9. Fuck and Shit

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Quando aprii gli occhi, l'unica cosa che vidi fu l'orario che lampeggiava in verde della sveglia. Mi girai a pancia in su, passando una mano sulla faccia e cercando gli occhiali sul comodino con l'altra. Sbuffai, non trovando ciò che cercavo e tolsi le coperte dalle gambe per poggiare i piedi per terra. Imprecai, sentendo il rumore degli occhiali rompersi. La giornata iniziava bene. Raccolsi i vetri rotti e andai vicino la finestra, aprendo persiane e tende in modo che luce e aria pulita circolassero in camera. Come dicevo a mia madre che avevo rotto gli occhiali? Pregai in mille lingue, mentre andavo in bagno cercando di ragionare un metodo per non fare incazzare Hannah Gray.
Erano le undici e mezzo del mattino ed ero già stanca al sol pensiero delle lezioni pomeridiane fino le sette di sera. Nemmeno iniziato l'anno ed organizzavano assemblee al terzo giorno. Sospirai forte e sputai nel lavandino dopo aver lavato i denti, asciugai il viso ed uscii dal bagno legando i capelli in una crocchia disordinata.
Aprii l'armadio, prendendo un paio di jeans neri strappati al ginocchio e un top del medesimo colore. Le parole di Harry mi stavano sfracellando le orecchie da ieri sera Dovresti mettere qualcosa di colorato, come il rosa. La mia risposta alla sua ovvietà non aiutava, ma non era nessuno per dirmi cosa mettere o indossare. Il nero portava tranquillità e solitudine, il rosa provocava solo mal di testa, perciò 'fanculo ad Harry e alle sue ovvietà. Infilai l'intimo pulito e mi vestii, per poi sedermi alla toilette e truccarmi. Potevo anche evitare, ma nessuno mi avrebbe tolto eyeliner e mascara sugli occhi assieme ad un filo di rossetto sulle labbra. Sciolsi i capelli e li tirai su con la gelatina in una perfetta coda di cavallo, non dando peso alla macchia sul collo e pensando a come uccidere Louis per quel succhiotto. Era anche inutile, lui era come me: se una cosa la voleva la otteneva, con la forza o meno. Sospirai, cercando di non ciecarmi con le lenti a contatto e guardai di nuovo i numeri verdi sulla sveglia. Mezzogiorno, perfetto. Misi la giacca di pelle e afferrai lo zaino accanto la porta per mettere quello che serviva, questa volta in maniera ordinata e nelle giuste tasche. Se c'era una cosa che odiavo era il disordine, sia mentale che fisico. Avevo un posto per tutto, in modo da ricordare velocemente dove lasciavo le mie cose. Cercai anche di insegnarlo alle ragazze, o persino a mia sorella Joe la quale era la regina del disordine, ma non tutti sono perfetti perciò lasciai stare. Dopo aver sistemato lo zaino, passai al letto aggiustando le coperte e i mille cuscini sopra di esso. Chiusi poi le tende, lasciando semi aperte le persiane in maniera che filtrassero gli spifferi d'aria ed uscii dalla camera infilando le cuffie nelle orecchie.

Scesa in cucina, un profumino sviziante mi invase le narici facendomi venire fame. Mi sedetti allo sgabello della cucina e guardai mio padre manovrare qualcosa ai fornelli. Le mie sorelle e Liam non erano nei paraggi, mia madre era sicuramente a lavoro e in casa eravamo rimasti io e mio padre. Per poco, ovviamente. Fermai la musica, appena si voltò per sorridermi ampiamente e passarmi un piatto con dentro non so quale sua invenzione. Era un tutto fare, ma la cucina e gli arredi erano il suo forte.
<<Buongiorno, raggio di sole>> mi canzonò lui, prendendomi palesemente in giro. Sospirai, scuotendo la testa divertita mentre affondavo la forchetta nella sua nuova ricetta. Gli feci un cenno con la mano e gustai quella leccornia con lentezza. Lasciai che il gusto della paprika dolce mi invase le papille gustative e si sciogliesse assieme al sapore delle verdure. Mio padre cucinava meglio di mia madre, questo lo sapeva anche nonna Rose.
<<Che cos'è?>> domandai, riprendendo a mangiare mentre aspettavo una sua risposta. Avrei scommesso che quella sarebbe stata la cena di quella sera, conoscendo gli orari della mia famiglia: saremo tornati tutti alle sette e mezzo di sera, e mio padre era l'unico che poteva occuparsi della casa e del resto -per via del suo giorno libero. Per fortuna che era un uomo affidabile su ogni circostanza, anche se mia madre -per quanto selettiva fosse- lo avrebbe cacciato a calci in culo dal primo appuntamento. Su una cosa almeno eravamo d'accordo.
<<Un nuovo tipo di pollo al curry. Stasera abbiamo invitati a cena>> rispose, spegnendo i fornelli e portando lo strofinaccio sulla spalla per poi guardarmi mentre poggiava gli avambracci sull'isola della cucina. Mi pulii con un tovagliolo sulle labbra e annuii soltanto, alzandomi dal posto e riprendendo lo zaino.
<<A stasera>> chiusi la conversazione e feci ripartire la musica mentre uscivo da casa. Iniziò a piovere.

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