Scarlett e Noah - Un letto disfatto

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Scarlett lasciò una mancia al cameriere, prese il vassoio e lo appoggiò sul letto. Si guardò allo specchio rendendosi conto soltanto in quell'istante, dal nero riflesso alle proprie spalle, che doveva essere già sera inoltrata.

Il sogno l'aveva fatta tremare. Era soltanto un groviglio di sensazioni terribili alle quali doveva essere abituata, soltanto che lei non si era mai abituata.

Non si sarebbe mai abituata.

Prese il toast, ne mangiò una buona parte, poi andò verso il frigobar e estrasse una birra. La aprì, lasciò scivolare giù un lungo sorso e infine si sedette sul letto.

Le luci di Dark River accendevano timide il cuore della cittadina, permettendole di rituffarsi in mezzo ad immagini che continuavano a riaffacciarsi in lei.

Diciannove anni sono tanti, pensò. Ma tanti per che cosa, poi?

Per dimenticare?

Per ricordare, piuttosto.

Si alzò, percorse la distanza che la separava dallo specchio e rimase immobile a guardarsi, ancora una volta.

I capelli neri le scivolavano sulle spalle. Le braccia magre erano distese parallele al corpo, esile ma attraente al tempo stesso. Indossava soltanto una canottiera bianca e un paio di mutandine nere. Sentiva il caldo come se fosse giorno, anche se sapeva che di notte era meno intenso.

Pensò all'ultima sera che aveva trascorso nel Maine, e a come lei e Noah avessero fatto l'amore a casa di lui. Noah insegnava letteratura moderna all'università di Portland, e si erano conosciuti molto tempo prima, quando lei era ancora una studentessa del primo anno. Avevano iniziato a frequentarsi per caso, un caffè preso al volo durante una delle tante mattinate condivise in facoltà. Si erano piaciuti subito, ma non era stato facile per lei. Nessuna relazione della sua vita lo era stata. Noah era un uomo attraente, non c'era dubbio. Ma non era una questione fisica, non soltanto, almeno. Aveva quel carisma tipico di chi con uno sguardo e senza pronunciare una parola ha già detto tutto. Scarlett aveva imparato a lasciarsi andare con lui ed era stato bello, soprattutto durante i primi tempi, soprattutto le prime volte. Si erano dati tanto a vicenda, si erano scoperti regalandosi tempo e momenti indimenticabili; scambiandosi spazi e odori, colori, sapori, amori, canzoni, poesie. Noah faceva l'amore come piaceva a lei. C'era passione nel suo modo di essere e le parole potevano non contare nulla. Poteva creare un incendio dentro di lei con un gesto, con un movimento, con una carezza sola, ma lunga, atroce. Così Scarlett si accendeva e in quei momenti era libera. Riusciva anche a non pensare, qualche volta. Per qualche ora. Fumava una sigaretta con lui, accanto a lui, nel letto disfatto. Rimaneva in silenzio ad osservare il soffitto esausta ma soddisfatta, stanca ma felice, e allora univa con il pensiero le stelle che dalla mansarda facevano capolino contro il cielo. Poi però Noah si rialzava, si faceva una doccia e andava via. Correva a spiegare il senso di qualche poesia a qualche studentessa nuova, e allora lei tornava ad essere la ragazza dalla quale ogni giorno cercava di fuggire.

La ragazza di Dark River, la ragazza delle mosche.

Si voltò, senza togliere gli occhi dallo specchio.
Si piaceva, o forse no. Non ne era mai sicura.

E Noah sapeva far bene l'amore, è vero. Lo faceva così dannatamente bene, lo faceva come se non ci fosse un domani. Ma era noioso, dopotutto. Ed era soltanto quello per lei. Era così anche per lui e naturalmente a lui stava bene. Stava bene anche a lei, sarebbe stata ipocrita a dire il contrario. Ma...

Scarlett fece un passo indietro e si guardò i piedi, scalzi. Sentì il freddo incredibile del pavimento e come poteva essere? Con quel caldo? E allora capì che il pavimento non c'entrava nulla e che quello doveva essere per forza un altro tipo di freddo.

Quello che si portava dentro.

Sognava l'amore, probabilmente. Come ogni ragazza di vent'anni o di trenta o di cento.

Come tutti.

Si sedette ancora sul letto, si rialzò e si avvicinò al balcone della stanza di albergo che aveva prenotato per una o due notti, il tempo che le serviva prima di sistemarsi nella villa che Marie, la sua migliore amica del periodo in cui abitava a Dark River, le avrebbe lasciato a disposizione. Uscì e respirò l'aria di giugno, permettendo che gli occhi si perdessero per un po' tra le luci che accendevano quella riva di Mississipi che si stendeva lunghissima di fronte a lei.

<<Quanto pensi di fermarti?>> le aveva chiesto Noah, sdraiato sul letto, con la testa appoggiata contro il suo seno nudo.

Ma lei non aveva risposto. Aveva chiuso gli occhi. Lui le aveva accarezzato le spalle, preannunciando qualcosa di simile a un massaggio, ma più intenso. La tranquillizzava e la eccitava al tempo stesso. Gli voleva bene, in più modi. Non abbastanza da rimanere per lui, però.

<<Ci rivedremo?>> le aveva domandato, senza vibrazioni nella voce. Senza nulla che potesse lasciar intuire anche in modo vago i suoi pensieri di quel momento.

Lei si era spostata un po'. Si era rivestita, poi si era accovacciata sul letto, le braccia intorno alle ginocchia.

<<Non lo so, Noah>> gli aveva risposto, in un filo di voce.

Una luce sul fiume attirò l'attenzione di Scarlett riportandola alla realtà. Era sempre stata lì ma lei l'aveva notata soltanto in quel momento.

Era la luce di un grande battello ormeggiato sulla sponda. Se si sforzava, poteva leggere il nome sul lato dell'imbarcazione, scritto a grandi lettere.

Si chiamava NewStar.

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