Capitolo 38: sono la mia forza

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Non deve essere per niente facile per Draco starmi vicino in questo momento. Lo vedo da come mi guarda che fa difficoltà a capire come mi sento. "Non ho mai avuto un'amicizia che mi legasse così tanto ad una persona da piangere per lei".
Si sta impegnando al massimo per aiutarmi ma fin da subito mi ha detto di non essere in grado di farlo.

A dire il vero nel suo piccolo ci sta riuscendo. Il solo sapere che sta facendo il possibile, pur non essendo nella sua natura, mi fa sorridere. È impacciato a dire il vero, ma tenero. Mi tratta come se fossi di porcellana.

Sono in stanza da sola da un po'. Ho promesso ad Eveline, Draco e soprattutto alla professoressa McGranitt che da lunedì ricomincio le lezioni. Ma avevo davvero bisogno di un po' di tempo per metabolizzare e incassare il colpo.

G: "Adesso tu scendi da quel cavolo di letto e riprendi in mano la tua cazzo di vita."

Mi alzo di scatto per la paura.

I: "Oddio Ginny. Che infarto" ero persa nei miei pensieri e non mi aspettavo che entrasse nessuno dato che Ev e Draco sono impegnati.

H: "È servito. Almeno ora sei in piedi." dice Herm sbucando da dietro la porta.

Alzo gli occhi al cielo e trono a sedermi.

I: "Se siete qui per convincermi a parlare con Harry siete fuori strada. Non c'è niente che possa fare per rimediare senza perderci qualcosa."

G: "Ciao anche a te, siamo le tue amiche. Quelle a cui non hai detto nulla della tua relazione segreta ma che sono comunque qua a tirarti su il morale perché non sopportano di vederti giù"

Sospiro rassegnata nascondendo un mezzo sorriso di ringraziamento.

I: "Tanto non c'è molto che possiate fare. Le ho già pensate tutte. È inutile"

G: "Da quando sei così pessimista signorinella?"

I: "Non sono pessimista, sono realista"

H: "È la scusa che usano i pessimisti per nascondere il loro temperamento"

Sbuffo. Non sono in vena di parlare con loro. Mi sono appena ripresa un po' e non ho intenzione di riparlarne.

Colgono il mio malumore e si ammutoliscono. Ma è troppo tardi, dopo aver cercato di camuffare tutto trattandole ingiustamente male, restare in silenzio fa riattivare gli ingranaggi nel mio cervello e di conseguenza riprendo a piangere, anche perché mi sento in colpa per averle trattate così.

Entrambe vengono ad abbracciarmi: una da un lato e una dall'altro. Le ringrazio mentalmente ma non apro bocca mentre cerco di ricacciare le lacrime da dove sono venute.

Non sono triste molto spesso, ma quando succede è come se mesi e mesi di tristezza repressa mi si rovesciassero addosso. È una cosa più forte di me, non riesco a controllarla.

H: "Ei, va tutto bene" mi dice accarezzandomi la schiena.

I: "No che non va tutti bene, non mi perdonerà mai."

H: "Sai che non è così. Il vostro legame è troppo speciale, troppo forte."

I: "L'ho tradito Herm. Ho tradito la nostra amicizia. E con la persona che meno sopporta sulla faccia della terra"

G: "Metterà da parte l'orgoglio. Ne sono sicura."

I: "Non me lo merito."

H: "Perché non dovresti meritartelo? Non hai di certo scelto volontariamente di innamorarti di lui"

I: "Ma ho scelto di tenerglielo nascosto. Avrei dovuto dirglielo. Mi sono comportata da egoista"

G: "Smettila di inventarti mille scuse per attribuirti la colpa. Non è colpa di nessuno."

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