L'impossibile - Un nuovo omicidio

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Mentre Rick Davenport e Jane Debouchy si apprestavano ad entrare nella villa dei genitori di Sue Greyson, la lama affilata di una piccolo rasoio entrava nella gola di David Ashcroft.

<<David Ashcroft, suppongo>> gli aveva detto la voce della persona che pochi istanti dopo gli avrebbe tolto la vita. L'aveva aspettato di fronte alla porta d'ingresso del suo bell'appartamento, nel centro di Dark River. Ne aveva studiato le abitudini; sapeva che a quell'ora del mattino il buon David era solito rincasare dopo le poche e sempre identiche commissioni di inizio giornata.

<<Ci conosciamo?>> aveva chiesto David, con la sua voce morbida, ferma e gentile.

<<Non ha importanza>> aveva riposto la persona che lo stava aspettando, fissandolo negli occhi, rimanendo immobile di fronte alla porta chiusa dell'appartamento. Lui si era sforzato cercando di capire di chi si trattasse, e tuttavia non era riuscito nell'intento. Vuoto totale.

<<Se dunque non c'è nulla che vuole dirmi, gradirei poter tornare a casa. Si sposti, per favore.>>

Ma la persona non si era spostata, naturalmente. Era rimasta così, immobile, continuando a fissare i suoi piccoli occhi scuri.

<<Va bene, David. Entra pure.>>

Lui era avanzato di qualche passo, esitando.

<<C'è qualcosa... qualcosa che mi vuole chiedere?Forse non osa farlo? Beh, non si faccia problemi. Ha a che fare con la scuola, magari?>>

Aveva fatto un ultimo tentativo per capire di che cosa si trattasse, mentre infilava le chiavi nella toppa. Aveva parlato della scuola perché era stato per tanti anni il preside dell'unica scuola superiore di Dark River, la Regan High School, dopo aver trascorso la parte precedente della propria vita insegnando matematica.

<<Non si tratta della scuola, no. E poi sei in pensione ormai, David.>>

Il tono della persona sconosciuta era cambiato, adesso. Era diventato freddo, in un modo tanto naturale che David aveva provato quasi... sì, paura. Angoscia, in un certo senso.

<<Ma quelli come te non vanno mai in pensione, non è vero?>>

David aveva incominciato a sentire il respiro corto, incerto. Aveva abbassato la maniglia della porta che ora era aperta, e aveva provato a spingere. La persona che gli era davanti, allora, aveva estratto una mano dalla tasca, e lui in quel momento aveva notato che indossava un paio di guanti neri, e allora aveva capito. Aveva finalmente compreso ciò che sarebbe successo di lì a poco. Aveva provato ad urlare ma non ne aveva avuto il tempo. La mano con il guanto, che reggeva un piccolo rasoio affilato, era calata con rapidità incredibile sul suo polso, quello che si stava abbassando sulla maniglia della porta. L'aveva tagliato di netto, e il sangue aveva preso a schizzare fuori, come se uscisse da una fontana.

Era successo tutto in un istante.

David avrebbe voluto urlare ma non ne aveva avuto il tempo.

<<Goditi la tua morte, David.>>

Poi la lama del rasoio, in una frazione di secondo, era penetrata nella sua gola, aprendola da una parte all'altra. Lui si era accasciato a terra mentre chi l'aveva ucciso, come se nulla fosse, si era allontanato da lì.

Era durato tutto davvero poco. La bella palazzina che ospitava l'allenamento di David Ashcroft era stata costruita su due piani, e ogni piano ospitava due appartamenti. Nulla era stato lasciato al caso, naturalmente. Chi l'aveva ucciso aveva studiato tutto, compresi i movimenti abituali dei vicini. In realtà, a quell'ora erano tutti fuori per lavoro, così era stato molto semplice agire. Nessun disturbo, nessun intralcio. Una vittima in più per la ridente Dark River.

A ritrovare il corpo, accasciato in un lago di sangue, furono i due vicini di casa di David, i coniugi Rockefeller. Chiamarono la polizia che giunse insieme ai soccorsi per constatare che non c'era più nulla da fare. David Ashcroft era morto dissanguato, in un'agonia atroce, con tutta probabilità.

