L'uomo senza identità

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Da tutte le analisi e da tutti i controlli effettuati a casa di Sue Greyson non emerse nulla. Nessuna traccia, nessun nome, nessun indizio che potesse collegare i vestiti e gli oggetti, compresa quella maschera da cerbiatto, a qualcuno o a qualcosa. Rick e Jane trascorsero gran parte della giornata continuando a parlare con i genitori di Sue, ma non scoprirono altro. Nè sulla persona che due settimane prima era rimasta ad attendere la ragazza nel cuore della notte, né sul modello di automobile che la signora Mary aveva affermato di aver notato guardando dalla finestra.

Nel frattempo, Vincent LaMarca aveva comunicato a Rick che avevano ricevuto tutti i fascicoli, compresi quelli che riguardavano diversi omicidi avvenuti a Dark River e nelle città limitrofe durante gli anni passati. Rimasero d'accordo che avrebbero trascorso il giorno successivo analizzandoli insieme, mentre LaMarca e la sua partner avevano già incominciato a studiare e analizzare i vari casi.

La mattina successiva, Rick era al terminal dell'aeroporto di New Orleans, in attesa di Eleonore. Quando finalmente la vide, in mezzo a tutte le altre persone, la raggiunse e le diede un bacio su una guancia, poi la abbracciò e prese la sua valigia. Si diressero verso l'automobile insieme.

<<È bello rivederti, Ele. Mi sei mancata.>>
<<Anche tu mi sei mancato, papà. Dico sul serio.>>
<<La mamma come sta?>>
Eleonore sorrise, poi scosse la testa.
<<Come al solito. È sempre lei. Non cambia. E poi lo sai, detesto Chicago.>>
<<Già>> disse Rick, annuendo. <<Ma qui... non è tanto meglio, a dire il vero. Non...>>
<<Qui ci sei tu, papà. Ci sono cresciuta. E poi con il college... sarà tutto diverso, dal prossimo anno. Tornerò per il Ringraziamento, per Natale, per Pasqua, per...>>
<<Va bene, va bene. Ho capito. Dovrò rassegnarmi a diventare un vecchio scapolo solitario.>>

Lei  sorrise e lo guardò. Gli era mancato davvero. I suoi ricordi non erano migliorati, però. Non aveva scoperto nulla più di quanto non gli avesse già detto prima di partire. Anche quel dettaglio, che l'aveva tormentata dalla notte di quel fatidico ventitré di giugno, quando lei e gli altri erano stati alle paludi, era rimasto avvolto dall'ombra.

<<Si tratta dei federali, Eleonore. Ora l'F'B.I. lavora con noi al caso. Vogliono ascoltarti. Ti faranno tante domande e dovrai essere sincera e attenta. È davvero molto importante.>>

Lei annuì. Non disse nulla, appoggiò la testa contro il finestrino e chiuse gli occhi. Erano usciti da New Orleans e stavano attraversando la superstrada che correva parallela alla cittadina di Lakeville, prima di Dark River. Campi sconfinati di cotone si estendevano in lontananza, alla loro destra.

<<Che cosa c'è, tesoro?>>
Eleonore scosse la testa. Riaprì gli occhi, si protese in avanti, poi si voltò verso i campi di cotone.

<<Stavo pensando a Trevor, papà. Come è possibile che non si sappia nulla di lui?>>
<<Lo stanno cercando tutti, Ele. Ci sono agenti che si muovono giorno e notte, a Dark River e nelle cittadine vicine. Ma nulla. Non abbiamo niente. Mi dispiace così tanto.>>

Lei scosse la testa. Rick stava per domandarle qualcosa su Sue Greyson, ma Eleonore parlò per prima.

<<È morto, non è così?>>

Lui non rispose.

<<Sono tutti morti. Con tutta probabilità è morto anche lui, soltanto che non lo avete ancora trovato. E io sono viva perché ero a Chicago. Adesso...>>
Aveva iniziato a tremare.
<<No>> la interruppe Rick. <<Non ti succederà nulla, amore. Sarai al sicuro. Te lo prometto. Ci sono io a proteggerti, d'accordo?>>

I campi, adesso, sembravano ancora più grandi e più vicini. In lontananza si poteva vedere la sagoma enorme della CottonLab, la più grande fabbrica di cotone della zona. Sembrava un gigantesco serpente arrotolato su se stesso.

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