La setta delle tre K

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Dapprima furono un paio di piccoli granai a bruciare.

Mick "il picchiatore" aveva capito subito che sarebbe successo: se ne era reso conto nello stesso istante in cui i suoi occhi erano scivolati sul bambolotto di pezza schiacciato rinvenuto sotto il braccio del cadavere di Dominic Trent.

Ecco, aveva pensato allora, è stato appena superato il punto di non ritorno.

Aveva avuto ragione: gli animi dei cittadini bianchi di Dark River, all'apparenza placidi e accondiscendenti, covavano in realtà un odio che aveva radici e tradizioni lontane, ben impiantate nel terreno da anni e anni di discendenze impregnate nel più antico e primordiale razzismo nei confronti -naturalmente- dell'uomo nero.

Era trascorsa una settimana dal ritrovamento del cadavere del povero Dominic Trent. La pista seguita nelle paludi da Rick Davenport e dalla sua partner Jane Debouchy non aveva portato a nulla, e a nulla era servito l'elicottero che Frank Goldsmith aveva chiamato sul posto. Anche gli agenti accorsi in massa non avevano scoperto niente, se non una traccia lasciata da quello che con tutta probabilità era il furgone utilizzato per trasportare Dominic Trent o ciò che restava di lui fin lì. Era una misera scia che andava a perdersi chissà dove lungo la strada statale che conduceva fuori da Dark River, ma se non altro costituiva un elemento su cui lavorare: si cercava un furgone, tanto per cominciare.

Nel frattempo, dunque, era capitato l'inevitabile: la comunità di Dark River, bianca in minoranza, aveva a poco a poco lasciato scivolare sotto la luce del giorno tutto il male e l'ipocrisia che per anni e anni aveva covato dentro di sé.

Così Mick "il picchiatore" se ne stava immobile di fronte al televisore, ad osservare le immagini trasmesse dal notiziario di quel caldo mercoledì di giugno.

<<Il fuoco è stato appiccato durante la notte. Del granaio di proprietà di Raymond Glover non resta più nulla. Lui e la sua famiglia, che dormivano nella piccola abitazione a pochi metri di distanza, sono stati svegliati di soprassalto dall'odore forte di fumo. Ecco le parole pronunciate da Raymond Glover>>:

"È un miracolo che non siamo morti. Non appena mi sono svegliato per il fumo sono corso fuori, verso il granaio. Era avvolto dalle fiamme. È stato allora che li ho visti: quattro, forse anche cinque uomini in piedi di fronte alla mia abitazione. Mi stavano aspettando, capite? Indossavano delle tuniche, forse, o qualcosa di simile. Ciò che è certo è che il loro volto era coperto da quei cappucci. I cappucci che abbiamo conosciuto così bene durante il nostro passato recente. Erano membri del Ku Klux Klan, non ci sono dubbi. E mi fissavano, maledizione. Mi guardavano e rimanevamo immobili."

"Può raccontarci ciò che è successo dopo, Raymond?"

Raymond Glover aveva annuito, abbassando lentamente il capo. Mick, che lo conosceva da anni, aveva provato una fitta forte allo stomaco, insieme a una sensazione di rabbia crescente, devastante. Il suo vecchio amico era sconvolto.

"Avevano dei sassi, ai loro piedi. Non so se li avessero portati da casa o che altro, ma certo non si trattava di pietre presenti nei pressi della mia abitazione. Hanno incominciato a lanciarli contro di me. Sono corso in casa e ho tirato fuori il fucile, intimando alla mia famiglia di non muoversi. Che altro avrei dovuto fare? Mi sono affacciato alla finestra e ho gridato loro che avrei sparato, ma intanto il fumo che proveniva dal granaio continuava ad aumentare, e già quasi faticavo a respirare. Urlavo contro di loro, ma loro restavano fermi, immobili. Guardavano nella mia direzione senza dire nulla. Senza fare nulla.
Erano la rappresentazione del diavolo, se volete saperlo. Se non fossero arrivati i vigili del fuoco che mia moglie aveva chiamato, forse non sarei qui a raccontare questa storia, oggi."

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