Capitolo 60 - Lettera

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"Caro Charlie,
Avró sprecato almeno un migliaio di fogli per scrivere queste parole. Il pavimento della camera di Ginny è coperto da un tappeto di pergamene accartocciate e, se tua madre lo vedesse, comincerebbe a strillare persino con me.
So che a volte amarmi puó sembrare difficile... Lo hai detto tu stesso, insomma.
Sono caparbia in certi momenti; ma se decido di fare una cosa, è perché ritengo di esserne capace.
Non voglio rimproverarti per ció che hai detto, non anche io, ma se non avessi fatto ció che ho fatto, avrei passato la vita a rimproverare me stessa per l'essere rimasta dietro al sipario, a lasciare che qualcun'altro combattesse per me, per le cose in cui credo.
Avrei vissuto con il rimorso di aver mandato Remus o Bill, due futuri padri, a rischiare la vita; avrei vissuto con l'incubo di aver mandato tua madre verso un destino triste, e come avreste fatto voi senza di lei, se qualcosa le fosse accaduto?
Non ho bisogno di giustificare le mie azioni, so di averti fatto una promessa, e di averla infranta; ma ad un certo punto arriva il momento di agire, e io sono qui, sono viva, ed è ció che dovrebbe contare.
Ti ho promesso di restare viva, e l'ho fatto, con ogni parte di me stessa.
L'angoscia di non poterti rivedere mi accompagna come una fedele amica. La paura di perderti è forte, e so che ci spinge a fare cose che non vorremmo.
Non credere che non ti capisca, che abbia tradito la tua fiducia.
Voglio che tu sappia che anche io ho bisogno di proteggerti, come tu ne hai di proteggere me. Ho bisogno che lottiamo fianco a fianco, se ci sarà da lottare. Vorrei che fossimo una cosa sola, più di quanto lo siamo giá stati.
Quando tutto questo sará finito, non vorró stare lontana da te neppure per un momento; ma ora, lascia che io possa lottare accanto a te.
Ti amo Charlie, torna presto.
Tua, Helen "

Charlie rilesse quella lettera ancora e ancora, continuando a tirare pugni alla scrivania vicino alla quale era seduto. In un impeto di rabbia accartocciò la pergamena, pentendosene un istante dopo, e restituendole, con un colpo di bacchetta, la forma originaria.
Come aveva potuto dirle che amarla fosse difficile? Come aveva potuto solo farglielo credere?
Si alzó in piedi, prendendo a fare su e giù per la stanza.
"Helen mi aveva fatto una promessa e l'ha infranta", realizzó, cercando una giustificazione a quel turbamento.
Amava Helen, ma aveva timore, una paura di perderla che lo avrebbe portato a fare qualsiasi cosa, persino a fare appello a quel minimo di orgoglio che possedeva. Lui non era orgoglioso, non lo era mai stato; Molly si era fatta in quattro da sempre per infondere ai suoi figli virtù al pari dell'umiltà.
Bastava così poco per mandarlo in bestia?
"È così quando ami qualcuno" gli suggerì la sia coscienza.
Helen era in grado di farlo impazzire. Avrebbe voluto gridarle contro e contemporaneamente stringerla a sè con tutte le sue forze, temendo fosse l'ultima.
Mentre era funestato da quei pensieri, Jacob irruppe nella stanza piuttosto sudato, Aprile volgeva al termine e le giornate più calde sopraggiungevano.
«Charlie ti dispiacerebbe occuparti...», ma si interruppe prima di finire, studiando l'espressione dipinta sul volto del rosso, e facendo saettare lo sguardo da lui alla lettera che si trovava sulla scrivania. «È successo qualcosa? Notizie dall'ordine? Helen e Adeline stanno bene?» domandó preoccupato, divenendo bianco come un cencio. Charlie scosse la testa.
«Nulla di importante»
«Puoi parlarmi di tutto ció che ti passa per la testa, Charles, lo sai» gli ricordó Jacob, sorridendogli.
Fu impossibile per Charlie non vedere, percepire, nel sorriso dell'amico, quello di Helen. Erano così diversi, eppure così simili.
Con il pensiero di lei che gli tornó in mente, decise fosse meglio uscire da lì.
«Ti ringrazio, ma sto bene, davvero» mentì, avviandosi verso la porta.
Avrebbe fatto un salto alla locanda; un goccetto di Whiskey incendiario sarebbe stato d'aiuto.
«Vado a fare quattro passi. Appena saró di ritorno, medicheró Len»
«Chi è Len?» domandó Jacob, visibilmente confuso
«È il nome che ho dato all'Ironbelly» ammise, chiudendosi la porta alle spalle, senza troppe spiegazioni.

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