38. SENZA PAROLE

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Alice.

<Oh cavolo!> esclamo.

<Che c'è?> chiede il ragazzino moro accanto a me.

<Ho sbagliato strada. Diamine! Ci metteremo almeno venti minuti in più ad arrivare a casa>

<Tranquilla, Alice! Non succederà niente, ok?>

<No, invece! Domani tu hai scuola e...>

<E niente, Alice. Non succederà nulla.> mi interrompe <Dormirò un po' in macchina, se non ti dispiace> aggiunge già mettendosi comodo e appoggiando la testa sul finestrino.
Chiude gli occhi.

<Macché, figurati> gli rispondo.

Dopo attimi di silenzio, lui riprendere la parola.

<Hanno mai trovato la macchina di Jason? >

Riapre gli occhi e tiene lo sguardo puntato fuori il finestrino.

<No. Mai trovata. Non saprei nemmeno dove...>

Jug salta sul sedile.

<Fermati! Fermati, Alice!>

Mi fermo in mezzo alla strada e lui salta giù. Mi slaccio la cintura e lo seguo.

<Cosa diavolo hai...>

In una stradina, che si immette nel bosco, è parcheggiata una macchina blu.

<Credi che...> comincio.

<Poco probabile, ma tentar non nuoce, no?>

Stessa tenacia del padre...

Il bagagliaio ha la serratura, essendo una macchina d'epoca.

<Come facciamo a...> comincia, ma io mi metto una mano nei capelli ed estraggo la mia famosa forcina nera che usavo, quasi sempre, quando investigavo con FP.

Mi inginocchio, infilo la forcina nella serratura, smanetto un po' e il bagagliaio si apre. Jug punta una torcia all'interno.

<Porca troia> dice il ragazzo.

Sono troppo intenta a vedere ciò che c'è dentro per rimproverarlo per la parolaccia.

<Fai delle foto, Alice!> mi ordina.
Prendo il telefono dalla tasca e comincio a scattare.

Cavolo.
Blocchi e blocchi di droga riempiono il bagagliaio.

<È di Jason questa macchina>annuncia.

<Come fai ad esserne sicu...>

Dal sedile del passeggero estrae una di quelle giacche che indossano i giocatori di football della Riverdale High: in alto a sinistra c'è ricamato il suo nome.

Diamine!

<Alice...c'è...>

Mi avvicino a lui e mi passa una maglioncino rosa pastello.
Oh signore. No, per favore. No...
Instintivamente lo porto al naso: sa ancora di lei. Come diavolo è possibile? È un odore leggero, ma lo percepisco.

<Ma questa cosa cazzo è?>

Tira fuori la mano dalla tasca e mi
mette davanti agli occhi una chiavetta USB.

<Cosa...cosa diavolo...>

<Non lo so, Alice, non ne ho idea>
Scuote la testa.

Si guarda attorno.

<Che c'è?> domando.

<Niente. Dai, andiamo, Alice>

Salgo in macchina e, di nuovo, mi percorre il brivido di prima.
Mi sto preoccupando.

<Sei sicura di volerlo vedere?>

<Sì, sicura> dico con voce tremante e stringo il volante più forte che posso.
Lo sono?

Mi guarda dubbioso.

<Facciamo così: ho un brutto presentimento quindi, prima lo guardo io, poi te lo faccio vedere, ok?>
Forse è meglio.

Annuisco.

Guido e i miei pensieri navigano da il contenuto della chiavetta ai brividi che mi hanno attraversato negli ultimi 20 minuti. Cosa cavolo ci sarà dentro quella maledetta chiavetta? Ho paura per quello che potrei vedere, ma devo farlo se voglio andare avanti e avere la mia vendetta.

Jug dorme da un po'. Povero ragazzo. Appena svolto nella via delle nostre case comincio a svegliarlo.

<Jug...> sussurro.

Non si sveglia.

<Jug...> ripeto scuotendolo per una spalla.

Apre gli occhi.

<Sì, eccomi. Certo, fantastico> blatera.
Rido.

<Caro, siamo arrivati a casa.>dico con dolcezza

<Ok. Ora scendo> dice con la voce impastata. Non credo sappia dove si trovi.

Prende le sue cose e scende dalla macchina.

<Grazie, Alice!> mi urla, ma dopo si accorge che tutta la via sta dormendo e si mette una mano davanti alla bocca.

Spero che Betty non l'abbia sentito e che stia ancora dormendo come quando sono uscita di casa.

<Grazie a te!> mimo con le labbra.

Lui non deve ringraziarmi di niente, anzi. Sono io quella che sarà in debito con lui per molto tempo.

Jughead.

Cavolo, che giornata.

Salgo le scale in modo goffo. Sono ancora intontito dal pisolino in macchina.

Stasera non mi sono concentrato quanto avrei voluto sul caso ed ho paura che mi sia sfuggito qualcosa.
Al diavolo Betty e i discorsetti di Veronica!

Mi butto sul letto.

Qualcosa mi punge il fianco.
La chiavetta!

Mi alzo di scatto, il sonno se ne è andato, ormai.

Prendo il computer e infilo la chiavetta.

Apro l'unico file al suo interno.
Cazzo!

Ho fatto bene a non farlo vedere subito ad Alice.

Polly Cooper e Jason Blossom sono seduti su una sedia. Mani e piedi legati.

I primi dieci minuti del filmato sono così. Niente di particolare.

Nel raggio della videocamera, ora, entra una terza persona: un uomo grande e grosso.

<Clifford Blossom> sussurro.

Ma cosa cazzo...No, non ci credo!

Un brivido mi percorre la schiena e, istintivamente, guardo fuori dalla finestra. Mi avvicino e guardo verso l'inizio e la fine della via.
Ritorno sul letto.

Ne sta arrivando una quarta, di persona. Mi porto una mano sulla bocca.

No, non può essere.

Prendo il cellulare e tiro fuori il biglietto dalla cover: "Copriti le spalle e non fidarti di nessuno, tranne che di te stesso"

Non è che JB e la mamma fossero venute a conoscenza di questa cosa?

Blocco il video, scendo le scale e osservo l'uomo ubriaco che dorme sul divano.

No.

Questo uomo non può essere lo stesso che ha passato la pistola a Clifford Blossom, il quale ha premuto il grilletto prima verso suo figlio e poi verso Polly Cooper.

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Buonasera amici miei!
Ecco a voi un altro capitolo!
Spero vi piaccia 💘
Ci sentiamo domani mattina!
Baci, vi voglio bene!
- May🌹

Distant - Bughead Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora