18. I VECCHI AMORI

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FP.

Il giorno dopo...

Suonano al campanello.

<Ma che diavolo volete? Dovete rompere il cazzo ora? Nemmeno il martedì mattina posso bere in pace>

Mi alzo, ma la testa gira, quindi mi porto una mano sulla fronte, convinto che la stanza possa smettere di girare.

Urto con la spalla il muro del corridoio e faccio cadere un quadro.

Mi giro e lo guardo: eh vabbè, niente di importante.

Il campanello suona di nuovo.

<Sto arrivando cazzo!>

Inciampo nei miei stessi passi, ma riesco a non cadere aggrappandomi alla maniglia.

Apro la porta.

<Chiunque tu sia, ti conviene avere un buon motivo per...Alice...>

Cosa cazzo ci fa qua?

Ma lei non era da qualche parte in giro negli Stati Uniti?

Ma è veramente lei, oppure e frutto della mia sbornia?

<Cosa diamine ci fa Alice Cooper qua, davanti alla porta di casa mia?> biascico, la guardo negli occhi e le faccio un piccolo sorrisino.

<Smith, Jones. Alice Smith>

Rido, mi giro e le faccio cenno di entrare.

La vedo che si guarda intorno, e so già cosa pensa.

<Sì, ok. Ho ricominciato a bere, va bene?>

È venuta qua per giudicarmi?

Tranquilla biondina, c'è già mio figlio che lo fa.

<O forse non hai mai smesso...> sussurra, forse un po' troppo forte perché quelle parole mi arrivano alle orecchie.

Cosa cazzo vuole?

Mi fermo sulla porta della cucina e mi giro per guardarla.

<Cosa cazzo ci fai qua?> sbotto.

<Intanto ti calmi, ok? Stai zitto e siediti> dice indicando una delle sedie del tavolo in cucina.

Wow, non è cambiata per niente.

<Sempre la solita, eh? In qualsiasi città tu sia scappata, vedo che non ti ha cambiato. Sempre stronza rimani> sbuffo, ma ridendo.

Lei mi guarda in cagnesco.

<Mi vuoi dire dove sei stata per 17 anni, Alice?> azzardo a chiederle.

Forse è più una supplica che una domanda. Ho provato tante volte a farmelo dire, ma niente. Non me lo ha mai confessato.

<Non sono cazzi tuoi, ok? Devi solo darmi una mano>

Rido.

<Alice Smith che chiede aiuto? Oh mio dio, deve essere successo qualcosa di davvero brutto...> rido e bevo un'altro sorso di birra da una lattina al centro del tavolo. Non so da quanto sia qui, in verità.

<Polly è morta> la sua voce è fredda. I suoi occhi non trasparono nessuna emozione.

<Cazzo!> sussurro. La lattina mi cade a terra.

Vorrei dirle tante altre cose, ma la mia voce non esce.

Lei mi guarda, ma io abbasso lo sguardo sulle mie mani.

Finalmente ritrovo la voce.

<Come...quando...io non sap...>

<Qualche mese fa, FP. Incidente d'auto, ma...> le trema la voce.

Distant - Bughead Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora