In fondo all'abisso

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La baracca era molto piccola all'interno. Un angolo per la cucina, un divano, niente tv, un paio di finestre e un letto. C'era poi una porta che dava sul retro e fu lì che Sheila accompagnò Mick.

<<Grazie, Sheila>> le disse lui.
Lei annuì con un cenno del capo e poi si allontanò, lasciandolo solo mentre usciva all'esterno.

Seduta su una vecchia sedia a dondolo, una donna di colore molto anziana e dalla corporatura estremamente esile contemplava lo scorrere del piccolo e stretto canale d'acqua di fronte a sé.

<<Tutto scorre, Mick Freeman>> disse senza voltarsi, mentre Mick era ancora alle sue spalle. <<Come l'acqua, come il tempo. Tutto scorre, ricordalo. Tutto passa, prima o poi.>>

Lui esitò per qualche istante, ma non era sorpreso. A differenza del suo amico Rick Davenport, sapeva e soprattutto credeva che tutto ciò che sarebbe successo di lì a poco fosse possibile.

<<Celebratrice>> disse avvicinandosi.

Era la Celebratrice in persona. Lei non si voltò a guardarlo.

<<Prendi una sedia, Mick. Siedi accanto a me. Vorrei godere di questo tramonto.>>

Lui non rispose e obbedì. Afferrò una delle sedie in legno che si trovava all'interno della baracca e la portò fuori. La posizionò accanto alla sedia a dondolo occupata dalla donna. Si sedette e la guardò: era più o meno come la ricordava. Il tempo non aveva infierito su di lei, a dire il vero. Anzi, sembrava che fosse stato clemente.

<<Com'è stato tornare qui, Mick?>> gli domandò, voltandosi per la prima volta verso di lui.

I suoi occhi, piccoli e vispi, erano di un nero intenso e trasmettevano una sensazione di irrequietezza, inquietudine ed estrema pace al tempo stesso. Era la stessa sensazione che lui aveva provato ogni volta che si era ritrovato faccia a faccia con lei da ragazzino.

<<Avrei voluto evitare di venire qui, lo sai>> disse.
La donna non rispose e sollevò lentamente il braccio sinistro.

<<Eri il mio nipote prediletto, Mick. Sono lieta di vedere che sei in salute.>>

Non era davvero un nipote, ma qualcosa di simile, anche se più lontano nel grado della parentela. Un pronipote, probabilmente. Mick non aveva mai indagato su quanto antico e profondo fosse il legame di sangue che lo univa a lei, perché da quando se ne era andato da lì, tutto ciò che aveva cercato di fare era stato rimanere lontano in ogni senso da quella parte di comunità.

<<Tutto torna, Mick. Anche tu. So perché sei qui, naturalmente.>>

Lui la guardò per un istante e intrecciò le dita delle mani. Distese per quanto poté la schiena e inclinò il collo all'indietro. Rimase fermo così per un po', in silenzio, a contemplare il corso d'acqua. Il cielo si era  tinto di arancione da un pezzo, e stava lasciando il posto al buio. Era già piuttosto tardi e per un istante Mick pensò a sua moglie Tea, che lo aspettava a casa da sola. Dormendo, con tutta probabilità.

<<Puoi aiutarmi?>> chiese, continuando a fissare l'acqua.

Ci fu un lungo silenzio tra loro. Un silenzio che racchiudeva ricordi appartenenti a un tempo lontano.
Un'altra vita, pensò Mick.

Ma tutto scorre e prima o poi si torna al punto di partenza.

<<Posso, è probabile. Ciò che è successo a tua figlia...>>

La Celebratrice non terminò la frase. Posò una mano sul braccio di Mick e chiuse gli occhi. Lui rivide per una frazione di secondo il volto sorridente di Junet.

<<È stato orribile, Mick. E in tutta franchezza, ti dico che sono felice che tu sia venuto fin qui. Voglio che tu possa ottenere ciò che desideri, più di tutto il resto.>>
<<Chi l'ha uccisa sta anche cercando di far ricadere la colpa sulla vostra comunità, Celebratrice.>>

Lei alzò ancora una volta la mano, con lentezza. Le sue dita erano lunghe e sottili, quasi scheletriche.

<<Quando il cuore che batte nel petto dell'uomo è marcio, allora il mondo stesso che quell'uomo abita è destinato a marcire. Sento già l'odore dei cadaveri di chi ha ucciso la povera Junet, Mick. Lo posso sentire.>>

<<Vorrei che fosse vero.>>

La donna gli si avvicinò.

<<Cercherò di indicarti la via. Lo farò perché si tratta di te, ragazzo. Questo sangue che ci unisce ha lo stesso colore. Anche se non l'ho mai conosciuta, la ragazza che è diventata tua figlia... era una di noi, per me.>>

Mick annuì e la Celebratrice si alzò. Lui si stupì ancora una volta nel constatare quanto piccola, minuta e incredibilmente magra fosse. La donna sollevò un braccio verso il cielo e indicò uno stormo di pellicani bruni.

<<Stanno scappando. Una tempesta è in arrivo. Sarà meglio rientrare.>>
<<Non ci sono nuvole. È sereno. Non credo che...>>
<<Arriverà la tempesta. Il segreto è proprio credere. Non l'avrai dimenticato, durante questi anni?>>

La sua voce  era bassa e roca. Sembrava quasi provenire da un'altra dimensione, lontana e disturbata come un segnale radio incerto. Ma le sue parole erano sicure e pesanti come macigni. Non ammettevano repliche.

<<Lei non tornerà, Mick. Comunque andranno le cose, non tornerà più. Non in questa vita, almeno. Dovrai trovare la forza per andare avanti, perché io so che hai ancora tanto da dare.>>

Silenzio. Secco, apatico, morto.

<<Dovrò>> rispose infine. <<Ci proverò.>>

Allora successe qualcosa di strano. Il cielo si oscurò per un istante e un'aria fredda, come non si sentiva da Natale, soffiò contro di loro.

<<Portami della legna, la trovi in casa, accanto alla porta principiale. Dietro l'angolo, sull'esterno, troverai anche una grossa bacinella. Portamela.>>
<<D'accordo. Altro?>>

La Celebratrice fece un passo verso di lui, e d'un tratto il freddo, veloce come era giunto, svanì.

<<Hai con te qualcosa che apparteneva a tua figlia. Riesco a sentirlo. Sei stato saggio a non dimenticartene. Di che cosa si tratta?>>

Mick sorrise, cercando inutilmente di nascondere tutta la malinconia che si portava dentro.

<<Un paio di orecchini. Erano i suoi preferiti.>>

La donna gli strinse ancora una volta il braccio con la mano fredda e scarna.

<<Avrai la tua vendetta. Dopo, il dolore non passerà. Vedo già una nube nera. Corre veloce verso di noi, ragazzo. Una tempesta sta per arrivare.>>

<<Non ho paura della tempesta. La affronterò. Aiutami a scoprire l'identità di chi ha ucciso mia figlia, e sarò in debito con te per il resto del vita.>>

La Celebratrice avvicinò l'indice alle labbra e fece un rapido gesto con la mano, come a volergli dire di tacere.

<<Portami ciò che ti ho chiesto, Mick. E guarderò per te in fondo all'abisso.>>

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