72. LA VERITÀ VIENE FUORI

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Alice.

<Ha scoperto tutto, Alice> dice Jug tutto d'un fiato quando gli apro la porta.
<Cosa? Chi?> non capisco.
Oppure si.
<Betty>
Non riesco a muovere ciglio, nemmeno chiudo la porta ed il freddo di fine novembre mi entra nelle ossa.
<Cosa diavolo è successo?> boccheggio terrorizzata
<Eravamo al Pop's, stavamo tornando a casa quando Cheryl mi ha chiesto scusa per suo padre> ha lo sguardo perso, terrorizzato <Betty si è intromessa e le ha chiesto il motivo, secondo lei, per il quale lui avrebbe fatto ciò. E lei è venuta scoprire la verità> mi si avvicina e mi mette la mani sulle spalle <Ti rendi conto?!> urla
<Jughead, devi calmarti>
<Calmarmi? Calmarmi?! Sei seria? Non posso! Ho perso Betty! Ed io non credo che...cazzo!> si stacca da me, si mette le mani tra i capelli e fa avanti ed indietro per il piccolo corridoio.
<Non dovevo mettermi in mezzo a questa cosa! Lo sapevo fino dal primo momento!>
Io resto in silenzio, non riesco nemmeno a respirare.
Ora la mia piccola sta soffrendo, ed era l'ultima cosa che avrei voluto.
Hai cominciato a farle del male da quando Polly è morta, non raccontandogli la verità
E' questo che mi ricorda la mia vocina nella testa e, sinceramente, ha ragione.
Suona il cellulare. Non ho le forze per rispondere, così lo lascio dov'è, sopra il bancone in cucina. Quell'orribile musichetta si ferma per, poi, ripartire dopo qualche secondo.
Questa volta, qualcuno risponde.
<E' Hermione> mi informa Jug passandomi il cellulare
<Sa tutto> mi dice.
Come se non lo sapessi già, Herm.
Sospira e pronuncia quelle parole che mai avrei pensato di sentire.
<Pronta a raccontare?>

