Capitolo 28 - Sorpresa

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Come Helen aveva previsto, gli oziosi giorni estivi stavano volando via, veloci come mille nimbus 2001, non dandole il tempo di realizzare quanto il sesto anno si stesse avvicinando.
Il penultimo. Deglutì.
Non aveva ancora deciso quali corsi seguire, nè tantomeno aveva controllato a quali di questi avesse possibilità di accedere.
Venivano fissate delle prerogative sulle quali gli studenti venivano selezionati, in quanto idonei o meno, a frequentare i corsi in vista dei M.A.G.O.
Alcuni professori erano più rigidi di altri in merito: c'era chi accettava dalla O in sù, chi voleva solo eccellenze, chi di una misera A non se ne faceva nulla.
Il fatto che lei non avesse le idee chiare in merito a quale strada prendere, non le era di grande aiuto. Anzi, non la rassicurava per niente.
"Potrei davvero fare la guaritrice" pensó.
Realizzando, poco dopo, che l'idea lavorare in un ospedale per tutta la vita non fosse così allettante.
Voleva viaggiare, esplorare, interfacciarsi con la realtà, bella o brutta che fosse.

Era trascorsa metà della mattinata, quando Helen si mise a sedere sulla panchina lignea della veranda, contemplando un libro gigante e qualche pergamena che, secondo Percy, l'avrebbero aiutata a capire cosa il futuro avesse in serbo per lei.
Cercó di non pensare ai ricordi legati a quell'esatto posto: era lì che Charlie l'aveva baciata la prima volta.
Piuttosto, si immerse nella lettura di quello che sembrava un grosso elenco di mestieri del mondo magico.
«Allora, come procede?», Percy si era affacciato a vedere se si stesse impegnando a seguire il suo consiglio.
«Benissimo! Credo che mi daró al contrabbando di uova di drago» ironizzó lei.
Percy aveva assunto un'espressione preoccupata, quasi astiosa, era evidente non avesse compreso l'ilaritá.
«Perce, sto scherzando», lo vide tirare un sospiro di sollievo.
«Ah, menomale», si era portato una mano al petto, come avesse appena evitate un infarto. «Se proprio non dovessi trovare un impiego, io avró bisogno di una segretaria quando saró ministro della magia».
Helen aveva riso di gusto, Percy invece era rimasto impassibile, probabilmente faceva sul serio.
Poi corrugó la fronte e rientró in casa, perplesso da quelle risate, anche un po' offeso.
Helen inarcò il sopracciglio, esterrefatta da quell'affermazione.
"Segretaria?" le aveva fatto eco la sua mente.
Aveva nuovamente abbassato gli occhi su quel tomo ingiallito quando, come se non fosse bastato Percy, uscirono fuori anche Bill e i gemelli.
«Helen, sei una delusione! Non starai mica studiando?!» la rimproveró George.
Fred le strappó il libro dalle mani, lei protestó.
«Suvvia Helen! Ti assumeremo nel nostro negozio di scherzi, non preoccuparti» Fred aveva cercato di rassicurarla, ma si era beccato un'occhiataccia.
«Cosa vi fa credere che io sia tagliata per servire qualcuno? Avete avuto un'indigestione?» rise lei, con fare orgoglioso.
Voleva distinguersi per le sue qualità, non essere seconda a qualcuno.
I gemelli fecero una smorfia, prendendo la ricorsa verso il giardino, alla ricerca di qualche bravata da ideare.
Bill rimase lì, facendosi, successivamente, posto accanto a lei.
«Questi sono i tuoi G.U.F.O.?» le chiese il ragazzo, prendendo delicatamente la pergamena, che teneva poggiata sulle ginocchia; Helen annuì.
«Peró! Niente male davvero! Ho avuto gli stessi G.U.F.O. anche io, quando ero ad Hogwarts» asserì, sorpreso.
«Sapevi già cosa avresti voluto fare?» domandó Helen, con aria piuttosto affranta, pronta alla solita risposta. Poi Bill si toccó il mento, pensandoci, di contro disse: «In realtà no. Avevo qualche idea, ma nulla di certo». Gli occhi di lei si accesero.
