Capitolo 39 - Risentimento

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Charlie stava mettendo in sicurezza la zona attorno ai draghi, insieme a Jacob e gli altri due dragonologisti. Sarebbero partiti il giorno seguente, poco dopo l'alba.
Un anno prima, in occasione delle stesse vacanze di Natale aveva rivisto Helen.
Era arrivata la Vigilia e gli faceva davvero uno strano effetto passarla ad Hogwarts, dopo tutti quegli anni. Un senso di nostalgia gli pervase la mente; successivamente al diploma la sua vita si era complicata abbastanza: il lavoro, per quanto fantastico fosse, era diverso, più faticoso, meno protetto.
Quella scuola era per lui una seconda casa, così come lo fosse stata per tutti i maghi prima di lui e lo sarebbe stata per quelli dopo.
Un luogo sicuro.
Quella sera si sarebbe tenuto al castello il famoso Ballo del Ceppo. Ricordava benissimo l'anno in cui aveva partecipato lui stesso ad un ballo al castello, sembravano essere passati secoli da allora. Ci andó con Nymphadora Tonks, sua grandissima amica, ora auror. In realtà glielo chiese lei, nessuno desiderava presentarsi con la Metamorfomagus, perchè etichettata come una delle ragazze meno femminili, più goffe e sbadate dell'intera scuola, tuttavia Charlie le voleva bene, ritenendola, da sempre, una delle donne più in gamba che avesse mai conosciuto.

La signora Weasley, aveva mandato dei vestiti eleganti a tutti i suoi figli, persino a lui, venuta a sapere che si trovasse ad Hogwarts e che fosse stato invitato, insieme ai suoi colleghi, a prendere parte al Ballo del Ceppo. Non avrebbe, ovviamente, potuto invitare nessuno studente; erano lí in veste di ospiti e avrebbero preso posto al tavolo dei professeri, come magizoologi professionisti.
"Charlie Weasley, un esperto dragonologista."
Percepì il petto riempirsi di fierezza, suonava davvero bene!
Indossó i pantaloni eleganti e la camicia, che, d'altronde fece un po' fatica ad abbottonare, forse perché doveva essere appartenuta a Bill o al padre, i quali avevano un torace più piccolo rispetto al suo.
C'era anche un cappotto, un po' vecchio, ma, tutto sommato, non male.
Si specchió, sistemando con le mani le pieghe del pantalone.
Stette a guardarsi per qualche secondo di troppo; era da tanto che non indossava qualcosa che non fosse la sua divisa, o meglio, che fosse qualcosa di elegante.
Si sentiva un po' a disagio, un pezzo di legno, non essendo in grado di muoversi con una certa disinvoltura.
«Non ti riconosco amico mio!» rise Jacob, che, come lui, tutto agghindato e pronto per il ballo.
«Nemmeno io» rispose lui, sinceramente.
"Merlino mandamela buona" pensó tra se.
Sperava solo di non fare brutte figure.

