Coltello da caccia

176 31 9
                                    

L'automobile scura si era fermata in mezzo alla strada. Il guidatore li aveva fatti salire dopo aver abbassato il finestrino e dopo averli osservati per un istante: lui ferito ovunque e lei nuda dalla vita in giù. Già in quel momento Trevor avrebbe dovuto insospettirsi.

Chiunque avrebbe posto loro qualche domanda più approfondita, dopotutto.
Chiunque.

Invece l'uomo alla guida aveva aperto la portiera, e aveva lasciato che Trevor si sedesse davanti e che lei andasse ad occupare il sedile posteriore.

<<Che cosa vi è successo?>> aveva domandato, placidamente.

Trevor l'aveva guardato per alcuni istanti. Era un uomo elegante, distinto, di mezza età. Indossava una t- shirt bianca e un paio di pantaloncini corti. Gli ricordava i giocatori di golf che ogni tanto vedeva alla tv. Portava i capelli tagliati a spazzola. Erano brizzolati.

<<Noi... oh, io... non lo so, non lo so>> aveva risposto, senza nascondere l'agitazione nella voce. La ragazza aveva appoggiato la testa contro il finestrino e chiuso gli occhi. Stava male. Era dolorante, ovunque. E ferita, per tutte le percosse subite.

<<Una villa, da qualche parte qui vicino. Degli uomini mascherati, loro... non lo so, sono... Credo che abbiano ucciso i nostri amici. Credo che...>>

Si era interrotto. L'uomo alla guida non aveva detto nulla. Era rimasto sempre in silenzio.

<<Abbiamo bisogno di un dottore. Dobbiamo andare all'ospedale. La ragazza è...>>
<<Certo. Lo vedo. Bene, vi accompagno all'ospedale, allora?>>
<<Grazie>> aveva risposto Trevor, cercando di ritrovare un barlume di lucidità. Continuava a guardarsi indietro.

<<Dove siamo?>>
<<Tra Lakeville e Dark River. Questa è la strada statale. Andremo all'ospedale di Dark River.>>
<<Grazie. È gentile, dico sul serio. Se non fosse stato per lei...>>
<<Oh, non c'è di che>> aveva risposto l'uomo, accennando un sorriso.
<<N... non... non ero sola, nella villa>> aveva detto all'improvviso la ragazza.

E Trevor si era stupito di non averci ancora pensato. Si era convinto che non fosse ancora arrivato a quella conclusione tanto ovvia a causa della paura e della tensione che aveva accumulato, ma non avrebbe più potuto perdere tempo.

<<Dobbiamo chiamare la polizia, immediatamente>> aveva detto.

D'istinto, aveva infilato le mani nelle tasche dei jeans, come a cercare il telefono, che naturalmente non aveva più.

<<La polizia?>> aveva domandato l'uomo.
<<Sì. Ci hanno aggrediti, rapiti, tenuti chiusi da qualche parte in quella casa. Lei è stata violentata, picchiata. I miei amici sono...>>

L'uomo aveva ascoltato con molta attenzione. Aveva annuito con un movimento appena distinguibile del capo. Trevor si era voltato per una frazione di secondo verso il lato del finestrino e aveva osservato la strada che correva via, oscura. Non era del tutto certo che fosse la strada statale che collegava Lakeville a Dark River, ma era molto buio e avrebbe potuto sbagliarsi.

<<Dobbiamo chiamare la polizia, signore. Vorrebbe farlo lei per noi? Non abbiamo il telefono. L'hanno preso loro.>>

L'uomo aveva esitato per un istante e poi si era voltato verso Trevor.

<<Disgraziatamente>> aveva risposto con calma, <<non l'ho portato con me.>>

Trevor aveva provato una fitta allo stomaco. Era tornato ad osservare quell'uomo che sembrava così distinto, così perbene. Aveva osservato anche l'interno dell'automobile. Doveva essere una Chevrolet. C'era una fotografia al centro di un ciondolo appeso allo specchietto di mezzo. Era l'immagine di una bella bambina bionda, che avrà avuto cinque o sei anni.

<<È sua figlia?>> aveva domandato.
L'uomo aveva annuito.
Trevor, con la coda dell'occhio, aveva guardato verso la ragazza sul sedile posteriore. Era in silenzio, ma si era messa a sedere e aveva riaperto gli occhi.

<<Dove stava andando, a quest'ora?>> gli aveva domandato, tornando ad osservarlo.

Mentre aspettava che l'uomo rispondesse, Trevor si era accorto che l'automobile era appena uscita dalla strada principale per imboccare un'altra strada perpendicolare, secondaria. Era stretta e buia.

<<Dove stiamo andando?>>
<<Te l'ho detto. A Dark River. All'ospedale.>>
<<Non conosco questa strada.>>

L'uomo al volante aveva sorriso.

<<Non ti preoccupare. Io la conosco molto bene. È frequentata da alcune prostitute, in genere. Ma prima non ne ho viste.>>

Trevor aveva sentito la gola seccarsi e le mani sudare. La ragazza aveva provato una sensazione travolgente di panico, udendo quelle parole.

<<Prostitute, eh?>> aveva detto Trevor.
<<Sì, ragazzo. Piacciono anche a te?>>

Lui aveva chiuso gli occhi e trattenuto il respiro per una frazione di secondo. Sentiva le mani che tremavano.

<<Ha una figlia>> aveva risposto, guardando la fotografia appesa nel ciondolo. <<Non pensa a lei? Non...>>
<<Oh, ma certo. Certo che ci penso. Ma lei adesso dorme.>>

Aveva fatto fatica, Trevor, a prendere atto di quella nuova realtà. Ci aveva impiegato un po', poi aveva capito. Quell'uomo era stato chiamato dagli altri. Evidentemente non abitava lontano, e di certo non arrivava dalla villa perché proveniva dalla direzione opposta.
Trevor aveva chiuso gli occhi ancora una volta, e quando li aveva riaperti aveva visto che il sentiero imboccato dall'automobile diventava sempre più sterrato e più isolato da tutto il resto, e più oscuro.

Al termine di esso, pochi metri davanti a loro, c'era il fiume.

<<Ci siamo quasi>> aveva detto l'uomo.
<<Le portiere sono bloccate. Se ora provi a muoverti, o a reagire, o a fare qualunque cosa, dopo averti ucciso andrò dalla tua famiglia, ragazzino. Abbiamo i tuoi dati, i tuoi oggetti personali. Sappiamo tutto di te. Mi occuperò di tua madre in tutti i modi più belli e piacevoli. Piacevoli per me, si intende. Poi le taglierò la gola. Le taglierò anche la testa, e la appoggerò sul tavolo del salotto. Mi siederò e stapperò una birra aspettando tuo padre. Magari a lui sparerò soltanto in mezzo agli occhi, prima di farlo a pezzi. Così, sai, per riposarmi. Che cosa ne pensi? Se invece starai buono buono, morirai con dignità e la tua famiglia vivrà. Te lo prometto. Sono di parola, sai?>>

Trevor aveva provato un folle bisogno improvviso di piangere.

Era troppo.

<<Per quanto riguarda la tua amica qui dietro, beh, vedo che è già pronta. Sai, avevo davvero voglia di incontrare una di quelle prostituite, ma devono aver trovato un'altra zona. Non è un posto così tranquillo, questo, dopotutto. Quando dalla villa mi hanno chiamato perché mi occupassi di voi, mi hanno anche detto che dopo avrei trovato direttamente in casa ciò di cui avevo bisogno. Ma pensandoci bene, credo che ne farò a meno. Mi farò bastare questa povera sgualdrina qui dietro. Sarà molto, molto doloroso. Per lei.>>

L'uomo aveva spento il motore. Dal cassetto della portiera aveva estratto un coltello.

Era un coltello spesso. Da caccia.

IncuboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora