Adeline, come se le avesse strappato le parole di bocca.
«No, credo mi abbia affatturato!» rispose Fred, portandosi le mani al petto in modo plateale, poi si rivolse nuovamente alla grifondoro «E tu smetterai mai di avere una cotta per Jacob?» la punzecchió.
Adeline divenne rossa come un peperoncino, abbassando lo sguardo e iniziando a girarsi i pollici; gesto tipico di quando si trovava in imbarazzo.
«B-beh, io...» balbettó.
«Dai dai, vi accettiamo lo stesso, anche con le vostri platoniche cotte» scherzó Helen, cercando di smorzare la tensione.
In realtà, non fece altro che ripercuoterla su se' stessa, perchè George le si avvicinó, cingendole le spalle con un braccio.
«Le tue non sono poi tanto platoniche eh, Helen?» chiese lui, sorridendo.
Fred le diede una piccola gomitata, strizzando l'occhio nella sua direzione.
Non ricordó esattamente in quale preciso momento, nè come, ma sentì la propria faccia infuocarsi, come in prenda all'ardemonio.
I gemelli risero, seguiti a ruota da Adeline.
«Helen, Helen, ti conosciamo fin troppo bene.» cominció Fred.
«E conosciamo ancora meglio...lui.» George terminó la frase, lasciando intendere perfettamente a cosa, o meglio a chi, si riferisse.
Era inutile continuare a nasconderlo o negare, loro sapevano, loro lo avevano sempre saputo, fin dall'inizio.
«Sei un libro aperto Helen.» continuó George.
«Soprattutto in sua presenza!» esclamó, poi Fred.
Helen non rispose, in realtà avrebbe voluto, era solo che non riusciva, le parole sembravano bloccate in gola.
Adeline la guardava sottecchi. Conosceva quello sguardo, voleva dirle "I gemelli ti hanno messa spalle a muro."
«E noi crediamo..» riprese Fred
«Che tu gli piaccia, e molto anche!» terminó George.
Tra le tante cose che Helen avrebbe potuto chiedere loro, la domanda più stupida uscì dalle sue labbra.
«...a c-chi?»
I gemelli si guardarono un istante.
«A CHARLIE OVVIAMIENTE!» esclamarono all'unisono.
Ecco.
Lo avevano detto, avevano pronunciato il suo nome.
Era in trappola.
Anzi forse no.
Si sentí leggera, come se un grosso macigno, che prima era collocato proprio sul suo stomaco, fosse volato via.

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