La Sala Grande era gremita di studenti, non solo inglesi; c'erano i francesi di Beauxbatons e i bulgari dell'Istituto Durmstrang. Tra quest'ultimi Charlie notó il famoso Cacciatore della nazionale: Viktor Krum.
Desiderava scambiare due chiacchiere con lui, appena ne avrebbe avuto l'occasione.
Si guardava intorno, notando Fred e George con le corrispettive dame, poi Ginny e, infine, Adeline, accompagnata da un ragazzo che Charlie riconobbe come Lee Jordan, l'amico dei gemelli.
Mancava Helen. Per quanto si sforzasse di cercarla con lo sguardo, non riusciva a trovarla.
Dopo un abbondante banchetto, le danze vennero aperte dai quattro vincitori in gara. Harry Potter ballava con una ragazza indiana, Cedric Diggory con una ragazza asiatica. Notò anche che Viktor Kruim danzava, invece, con Hermione Granger, sotto lo sguardo accigliato di Ron. Quella scena lo fece sorridere: cacciarsi in particolari situazioni, specialmente con le ragazze, doveva essere una specialità dei Weasley.
Ripensò ad Helen e al suo sguardo carico di rabbia, la stessa che le aveva fatto versare delle lacrime. Charlie le aveva notate, nonostante lei avesse cercato di nasconderle.
Avrebbe dovuto parlarle, dirle che non era sua intenzione urtarla a tal punto, se solo l'avesse trovata.
Poi ad un tratto la vide tra le tante coppie che si muovevano a passo di danza, proprio davanti a lui.
Era con un ragazzo che lui non aveva mai visto. Si soffermò a guardare, prima, la mano con cui lui la cingeva, poi il modo in cui la guardava, di come lei ridesse e sembrasse a proprio agio, avvinghiata a quel mago.
Sentí un senso di fastidio, misto a rabbia, impossessarsi di lui, in petto.
Si focalizzò poi sulla figura di lei, snella, avvolta in un vestito, che le lasciava scoperte le spalle e parte della schiena, di un verde smeraldo che risaltava il colore dei suoi occhi e il biondo dei suoi capelli, i quali erano quasi tutti raccolti, tranne alcune ciocche che le ricadevano sul viso, contornandone le dolci linee.
La gonna dell'abito era lunga, fino al pavimento e, quando il ragazzo la fece girare su se' stessa, Charlie notó che avesse uno spacco, il quale scopriva quasi l'intera gamba destra.
Era bellissima, tanto da lasciarlo immobile, a bocca aperta, a fissarla; aveva quasi dimenticato la presenza del partner della bionda, che continuava ad attrarla a se' ad ogni passo.
Era tentato di raggiungerli e chiedere cortesemente a quel mago di allontanarsi e lasciarla ballare con lui.
E lo avrebbe fatto, se non si fossero avvicinati i propri colleghi, intraprendendo una conversazione che Charlie non riuscí proprio a seguire, troppo concentrato a pensare a cosa avrebbe potuto fare quel ragazzo se lui non fosse intervenuto.
"E se prova a baciarla? O peggio..."
Scacciò via i pensieri. Impossibile, Helen non lo avrebbe permesso.
Ad un certo punto, si avvicinarono loro anche i gemelli ed Adeline, la quale, scoccò un bacio sulla guancia di Jacob, che le cinse la vita, tirandola accanto a se'.
Di Helen, nessuna traccia.
«Mia sorella?» chiese poi Jacob, reggendo un bicchiere.
Charlie si voltò verso di lui, attendendo una risposta di Adeline, la quale, prima di parlare, lo guardò tentennante.
Questa cosa spaventò un po' Charlie.
«L-lei è, credo, con quelli di Beauxbatons»
La prima reazione del rosso fu cercarla con lo sguardo tra il gruppo di maghi e streghe francesi, collocati nella zona opposta della Sala Grande.
La vide brindare sorridente con il ragazzo del ballo, il quale si chinò all'altezza dell'orecchio di lei, sussurrandole qualcosa, alla quale Helen rise di cuore.
Charlie inziò a sentire davvero molto caldo, tanto da allentare il nodo della cravatta, che sembrava volerlo soffocare.
Continuava a fissarla, mentre lei non osava rivolgere, neanche per sbaglio, lo sguardo nella loro direzione.
Lo stava ignorando.
Improvvisamente un'idea fece capitolino nella sua testa.
Voleva giocare? Βene! Charlie Weasley non si tirava mai indietro dinanzi ad una sfida.
Domava i draghi, lui.
Se ci teneva tanto, lo avrebbero fatto, ma ad armi pari.
Notò con la coda dell'occhio un gruppo di ragazze continuare a fissarlo e, allo stesso tempo, bisbigliare qualcosa tra di loro; tra queste, ne riconobbe una: Erika.
Era la ragazza con cui Helen aveva discusso il giorno in cui lui si era recato ad Hogwarts per la lezione sui draghi.
Le si avvicinò, offrendole un bicchiere di champagne.
«Tu sei Erika» disse, sorridendole.
«E tu sei il dragonologista, Charlie Weasley» rispose lei, prendo il bicchiere dalle sue mani e studiandolo con sguardo ammiccante.
La invitò a ballare, cercando di avvicinarsi al posto in cui era Helen, in modo tale che lo vedesse.
Funzionò.
Non appena il rosso attirò a sé la Raylee, la bionda si voltò, mutando la sua espressione in un attimo e sgranando gli occhi.
Charlie avvicinò, ancora di più, a sè la ragazza, abbozzando un sorriso, che, in realtà, era più di soddisfazione.
Avrebbe potuto dire che per poco Helen non si fosse fatta cadere il bicchiere da mano, tanto dello stupore.
La vide irrigidirsi e serrare i pugni.
Era furiosa.
Era riuscito nel suo intento, ora avrebbe capito cosa avesse voluto dire provare a farlo ingelosire.
Sí, ingelosire, perchè Charlie Weasley era geloso di lei.
Lo era, se un mago sconosciuto la teneva stretta a se', le sorrideva sornione e, soprattutto, posava le sue luride mani dove non doveva.
Continuò a danzare con Erika, che, nel frattempo gli stava parlando di qualcosa, che Charlie, nuovamente, non ascoltò, troppo preso da Helen e dalle sue reazioni.
Avrebbe scommesso cento galeoni che la Clark, orgogliosa com'era, avesse trascinato il francese in pista, continuando lo loro muta battaglia. Invece, la vide scusarsi con il resto del gruppo e allontanarsi a grandi falcate, sebbene i tacchi la rallentassero.
Charlie agí d'istinto: lasciò Erika, scusandosi a sua volta, e la seguí, zigzagando tra la folla.
Senza di lei, tutto quello non avrebbe avuto senso.

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