Ed eccoci qua, il giorno dopo.
Sono seduta su una sedia in cucina, con le mai giunte ed appoggiate al tavolo, ad aspettare la mia bambina.
Ieri sera non è tornata a casa, ha dormito da Cheryl. Almeno così mi ha detto Hermione.
Sento le chiavi di casa infilarsi nella serratura e mi alzo di scatto.
Sono pronta ad avere una discussione con lei, serena e pacifica. Senza grida e urla.
<Betty> sussurro appena la vedo varcare la soglia di casa
<Non voglio parlare con te> sibila.
Niente urla e grida, ok, ma un rimprovero non me lo toglie nessuno. Sarò una persona orribile, ma sono pur sempre sua madre.
<Elizabeth! Il rispetto!> alzo la voce e lei si ferma al primo gradino.
Si volta lentamente verso di me e alza gli occhi al cielo.
<Non alzare gli occhi al cielo con me, signorina!>
Incrocia le braccia al petto e sbuffa.
<Vieni in cucina e parliamo un secondo, per favore>
<Ho detto che non ti voglio parlare!>
<Ma dato che lo stai facendo, Elisabeth, non cambierà farlo qui, sulle scale o in cucina, seduta su una sedia> dico aprendo le braccia in modo teatrale per poi farle ricadere sui fianchi.
Cede e, senza dire una parola, si dirige in cucina.
<Cosa vuoi dirmi> dice sedendosi
<Innanzitutto, calma i toni, biondina, ok? Sono pur sempre tua mamma>
Si sistema meglio sulla sedia.
<Si, scusami>
<E, poi, prima di iniziare tutto, premetto che vorrei avere una discussione con te senza urla e senza grida. Ok? Ti spiegherò tutto ciò che vuoi, e mi potrai fare tutte le domande che vorrai> mi siedo sulla sedia di fronte alla sua <Non usciremo da questa cucina fino a quando non avremo chiarito. Capirò se sarai arrabbiata, ma devi solo capire, per favore>
La vedo rilassarsi, abbassare lo sugardo ed annuire.
Deglutisco e comincio a raccontare
<Polly, come sai, frequentava Jason. Io non sapevo che fosse di qua, e figlio dei Blossom fino a quando, beh, non sono stati trovati i loro corpi senza vita> si mette una mano davanti alla bocca e strizza gli occhi, facendo uscire alcune lacrime.
<Non farò giri di parole, basta segreti. Andrò dritta la punto, scusa se sarò diretta, amore> appoggia il gomito della mano appoggiata alla boca sul tavolo, mentre la sua manina resta lì. Annuisce.
<Sono corsa a Riverdale. Pensavo che non avrei mai più dovuto metterci piede, ma il destino ha voluto il contrario. Solo allora ho conosciuto la famiglia di Jason, venendo a scoprire dei Blossom. In comune accordo abbiamo deciso di non far trapelare alcuna informazione su loro due. Se mai ci avessero chiesto, avremmo inventato di averli mandati in un collegio: lui in Francia, lei in Argentina> Betty fa una risata amara.
<Studiato nei minimi dettagli> dice facendo cadere di peso la mano sul tavolo provocando un suono secco. La sua risata non mi piace, non è quella dolce, la sua, ma la risata nervosa che usa quando è arrabbiata, delusa.
Non la bado e vado avanti:
<Sono poi tornata a casa e ti ho raccontato la bugia peggiore che potessi mai raccontarti. Dico sempre che non avrei mai voluto farti soffrire, ma credo che sia stata quella sera l'inizio di ogni nostro, tuo dolore. E scusami. Pensavo di fare la cosa giusta, ma evidentemente no>
Sbuffa. Ma non come se non ci credesse, non come se fosse annoiata. Sbuffa con il pianto in gola.
<Ho capito solo ora che avrei dovuto dirti la verità, che sei abbastantanza grande, e sopratutto forte, da avere il diritto di sapere la verità>
Allunga una mano sul tavolo e io faccio intrecciare la mia alla sua.
<Poi lo sceriffo di Riverdale è venuto a Los Angeles, mi ha chiesto di aiutarlo con le indagini. Ecco il vero motivo per cui siamo qua, Betty. Ho chiesto, inizialmente, aiuto a FP, ma non era, al tempo, in grado di gestire la cosa. Allora mi ha messo al fianco di Jug> a quel nome sobbalza e stringe leggermente la presa alla mia mano.
<Ecco> balbetta <Ecco perchè c'era così tanta confidenza con lui. Ecco perchè...>
<Sì, amore. Siamo andati avanti alcune settimane fino a quando non abbiamo trovato la macchina di Jason. All'interno c'erano un sacco di blocchi di droga, ma questo non è essenziale ora, e la sua giacca. Juhghead, all'interno di una tasca, ha trovato una chiavetta. E' lì c'è la prova schiacciante che incarcera Clifford per l'omicidio del figlio e di Polly>
<Oh mio dio> dice aprendo la bocca e buttando la testa sul tavolo.
Comincia a singhiozzare ed io, tenendo sempre la mia mano legata alla sua, cammino intorno al tavolo per andarla ad abbracciare.
<Betty, amore, ascoltami> alza la testa e mi guarda.
Mi chino e metto la mano libera sul suo ginocchio.
<Cheryl lo sa?> balbetta tra i singhiozzi.
Le asciugo una lacrima con il pollice e scuoto la testa.
<Non lo so> dico sincera
Mi abbraccia forte stringendomi le braccia al collo.
<Grazie> sussurra
I miei occhi, che fino a quel momento sono riusciti a non farmi sembrare debole di fronte all'unica persona a cui devo dare forza, mi stanno cominciando a tradire.
<Scusami> dico finendo la parola senza fiato a causa del nodo in gola che mi si sta formando.
<Non dirlo, lo so mamma. Grazie di avermelo detto. Grazie di essere stata sincera con me, questa volta>
<Non mentirò più> mi stacco da lei e le porgo il mignolo <Diremo sempre la veirtà, promettiamolo>
Betty inteccia il suo mignolo al mio e lo giura.
<Ti voglio bene> dice
<Pure io, amore, tanto> le scocco un bacio sulla guancia.
Betty si alza dalla sedia, si mette a posto i pantaloni, si stringe leggemente di più la coda di cavallo.
<Domande?>
Scuote la testa.
Si dirige verso la porta dela cucina e sento il bisogno di dirle un'ultima cosa.
<Cerca di parlargli, Betty> si blocca al 'gli'<Cerca di perdonare pure lui. Ha fatto gli stessi miei sbagli, anzi, i miei sono stati più gravi. Se hai perdonato me, perchè lui non dovrebbe avere il tuo perdono?>
Lei mi guarda negli occhi, si appoggia con la schiena allo stipide della porta.
<In realtà> inizia <Avrei una domanda: posso vedere il video della morte di Jason e Polly?>

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Hey hey!
Come state?
Volevo chiedervi una cosa: c'è qualcosa che non vi sta piacendo della storia. Che ne pensate?
Un bacio, vi voglio bene.
-May 🌹

Distant - Bughead Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora