The Boy Who Lived

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2nd May 1998 - Settimo anno
Tutti sferravano colpi a desrta e a manca e io ero fiera di combattere spalla a spalla con mio cugino, Draco Malfoy. Combattevo per Tonks, per Fred, per Remus che mi avevano lasciato e per il piccolo Teddy che mi aspettava a casa. Mi unì alla McGonagalli, Kingsley, Lumacorno e Molly Weasley nel comabattere contro Voldemort. Laciò un potente incantesimo che ci sbalzò indietro, poi arrivò Harry e i combattimenti finirono lì perchè chiunque voleva assistere a quel duello. Voldemort e Harry si guardarono e cominciarono a muoversi in cerchio uno di fronte all'altro.
-Non voglio aiuto- disse Harry, e nel silenzio assoluto la sua voce risuonò come uno squillo di tromba.
-Deve andare così. Devo essere io-. Voldemort sibilò, gli occhi rossi spalancati.
-Potter non voleva dire questo. Non è così che si comporta, vero? Chi userai come scudo oggi, Potter?-
-Nessuno- rispose Harry semplicemente.
-Non ci sono altri Horcrux. Siamo solo tu e io. Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive, e uno di noi sta per andarsene per sempre...-
-Uno di noi?- lo schernì Voldemort. Ogni suo muscolo era teso e i suoi occhi rossi erano immobili: un serpente pronto a colpire.
-Pensi che sarai tu, vero, il Ragazzo Che È Sopravvissuto per caso, solo perché Silente tirava i fili?-
-È stato un caso quando mia madre morì per salvarmi?- chiese Harry. Continuavano a spostarsi di lato, tutti e due, disegnando un cerchio perfetto, mantenendo la stessa distanza l'uno dall'altro. Per Harry esisteva solo il volto di Voldemort.
-Un caso che io abbia deciso di combattere in quel cimitero? Un caso che io non mi sia difeso questa notte, eppure sia sopravvissuto, e tornato per combattere di nuovo?-
-Casi!- urlò Voldemort, ma ancora non colpì, e la folla era come pietrificata, delle centinaia di persone che riempivano la Sala sembrava che solo loro due respirassero.
-Casi e fortuna e il fatto che ti sei rannicchiato a frignare dietro le gonne di uomini e donne più grandi di te, e hai lasciato che io li uccidessi al posto tuo!-
-Non ucciderai nessun altro questa notte- ribatté Harry. Ancora si muovevano in cerchio e si fissavano, occhi verdi dentro occhi rossi.
-Non potrai uccidere nessuno di loro, mai più. Non capisci? Ero pronto a morire per impedirti di fare del male a queste persone...-
-Ma non l'hai fatto!-
-... era mia intenzione, ed è questo che importa. Ho fatto quello che ha fatto mia madre. Sono protetti da te. Non hai notato che nessuno dei tuoi incantesimi funziona su di loro? Non puoi torturarli. Non puoi toccarli. Non impari dai tuoi errori, Riddle, vero?-
-Tu osi...-
-Sì, io oso- continuò Harry.
-Io so cose che tu non sai, Tom Riddle. Io so molte cose importanti che tu non sai. Vuoi sentirne qualcuna, prima di commettere un altro grosso errore?- Voldemort non parlò ma continuò a muoversi in cerchio, e Harry seppe di averlo ipnotizzato, per il momento pendeva dalle sue labbra, trattenuto dalla vaghissima possibilità che Harry conoscesse davvero un ultimo segreto.
-È di nuovo l'amore?- ringhiò Voldemort, il volto da serpente contorto in una smorfia di scherno.
-La soluzione preferita di Silente, l'amore, che a sentir lui vince la morte. Ma l'amore non gli ha impedito di cadere dalla Torre e andare in pezzi come una vecchia statuina di cera. L'amore non ha impedito a me di schiacciare quella Mezzosangue di tua madre come uno scarafaggio, Potter... e pare che nessuno ti ami abbastanza da farsi avanti, questa volta, a prendersi la mia maledizione. Quindi che cosa ti impedirà di morire adesso, quando colpirò?-
-Una cosa sola- rispose Harry, e ancora si fronteggiavano, assorti l'uno nell'altro, separati soltanto dall'ultimo segreto.
-Se non è l'amore che ti salverà, questa volta- insisté Voldemort, -devi credere di avere una magia che io non ho, o un'arma più potente della mia-.
-Credo entrambe le cose- ribatté Harry, e vide la sorpresa balenare sul volto di serpe e dissiparsi all'istante; Voldemort scoppiò a ridere e il suono fu più spaventoso delle sue urla; folle e privo di gioia, echeggiò nella Sala silenziosa.
-Tu credi di conoscere più magie di me?- chiese.
-Di me, di Lord Voldemort, che ha compiuto magie che Silente stesso non si era nemmeno sognato?-
-Oh, se l'era sognato eccome- rispose Harry, -ma lui ne sapeva più di te, abbastanza da non fare quello che hai fatto tu-.
-Vuoi dire che era un debole!- urlò Voldemort.
-Troppo debole per osare, troppo debole per prendere ciò che avrebbe potuto essere suo e invece sarà mio!-
-No, era più intelligente di te. Era un mago migliore, un uomo migliore-.
-Io ho provocato la morte di Albus Silente!-
-È quello che credi. Ma ti sbagli-. Per la prima volta, la folla che li attorniava si mosse e le centinaia di persone lungo le pareti respirarono come una sola.
-Silente è morto!- Voldemort sputò queste parole contro Harry come se gli potessero provocare un dolore insopportabile.
-Il suo corpo marcisce nella tomba di marmo vicino a questo castello, io l'ho visto, Potter, e non tornerà!-
-Certo, Silente è morto- rispose Harry tranquillo, -ma non l'hai fatto uccidere tu. Ha scelto lui come morire, con mesi di anticipo, ha programmato tutto con l'uomo che credevi fosse il tuo servo-.
-Che sogno infantile è questo?- chiese Voldemort, ma ancora non colpì, e i suoi occhi rossi non si staccavano da Harry.
-Severus Piton non era tuo- spiegò Harry.
-Piton era di Silente, di Silente dal momento in cui hai cominciato a dare la caccia a mia madre. E non te ne sei mai accorto, per via della cosa che non puoi capire. Non hai mai visto Piton evocare un Patronus, vero, Riddle?- Voldemort non rispose. Continuavano a girare come lupi pronti a sbranarsi.
-Il Patronus di Piton era una cerva- continuò Harry, -come quello di mia madre, perché lui l'ha amata per tutta la vita, da quando erano bambini. Avresti dovuto capirlo- aggiunse, vedendo le narici di Voldemort vibrare.
-Ti aveva chiesto di risparmiarla, no?-
-La desiderava, tutto qui- lo schernì Voldemort, -ma quando lei morì, convenne che esistevano altre donne, di sangue più puro, più degne di lui...-
-Naturale che ti abbia detto questo, ma è stato la spia di Silente dal momento in cui la minacciasti e da allora ha lavorato contro di te! Silente stava già morendo quando Piton l'ha finito!-
-Non ha importanza!- strillò Voldemort. Aveva seguito ogni parola con attenzione rapita, ma ora scoppiò in una risata stridula e folle.
-Non ha importanza se Piton fosse mio o di Silente, o quali insignificanti ostacoli abbiano cercato di mettere sul mio cammino! Io li ho schiacciati come ho schiacciato tua madre, il presunto grande amore di Piton! Oh, ma tutto torna, Potter, e in modi che tu non comprendi!-
-Silente stava cercando di tenere lontana da me la Bacchetta di Sambuco! Voleva che fosse Piton il vero padrone della Bacchetta! Ma io sono arrivato prima di te, ragazzino... l'ho trovata prima di te, ho capito la verità prima di te. Ho ucciso Severus Piton tre ore fa e la Bacchetta di Sambuco, la Stecca della Morte, la Bacchetta del Destino è davvero mia! L'ultimo piano di Silente è andato storto, Harry Potter!-
-Sì, è vero- concesse Harry.
-Hai ragione. Ma prima che tu provi a uccidermi, ti consiglio di pensare a quello che hai fatto... pensaci, e cerca in te un po' di rimorso, Riddle...-
-Che cosa?- Di tutte le cose che Harry gli aveva detto, più di ogni rivelazione o insulto, niente sorprese Voldemort come questa. Harry vide le sue pupille ridursi a fessure sottili, la pelle attorno agli occhi sbiancare.
-È la tua ultima possibilità- continuò Harry, -tutto ciò che ti resta... ho visto quello che sarai altrimenti... sii un uomo... cerca... cerca un po' di rimorso...-
-Tu osi...?- ripeté Voldemort.
-Sì, oso- rispose Harry, -perché l'ultimo piano di Silente non si è ritorto contro di me. Si è ritorto contro di te, Riddle-. La mano di Voldemort tremò sulla Bacchetta di Sambuco e Harry strinse forte quella di Draco. Capì che era questione di secondi.
-Quella bacchetta non funziona ancora bene perché hai assassinato la persona sbagliata. Severus Piton non è mai stato il vero padrone della Bacchetta di Sambuco. Non ha mai sconfitto Silente-.
-L'ha ucciso...-
-Non mi ascolti? Piton non ha mai sconfitto Silente! Hanno deciso insieme la sua morte! Silente voleva morire imbattuto, essere l'ultimo vero padrone della Bacchetta! Se tutto fosse andato come previsto, il potere della Bacchetta sarebbe morto con luì, perché non gli sarebbe mai stata vinta!-
-Ma allora, Potter, è come se Silente l'avesse consegnata a me!- La voce di Voldemort era intrisa di piacere malvagio.
-Io ho rubato la Bacchetta dalla tomba del suo ultimo padrone! Io l'ho portata via contro il desiderio del suo ultimo padrone! Il suo potere è mio!-
-Ancora non capisci, Riddle? Possedere la Bacchetta non basta! Tenerla, usarla non la rende davvero tua. Non hai sentito Olivander? È la bacchetta che sceglie il mago... la Bacchetta di Sambuco ha riconosciuto un nuovo padrone prima della morte di Silente, qualcuno che non l'ha mai nemmeno sfiorata. Il nuovo padrone ha tolto la Bacchetta a Silente contro la sua volontà, senza mai capire cosa aveva fatto, o che la bacchetta più pericolosa del mondo gli aveva offerto la sua obbedienza...- Il petto di Voldemort si alzò e si abbassò in fretta, e Harry avvertì la maledizione in arrivo, la sentì crescere dentro la bacchetta puntata contro il suo viso.
-Il vero padrone della Bacchetta di Sambuco era Draco Malfoy-. Una vacua sorpresa comparve per un attimo sul viso di Voldemort, poi sparì.
-Ma che importanza ha?- mormorò il Signore Oscuro.
-Anche se tu avessi ragione, Potter, non farebbe alcuna differenza per te e per me. Non hai più la bacchetta di fenice: il nostro sarà un duello di pura abilità... e dopo che avrò ucciso te, potrò occuparmi di Draco Malfoy...- presi la mano di Draco al mio fianco e la strinsi, ora che l'avevo ritrovato non volevo perderlo.
-È troppo tardi- osservò Harry.
-Hai perso l'occasione. Sono arrivato prima io. Ho battuto Draco settimane fa. Gli ho portato via questa-. Harry agitò la bacchetta di biancospino e sentì gli sguardi di tutti i presenti su di essa.
-Quindi è tutto qui, capisci?- sussurrò.
-La bacchetta che hai in mano sa che il suo ultimo proprietario è stato Disarmato? Perché se lo sa... sono io il vero padrone della Bacchetta di Sambuco-. Un bagliore d'oro rosso divampò all'improvviso nel soffitto incantato sopra di loro e uno spicchio di sole accecante apparve sul davanzale della finestra più vicina. La luce colpì i due volti nello stesso momento e quello di Voldemort divenne una macchia infuocata. Harry udì la voce acuta strillare e urlò anche lui la sua speranza estrema verso il cielo, puntando la bacchetta di Draco.
-Avada Kedavra!-
-Expelliarmus!- Lo scoppio fu come un colpo di cannone e le fiamme dorate che eruppero tra loro, al centro esatto del cerchio che avevano disegnato, segnarono il punto in cui gli incantesimi si scontrarono. Harry vide il lampo verde di Voldemort urtare il proprio incantesimo, vide la Bacchetta di Sambuco volare in alto, scura contro l'alba, roteare come la testa di Nagini contro il soffitto incantato, verso il padrone che non avrebbe ucciso, che finalmente ne entrava in pieno possesso. E Harry, con l'infallibile abilità del Cercatore, la prese al volo con la mano libera mentre Voldemort cadeva all'indietro, le braccia spalancate, le pupille a fessura degli occhi scarlatti che si giravano verso l'alto. Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il guscio vuoto del suo nemico. Un vibrante secondo di silenzio, lo stupore sospeso, poi il tumulto esplose attorno a Harry, le urla, l'esultanza e i ruggiti dei presenti lacerarono l'aria. L'ardente sole nuovo incendiò le finestre mentre tutti avanzavano verso di lui, e i primi a raggiungerlo furono Ron e Hermione, le loro braccia ad avvolgerlo, le loro urla incomprensibili ad assordarlo. Poi Ginny, Neville e Luna, e poi gli altri Weasley e Hagrid, e Kingsley e la McGranitt e Vitious e la Sprite; Harry non riusciva a capire una parola di quello che stavano urlando, né quali mani lo afferravano, lo tiravano, cercavano di abbracciarlo: erano in centinaia a premere contro di lui, tutti decisi a toccare il Ragazzo Che È Sopravvissuto, la ragione per cui era davvero finita...

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