Capitolo 52: incasinato

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Dopo aver preso il modulo e aver parlato un po' con la McGranitt ci incamminiamo verso le nostre rispettive stanze. 

H: "Buonanotte ragazzi" 

I: "Notte" 

Mentre io ed Eveline parliamo del più e del meno Draco ci segue pensieroso e a testa bassa, un po' in disparte. 

Arrivati davanti all'entrata della nostra Sala Comune, Eveline saluta Draco e mi lascia un po' da sola con lui. 

Non serve che gli chieda di parlare, dal momento che lui per primo mi ha detto che l'avrebbe fatto. Mi avvicino a lui e gli prendo la mano, gliela accarezzo dolcemente e aspetto. 

Dal momento che non inizia il discorso provo ad insitere.

I: "Come va?"

A differenza delle altre volte non cerca di nascondersi e di mantenere la calma, anzi, con uno scatto stacca la sua mano dalla mia e con voce ferma si libera dei pensieri che lo tormentano. 

D: "Non ne posso più di pagare per i miei genitori e per le scelte che ho fatto nel passato. Voglio solo vivere la mia vita liberamente. Ecco come va" ha il tono incattivito, crudele.

Mi spiazza sempre quando fa così, e ancora non so come prenderlo. Potrebbe aver bisogno di un abbraccio e di un bel pianto liberatorio, come di prendere a pugni qualcuno o rompere qualcosa. 

Nuovamente gli lascio il tempo per decidere come affrontare il momento. 

Dopo qualche respiro profondo mi guarda fisso. Nonostante stia imparando ad accettarsi e a raccontarsi ci sono ancora tante cose che non so di lui, e che probabilmente nemmeno lui ha ancora capito di sé stesso.

D: "Sono mesi che sono rinchiuso qui. Mesi che non posso allontanarmi dal castello perché è pieno di persone la fuori che non vogliono altro che farmela pagare. Gente che ha condannato me e la mia famiglia e che vuole vederci morti. Tutti. Gente che non si accontenta di aver spedito mio padre ad Azkaban ma che costringe mia madre a nascondersi e a vivere da reclusa. Gente che ci condanna per essere stati dalla parte di Voldemort e che non ha neanche il coraggio di guardarmi negli occhi, o ancora peggio, gente che è stata dal nostro stesso lato e ora ci disprezza perché abbiamo avuto paura. Cosa avremmo dovuto fare?"

La sua voce è bassa, tremante e fredda. Ogni parola, ogni frase, ogni pausa è avvelenata dal dolore che lo tormenta. Gli occhi sono rossi, un po' per le lacrime che continua a trattenere, un po' per la rabbia che gli scorre nelle vene. 

Come sempre non so cosa dire. Non riesco nemmeno lontanamente ad immaginare come si senta e cosa abbia passato. 

I: "La McGranitt troverà una soluzione se gliene parli, ne sono sicura" cerco di tranquillizzarlo. 

D: "La McGranitt sta già facendo anche troppo. Rischia più di tutti a tenermi qui. Persino il Ministero le ha fatto storie. Volevano controllarmi, mettermi non so che incantesimo di controllo. Mi ha aiutato oltre ogni limite, non voglio che abbia ulteriori pensieri per la testa, ulteriori problemi. Qui conosce la gente e sa come gestire ogni evenienza, ma in un'altro Paese. Non esiste."

Di nuovo lascio che il silenzio lo aiuti a calmarsi. 

D: "E poi rischierei di mettere in pericolo anche te. Se qualcuno scoprisse che sono a piede libero non ci penserebbe a due volte ad attaccarmi."

I: "E allora restiamo qui entrambi."

D: "No. Non ti perdi la gita per colpa mia. Non esiste."

I: "Posso farne a meno. Non ti lascio da solo."

D: "E io non ti lascio restare qui con i tuoi amici che si divertono. E poi può servirti per il tuo futuro."

I: "Non farò mai la dragologa. Posso farne a meno." 

D: "No. Tu ci andrai e ti divertirai."

I: "Draco, smettila di sentirti in colpa per tutto e lascia che io decida da sola a cosa posso rinunciare e a cosa no. Se hai bisogno di compagnia e di sostegno posso fare a meno di partire, torneremo in Romania quando sarai al sicuro e ci divertiremo mille volte di più"

D: "Sara, non capisci. Non sarò mai al sicuro. Non finché la gente continuerà ad avere pregiudizi e malizia nei miei confronti. E sappiamo entrambi che certe cose non cambiano facilmente." 

Il tono che usa è freddo e distaccato, lo sguardo pungente. Serra la mascella e stringe i pugni "E tu non sarai mai al sicuro con me" 

I: "Amore, non pensarci neanche lontanamente. Smettila di torturarti così. Possiamo farcela. Puoi farcela. Non sei più da solo" 

Le mie parole hanno un effetto calmante su di lui, che improvvisamente abbandona lo stato d'animo difensivo e impanicato degli ultimi minuti e torna respirare con un ritmo regolare. 

Mi avvicino a lui, prendo la sua mano tra le mie e gli appoggio la fronte sulla spalla. 

I: "Devi imparare a fidarti di me e di te stesso, e soprattutto a smetterla di pensare sempre al peggio. Altrimenti non ne uscirai mai, e peggio di tutto, fai esattamente il loro gioco. Gli permetti di controllare la tua vita"

Mi guarda senza dire nulla. Sa che ho ragione, ma non lo ammetterà mai ad alta voce. 

Questa situazione è incontrollabile e lo farà impazzire. Non se lo merita. Non riuscirà mai a cambiare e a stare al passo con la realtà se l'intero mondo magico continua a impedirglielo. Ma ha la possibilità e la capacità di dimostrare a tutti chi è veramente. Non deve privarsi dell'opportunità di redimersi.

I: "Non ti costringerò a venire e non rinuncerò alla gita per restare con te, se la cosa ti da così tanto fastidio. Ma lasciami decidere cosa voglio veramente e lasciami provare a farti cambiare idea." 

D: "Va bene" 

I: "Ti conviene non oppormi troppa resistenza e non puntare i piedi per orgoglio come fai sempre Malfoy, o mi obbligherai a sfoderare le mie armi segrete" gli sussurro all'orecchio in modo allusivo per farlo rilassare ulteriormente. 

D: "Non vuoi giocare veramente a questo gioco Tassorosso, sono un campione indiscusso" mi risponde a fior di labbra e senza togliermi gli occhi di dosso. 

Scoppio a ridere e fa lo stesso. Se c'è una cosa che abbiamo imparato a fare è capire come prenderci e come calmarci a vicenda senza finire in una litigata inutile. Siamo diventati bravi con i compromessi.

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