Finalmente qualcuno che potesse comprenderla.
«Sembra che tu abbia la stoffa dello Spezzaincantesimi, guardando i tuoi voti» continuó.
«Bill, mi perdonerai, ma non so molto di questo lavoro...»
«Ti spiegherò tutto quello che vuoi» l'aveva rassicurata lui.
Così aveva cominciato ad illustrarle qualsiasi cosa in merito, raccontandole anche delle sue esperienze in Egitto.
Le spiegó di come lo Spezzaincantesimi fosse una delle professioni più rilevanti alla banca magica internazionale Gringott.
La professione consisteva nel controincantare, spezzare quindi, le maledizioni in tombe antiche e luoghi d'importanza storica.
Helen fu molto sorpresa di sapere che quella professione comportasse la difesa di siti magico-storici, sarebbe stata un'ottima esperienza per girare il mondo.
Bill però la mise in guardia, facendole presente che si trattasse di una professione molto pericolosa, sia per gli incontri spiacevoli in cui ci si poteva imbattere, che per le maledizioni stesse.
Poi il rosso le aveva detto, entusiasta: «Qui viene il bello!», spiegandole che, durante l'addestramento da Spezzaincantesimi, venisse insegnata una tecnica particolare: la Tracciatura, una sorta di Vista, che peró, non implicava la predizione del futuro.
«Un Tracciante riesce a leggere le trame magiche, seguire le Tracce degli incantesimi, anche vecchie di millenni: l'abilità si attiva spesso da sola, poiché le menti di noi Spezzaincantesimi sono immerse in un flusso magico per ore ed ore, per riconoscere qualsiasi tipo di incantesimo, buono o malvagio» aveva concluso così il suo parlare.
Helen era estasiata, le sembrava non ci fosse nulla di più giusto. Come diamine aveva fatto a non pensarci prima?
«Mettimi alla prova, Bill» chiese la bionda d'un tratto. «Chi meglio di te puó capire se ho la stoffa».
Bill parve pensarci su, poi disse, con grande convinzione: «E va bene. Lascia che pensi a come possa farlo peró».
Poi, scusandosi, corse via, a rimproverare i gemelli, che stavano dando filo da torcere alle povere galline della signora Weasley.
A quel punto, con un gran sorriso in volto, Helen si diresse in camera, a riporre tutto quel cartaceo.
Quando fece per scendere nuovamente le scale, una mano la trattenne. Avrebbe riconosciuto ovunque quella presa: Charlie. Un brivido la percorse.
«Come mai quel sorriso?» chiese, scrutandola.
Ma prima che la ragazza avesse potuto solo pensare di rispondere, uno scoppio provenne dalla cucina.
I due si precipitarono giù, insieme.
Al centro del salotto si erano materializzati Jacob e il signor  Clark.
Helen sentì il cuore pieno di gioia.
Corse, precipitandosi tra le braccia di suo fratello, che la sollevó da terra.
«Sorellina» sussurró lui, inspirando forte, inebriato da quel profumo che sapeva di casa.
Helen aveva riservato lo stesso trattamento anche a suo padre, sebbene lui non avesse avuto la forza di issarla da terra.
Quando si fu voltata, Charlie stava abbracciando Jacob, ma la sua espressione non era poi così serena.
Helen comprese subito che, sebbene gli avesse fatto quel discorso, Charlie non sarebbe stato in grado di affrontare presto suo fratello.
Tempo al tempo.
«Felici della sorpresa?» chiese Jacob, retoricamente.
Charlie ed Helen si scambiarono uno sguardo.
Lei sarebbe tornata a casa sua, per di più proprio ora che i suoi pensieri, e i sentimenti, avevano cominciato ad acquisire una forma.
«Felicissimi!» proferirono con i denti stretti, all'unisono, come avrebbero fatto i gemelli.
L'ambiente circostante sembrava essersi congelato.

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