Fissai a lungo la tazza fumante di tè. Mi sembrava di star fissando il nulla, come se tutto quello che avessi intorno si fosse fermato. Disintegrato, morto. Morto era la parola giusta per descrivere Jackson, il quale giaceva sul lettino del medico legale per un'autopsia.
Avevamo chiamato la polizia, venuta nel giro di pochi minuti e, interrompendo la serata di gala, portò me, Harry, Louis e Madison alla centrale. Avevano interrogato tutti quanti, tranne me.
<<Kendall, ci serve la tua versione dei fatti>> portai lo sguardo verso James, il detective che ci scortò qui in centrale. Avrebbe avuto almeno trent'anni, se non di meno. Capelli biondi, occhi azzurri e fisico da copertina. Non aveva l'aria di un poliziotto, ma quella di un modello di Calvin Klein pronto a mostrare i suoi addominali scolpiti. Rimasi in silenzio, riportando lo sguardo sulla tazza di tè. La avvolsi con le mani, lasciando che il calore invadesse i palmi e scorresse sulla pelle. Feci un sorso della bevanda e mi accoccolai alla sedia fredda della sala interrogatori. Era come nei film: le telecamere agli angoli del soffitto, la lastra di vetro alle spalle dell'agente, le pareti grigie, la luce bianca da mal di testa e i due poliziotti. Quello buono, James, e quello cattivo, Noha. Li avevo distinti durante il tragitto: il primo era pacifico, l'altro mi guardava dallo specchietto retrovisore come se fossi un'assassina. L'unico crimine che avevo commesso la sera precedente era fare sesso su un cadavere. Quello di Jackson, tra l'altro.
<<Signorina Payne, si rende con->> prima che Noha potesse parlare, guardai James sospirando impazientita e iniziai a parlare bloccando il castano.
<<Ero con i miei amici, avevo litigato con il mio ragazzo e stavamo...chiarendo>> mormorai, abbassando lo sguardo e riprendendo a sorseggiare il tè intiepidito. James prese una penna, iniziò a segnare la mia dichiarazione e mi fece un cenno di continuare. <<Siamo andati al piano superiore, entrati in una camera vuota e->> il poliziotto cattivo continuò per me, lasciandomi senza parole e con il fiato sospeso.
<<Avete scopato e dopo vi siete resi conto del cadavere, conosciamo la storia>> rimasi per un secondo in silenzio, fissando a lungo la bustina del tè galleggiare nella tazza. Si poteva essere così scontrosi, senza tatto ed egoisti?
<<Noha, lasciaci soli>> disse il biondo. Portai lo sguardo su di loro e spostai le mani sotto il tavolo iniziando a giocare con le dita.
<<Te lo scordi>> rispose, e fissò il collega il quale lo trucidò con lo sguardo. Il castano si alzò, sbuffando, ed uscì dalla sala interrogatori sbattendo la porta. Cercai di rilassarmi e guardai James, il quale mi sorrise leggermente.
<<Quando vi siete accorti che quelli non erano cuscini, ma il cadavere di Carl Jackson?>> riprendemmo l'interrogatorio e mi sentii meno vincolata nelle risposte. Scrollai le spalle e riportai le mani attorno la tazza iniziando a giocherellare con l'etichetta della bustina. Tè twinings al limone.
<<Dopo aver fatto...>> chiusi gli occhi, e lasciai che l'immagine del corpo di Jackson invadesse i miei pensieri riportandomi alla sera prima. Fu come intrappolato in un sonno profondo, con addosso un vestito elegante da gala e le mani giunte al ventre. Gli occhi chiusi, i capelli neri tirati verso dietro e le labbra premute, ferme. Nessuna traccia di sangue, di ferite, di tagli o di armi all'interno della stanza, sul corpo di Jackson non c'era nulla...nulla se non il DNA mio e di Harry. C'eravamo dentro fino al collo.
<<Avete visto qualcuno uscire dalla camera, prima che entraste?>> James mi riportò alla realtà. Scossi la testa e passai le mani sulle guance guardandolo. Mi passò un fazzoletto e lo ringraziai accennando un sorriso. Asciugai le guance col tovagliolo e mi strinsi alla sedia. Quando sarebbe finita questa tortura?
<<Hai qualche legame con Jackson?>> non esitai a rispondere.
<<Lo conobbi quattro anni fa, quando io e miei amici iniziammo il liceo>> come se fosse ieri, ricordai ancora il giorno in cui Louis, Zayn ed io ci conoscemmo...Cambiare città era diventata un'abitudine: col lavoro di mamma e papà non si sapeva mai quando e dove andare. Avevamo una casa in quasi tutto il mondo: in Italia, America, Spagna, persino in Giappone eravamo arrivati. Ci eravamo appena trasferiti in Inghilterra, il mio sogno sin da piccola. Cambiare nazione mi spaventava, non riuscivo ad adeguarmi subito e di rado facevo amicizia e, se succedeva, durava poco dato che dovevamo cambiare paese. In Italia avevo rapporti più stabili, d'infanzia, i quali rivedevo ogni natale o estate. Negli altri paesi non avevo nessuno, solo ricordi sfocati e case lasciate a vuoto. Londra sarebbe stato un mistero, una nuova avventura che sarebbe durata per tutto il mio corso liceale. Quattro anni nella città della Regina, di Jack lo Squartatore e di Sherlock Holmes. Inutile aggiungere Harry Potter, quello è sempre stato un classico.
Portai l'ultimo scatolone in camera mia e mi guardai intorno: nuova stanza, nuova vita. Saremo rimasti, questa volta per sempre. Mia madre aveva preso le redini dell'azienda della sua famiglia: la Gray Enterprise, dov'era l'amministratore delegato di tutto e di tutti. Decideva lei ogni singola cosa e, dire che guadagnava un milione al minuto era pure poco. Hannah Gray era un osso duro, una donna che nemmeno la Regina in persona avrebbe abbattuto. Era sempre pronta a tutto, non aveva peli sulla lingua, scheletri nell'armadio e di certo non si faceva perdere d'animo se l'azienda perdeva un possibile socio, cosa successa solo una volta per via di una vecchia faida. Lei era il diavolo in persona.
Mio padre era l'altra faccia della medaglia: completamente opposto, più alla mano, premuroso ed era meno arrogante di mamma. Sapeva il fatto suo, il poliziotto buono dei genitori e se serviva qualcosa dava l'anima per far contenti tutti quanti. Lui portava avanti la ditta della sua famiglia, King and Emperor, arredamento di ogni tipo. Aveva inaugurato la nuova compagnia qui a Londra, preso il comando su tutto quanto e battezzata come Payne Imperial. Avrei seguito i passi dei miei genitori? Chi lo sa, avevo appena quattordici anni.

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Dangerous Woman
Fanfiction[COMPLETA] Dopo quattro anni a guardarla tra i corridoi della scuola, ad osservare i suoi movimenti durante le corse, a sentire la sua risata e la sua voce confondersi con quelle dei suoi amici, Harry ebbe la possibilità di conoscere Kendall solo l...