Incubo

Nelle paludi

Mick Freeman si domandò quando fosse stata l'ultima volta che aveva percorso quella strada, per raggiungere quella gente.

Sicuramente moltissimo tempo prima; dovevano essere già trascorsi oltre vent'anni.

Quanto corre questo tempo, pensò. E quanto aveva corso fino a pochi giorni prima, quando sua figlia Junet era ancora viva, ancora in mezzo a lui e Tea. Avrebbe rallentato, ora. In maniera drastica, con giorni che sarebbero diventati settimane e le settimane mesi. Sapeva che sarebbe stato inevitabile. Però non si era mai arreso, Mick, in passato. Mai di fronte a una difficoltà. Ora tutto era diverso, certo, perché nulla sarebbe stato paragonabile al dolore che aveva incominciato a germogliare dentro di lui; eppure sentiva che c'era qualcosa che andava di pari passo con quel male.

Rabbia cieca, rabbia fuori controllo. La poteva sentir crescere durante le notti che si inseguivano tutte uguali, con lui seduto in veranda da solo a lasciar trascorrere le ore e osservare il cielo caldo e scuro che sovrastava Dark River. Era rabbia che cresceva senza concedergli tregua o pace, talvolta in fretta e talvolta lenta, dolorosa; ma la riconosceva perfettamente. Sentiva che sarebbe stata quell'emozione violenta a guidarlo, di lì in avanti. La ricerca della vendetta. Non giustizia, no. La giustizia era morta da tempo, per quanto Mick ne sapesse. Ma la vendetta sarebbe stata brutale: di questo era sicuro.

Con la mente intrisa di quei pensieri, Mick aveva guidato da solo nella luce morente del giorno successivo al suo incontro al Blues'n'Beer con Rick. Aveva percorso tutta Station Street superando il centro della cittadina fino a raggiungere la zona delle paludi.

Quando finalmente la distesa dalla quale tutti sapevano che era bene tenersi distanti fu ben visibile di fronte ai suoi occhi, si fermò e spense il motore.
Scese dal vecchio e trascurato pick up che possedeva da una vita e rimase in piedi per qualche minuto, nel silenzio della sera che stava rubando sempre più spazio a quel pigro pomeriggio afoso e umido di giugno.

Chiuse gli occhi e respirò a fondo.

Rivide se stesso venti, trenta anni prima. Allora era soltanto un ragazzino alto, forte, muscoloso e con un pessimo carattere. Era già un tipo solitario, lo era sempre stato. E quella zona, che si estendeva misteriosa di fronte ai suoi occhi, ad di là di una fitta barriera di vegetazione e oltre il pericolo celato dalle paludi, quella era la SUA zona. Lo stesso vecchio ed inquietante luogo che l'aveva visto crescere in fretta, con avidità, e che gli aveva sussurrato all'orecchio storie di ogni genere da raccontare o più probabilmente conservare nel cuore per sempre.

Mick fece qualche passo in avanti, verso i cedri che delimitavano il confine tra la civiltà e il mondo nascosto oltre un confine che nessuno voleva attraversare. Nè a Dark River né in altre cittadine simili. Certo, alcune paludi della Louisiana, conosciute anche con il nome di Bayou, erano addirittura meta per viaggi turistici, con tanto di giro in barca e pullman scoperti dove famiglie felici potevano ammirare infinite schiere di cedri, alti cipressi, mangrovie e magnolie e vegetazione che si alternava passando da aree in cui era molto bassa a zone in cui ci si perdeva tra piante e canali d'acqua. Era addirittura possibile imbattersi in qualche piccolo e innocuo alligatore, di tanto in tanto. Ma le paludi di Dark River, come quelle della vicina Lakeville, non erano così. Erano aree in cui la vegetazione, subito dopo aver superato la barriera iniziale, diventava talmente fitta che guardarsi intorno era pressoché impossibile. Si poteva camminare in mezzo a una serie di bassi cespugli per poi sbucare in una zona melmosa circondata da alti cedri e antichi cipressi, per poi ancora, poco dopo, ritrovarsi in mezzo a zone dove correvano canali d'acqua stretti o larghi, quasi sempre circondati da una vegetazione che nascondeva tutto, compresi gli alligatori - quelli pericolosi però, ben diversi da quelli delle gite turistiche organizzate poco fuori New Orleans.