Il telefono di Rick squillò nello stesso instante in cui i genitori di Sue Greyson invitavano lui e Jane a sedersi sul divano del salotto, di fronte a loro.

Era il capitano Frank.

<<Rick, dove diavolo sei? C'è stato un altro omicidio, in mattinata. Proprio nel centro della città. Come è possibile? Che cosa sta succedendo in questa fottuta città?>>

Lui si voltò verso Jane, d'istinto.

<<Chi è la vittima?>>
<<L'ex preside Richard Aschcroft. Gola tagliata, polso reciso. Morto in un lago di sangue davanti al proprio appartamento.>>
<<Arriviamo immediatamente. Mandami l'indirizzo.>>

Attaccò, senza smettere di guardare Jane. Non fu necessario che dicesse nulla perché lei aveva già capito e si era già alzata.

<<Dovete scusarci. Una telefonata urgente. Dobbiamo chiedervi di rivederci, forse anche più tardi. Va bene per voi?>> domandò osservando la signora Mary Johnson. Riconobbe in lei, sul suo viso, qualcosa che aveva ormai imparato a conoscere alla perfezione: il senso di rassegnazione. Sapeva che non si trattava di una resa di fronte alla ricerca della verità o della giustizia, no; quelle sarebbero rimaste sempre ben vive in lei e nel marito, alimentate dalla rabbia o dallo sconforto. L'espressione sul viso della madre di Sue Greyson rappresentava piuttosto un senso di rassegnazione molto più vasto, molto più desolante: Rick ebbe come in un flash l'impressione che riguardasse proprio l'esistenza stessa. La sua, quella degli altri, Dark River, il mondo, l'universo. Era come se sul volto di lei fosse stato appiccicato un manifesto, simile a quelli che si attaccano agli alberi quando qualcuno svanisce nel nulla.

Vita, c'era scritto sopra. Anzi, no: vita normale, vita banale, vita semplice. E poi sotto in un grassetto cupo, atroce, soltanto una semplice parola che però era sufficiente a raccontare storie di intere generazioni di persone legate da un momento, da un istante decisivo:

Scomparsa.

E sotto  ancora, scritto in piccolo, un numero di telefono da contattare in caso si avessero notizie. Ecco, era così che Rick immaginava ciò che le famiglie delle vittime erano costrette a portare nel cuore, per il resto dell'esistenza. Mary Johnson e il marito non rappresentavano un'eccezione, ne era certo.

<<Torneremo presto, signora. Sono sicuro che ci aiuterete a mettere insieme i pezzi.>>

Si strinsero la mano e il padre di Sue, Raymond Greyson, li accompagnò alla porta, seguito dalla moglie.

<<Lei é un brav'uomo, detective Davenport>> disse, guardandolo diritto negli occhi, mentre lui era già fuori e Jane già avanti. Gli posò una mano sul braccio e poi gliela strinse intorno con forza, con un'energia sorprendente, inattesa.

<<So che è stupido chiederglielo, ma mi dica che farà tutto quanto in suo potere per rendere giustizia a mia figlia. Per scoprire la verità. La prego. Sarebbe bello se lei...>> si fermò, gli occhi lucidi e il cuore in gola, il respiro rotto. <<Sarebbe bello se lei riuscisse a prometterlo. A me e a mia moglie. Non ci resta nient'altro.>>

E Rick, che non aveva mai voluto far promesse ai parenti delle vittime dei casi di omicidio ai quali aveva lavorato in passato, andò contro le regole che aveva stabilito per sé stesso.

<<Glielo prometto, signor Greyson. Non farò ciò che è in mio potere per scoprire cosa è accaduto a vostra figlia. >> Si fermò, guardò Jane che lo osservava accanto alla Jeep sotto il cielo terso di quella giornata di giugno. <<Io farò l'impossibile>> disse.

Nell'incrociare ancora una volta gli occhi dei genitori di Sue Greyson, gli parve di notare una scintilla nuova, in quel momento.

Una luce solitaria in mezzo all'oscurità.

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