40. PROBLEMI ADOLESCENZIALI

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Toni.

Ho bisogno di Jug. Non ce la faccio più.

Sono nel vialetto di casa e cammino avanti e indietro. Sto stringendo tanto il mio braccio da ferirmi con le unghie.

Ho il fiato corto e non riesco a espandere il petto quanto vorrei. Come se fossi rinchiusa in una scatola piccola piccola.

Jug, muoviti per favore.

<Toni! Toni!>

Non faccio in tempo a girarmi per guardarlo che lui mi prende e mi stringe le braccia intorno al corpo.

Appoggio la testa sul suo petto e respiro il suo profumo.

<Toni, tesoro, che succede?> mi chiede.

Come glielo spiego?
Non riesco a parlare.

Non so nemmeno come la mia voce sia uscita prima, al telefono.

Allento la presa al mio braccio, ma ormai le unghie hanno fatto il loro lavoro. Non lo faccio sempre, solo quando vado in panico.

Mi prende il viso tra le mani.
Guarda il mio braccio con i segni bianchi delle unghie e ci passa sopra l'indice.

<Toni, dimmi cosa diavolo è successo> mi supplica.

Mi giro e guardo la porta di casa mia. Il mio sguardo ritorna sui suoi occhi verdi.

<Cosa diavolo ti hanno fatto?>

Mi prende per mano e ci andiamo a sedere dietro un cespuglio nel campo dietro casa mia. Quando stiamo insieme veniamo sempre qua: isolato dal resto della via, abbastanza vicino a casa mia per andare a fare rifornimento quando Jug finisce il cibo che portiamo, ma abbastanza lontano da dimenticare di avere una famiglia così del cazzo.

A me basta Jughead e sono felice.
Ci sediamo. Poso la testa sulle sue gambe e mi stendo.

<Allora...> comincia <Toni, potresti dirmi cosa diamine è successo?>

Una lacrima mi scende ed io la asciugo con un gesto goffo.

<Jughead, io non ce la faccio più. Davvero. Li odio. Odio lei e odio lui> singhiozzo.

<Vorrei solo avere una famiglia normale. Dovrebbero essere felici solamente sapendo che io sono felice, ma non è così. Cosa cazzo ho fatto per meritarmi dei genitori del genere!> vorrebbe urlare l'ultima frase, ma mi esce solo un tono acuto e sforzato.

<Cosa ti hanno detto questa volta?>
Guarda davanti a sé e vedo la rabbia che ha negli occhi. Mi accarezza la testa.

Singhiozzo.

<La mamma mia ha detto che sono una poco di buono, che non dovrei più farmi vedere in giro e che non vede l'ora che questa fase adolescenziale finisca. Mio papà, invece, ha detto che non vorrebbe più vedermi, che se non trovo un posto dove stare mi butta fuori casa. "Lesbica del.."> non riesco a finire la frase che mi ha urlato mio padre prima che io uscissi di casa. Non voglio ripeterla.

Una goccia di qualcosa mi entra nell'occhio ed io mi alzo di scatto. Mi giro verso Jug.

<Amore, no. Non piangere!> lo abbraccio e bacio la sua guancia.

<Che mira che hai, però amico. La tua lacrima ha centrato esattamente il mio occhio> rido e lui mi fa un debole sorriso.

Gli asciugo un'altra lacrima che gli riga il viso.

<Tu ti rendi conto che dovrebbe essere l'incontrario, Jug> dico ridendo, ma con ancora le lacrime agli occhi.

<Dovrei essere io quella che piange a dirotto, non tu> sdrammatizzo e gli tiro un pugno sulla spalla.

Mette una braccio dietro le mie spalle, avvicina la sua testa alla mia e mi bacia i capelli.

È da sempre così: io sto male, lui piange per me ed io lo consolo e poi lui consola me perché si sente in colpa per aver pianto. Io l'avevo detto che lui è il ragazzo più sensibile della Terra. Più fragile di tutti noi messi insieme.   

<Erano ubriachi?> chiede con delicatezza.

<E fatti, credo> aggiungo.
Rido.

Lui mi guarda confuso.

Mi libero dal suo braccio sulla spalla e comincio a ridere ancora più forte, tenendomi la pancia. Lui mi segue a ruota quando capisce che la mia è una risata isterica.

<Io...io sto per venire cacciata di casa perché sono lesbica!> rido

<Oggi ho scoperto che Betty pensa che la lettera l'abbia scritta Archie il Coglione. Ecco perché non mi rivolge ancora la parola!>

Ride ancora più forte ed io lo imito.

<Cosa?!> strillo e ridiamo.

<Io...Io ho dei genitori del cazzo che preferisco bere e farsi piuttosto di amare la loro figlia!>

Ridiamo ancora, ma, poco a poco, le nostre grida diventano singhiozzi e gli occhi di entrambi ridiventanto lucidi.

Ci sdraiamo per terra, uno affianco all'altra e pieghiamo i nostri volti così da poterci guardare negli occhi.

<Potresti venire a vivere da me, Toni> Jughead spezza il silenzio che si era creato.

<Jughead!> scatto in piedi <Sai che non sei il mio tipo> mi metto una mano sul petto e faccio finta di essere sconvolta.

<Cretina!> ridiamo.

Ritorno per terra.

<No, seriamente, potresti venire da me. Niente più droga e niente più omofobia.>

<Però non ti prometto che non ci sarà alcol> aggiunge e ridiamo al pensiero di suo padre mezzo sbronzo sul divano.

Non siamo ragazzi facili. Siamo complessi e con traumi familiari che, per una vita, bastano e avanzano.

Siamo sempre stati l'uno l'unica certezza dell'altra. E mi va bene così. Mi basta lui.

Passiamo almeno mezz'ora in silenzio, poi decidiamo di alzarci e andare a casa. Domani abbiamo scuola.

<Sei sicura di non volere venire già stasera a casa?> mi chiede.

<No, Jug. Stasera non ce la faccio. Poi dovrei anche fare i bagagli...No, tesoro, dai. Ti prometto che, però, domani, dopo scuola, porto tutte le cose da te. Ok?>

Mi guarda.

<Ok, puffetta> mi scompiglia i capelli.

<Dai, vai. Domani abbiamo scuola, dobbiamo dormire.>

Si avvicina e mi abbraccia.

Un brivido mi corre lungo la schiena e sento rabbrividire anche il mio migliore amico.

<Che succede?> gli chiedo.

<No, niente. È solo che...>

<Hai un brutto presentimento> continuo la frase.

<Si, come fai a...>

<Ce l'ho anch'io>

Instintivamente ci guardiamo attorno.

<Bene, vado.> mi bacia la testa.

Brutti pensieri mi invadono la mente e la prima cosa che mi viene in mente la urlo.

<Ti voglio bene!>

Si gira.

<Ti voglio bene anch'io> mi fa confuso, ma poi mi strizza l'occhio.

Non so perché, ma ho paura di lasciarlo andare via.

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Ciao ragazzi!
Ecco a voi il nuovo capitolo, spero vi piaccia! 💘
Povera Toni...durante la scrittura sono passata dall'avere il magone per la situazione familiare di Toni a ridere come una deficiente per Jug e Toni che ridono insieme. Li amo 🥺💖
Ma cosa sarà mai questa brutta sensazione di Jug, Alice e Toni?
Boh...
Ci sentiamo domani mattina, amici!
Vi voglio bene
-MAY 🌹

P. S. L'interrogazione è andata moolto bene, amici! Sono felicissimaaa!

Distant - Bughead Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora