Once Upon A Time
Harry
Quando incontrai Kendall per la prima volta, mi sembrò un'anima perduta da salvare.
Fu il primo giorno di scuola del primo anno di liceo. Mi incantò la sua figura gracile, piccolina, con le spalle curve che racchiudevano una ragazza timida e spaventata da quello che le aspettava. Decisi, quindi, di andarle incontro e di presentarmi. Forse non è di qui, pensai al primo impatto osservando la sua carnagione olivastra, i capelli scuri, gli occhi di un cerbiatto e lineamenti esteri, caldi. Stavo per andarle a parlare, quando Louis Tomlinson precedette ogni mia singola mossa presentandosi come suo cicerone della sua nuova avventura. Rimasi abbastanza male, vedendo la ragazza straniera andar via con il ragazzo popolare. Sospirai arreso e mi feci da parte.Quando capii che lei sarebbe stata la mia stella più brillante del mio cielo buio, appresi l'impossibilità di averla solo per me. Capii che lei sarebbe stata il mio pallino nella testa durante una lezione di biologia di Sanchez. L'uomo dietro la cattedra, convinto che fosse lui stesso il creatore della vita, di che mi stava antipatico era pure poco.
Kendall entrò con timidezza, interrompendo il suo monologo e creando un certo fastidio nei confronti dell'uomo sapiente e filosofico. Questo le urlò contro cose immaginabili, che non vorrei dover ripetere ai miei figli e a Kendall stessa. Ma lei, rimase ferma immobile a subirsi la sgridata dal biologo tanto che, una volta finito il cazziatone, lei ebbe il coraggio di rispondergli freddamente con:
<<Sono venuta qui per conto di sua moglie Caroline, signore. Se vuole continuare ad urlarmi di come ho gentilmente interrotto la sua lezione sulla vita e dei processi di essa, lo faccia pure, ma non credo che miss Caroline sarebbe felice di sapere il perché di tanto ritardo>> e divenne la mia più grande ossessione. Una donna con le palle, ecco cos'era.Quando capii di amarla, i suoi occhi mi urlarono di salvarla dal casino che la stava risucchiando, abbattendo. Mi supplicò di colorare il suo mondo grigio, e io non esitai un solo istante di insinuarmi in quel casino di ragazza, e farne il mio magnifico disastro. Diventò la mia stella e io diventai la sua luna, completando il nostro universo.
Iniziai ad amarla quando, per quelle poche volte, ci scambiavamo una parola durante le lezioni in comune. Lei, sempre così distaccata da me, sempre così protettiva, così selettiva con le persone, e io sempre più infatuato da tanta freddezza. Nel corso del tempo notai come il suo corpo cambiava, come si ammorbidiva nei punti giusti, di come le sue spalle curve e timide assumevano una giusta postura e di come i suoi abiti colorati, perdevano tutto quel colore e quella vivacità venendo sostituiti da jeans stretti e corpetti neri di tutti i tipi. Io provavo a parlare con lei, ma lei era infatuata da ragazzi come Louis, Zayn, Luke e Niall, con il quale si mise dopo alcuni mesi che frequentava il capannone di Jackson.
L'avevo così vicina, che mi sembrava di essere su un altro pianeta.Quando chiesi a Kendall di sposarmi, ci trovavamo in una cabina della London Eye. A lei piaceva andarci di sera, così che potessimo vedere lo skyline di Londra, le sue luci colorate, e le stelle che brillavano in cielo. Fu come una magia sentirle dire di sì trenta volta, e non scherzo, tanto che corremmo a casa nostra per festeggiare. Nonna Rose aveva ceduto la sua villa alla nipote, e non esitammo ad accettare la sua offerta di pace. Convivere con Kendall fu una passeggiata: durante l'ultimo anno di liceo passavamo le giornate assieme a casa di entrambi, e il viaggio in Italia di quell'anno non fu altro che un incentivo in più per conoscerci del tutto. Scoprimmo di essere uguali più di quanto non lo fossimo già.
Per quanto riguardava il matrimonio, non riscontrammo lo stesso problema di Liam e Maya, i quali misero un anno a scegliere la data del ricevimento.
Il tredici settembre del duemila ventisei, io e Kendall ci sposammo sulle spiagge salentine, lo stesso giorno in cui io e lei andammo da Mario per la prima volta. Inutile dire che lei era bellissima nel suo corsetto bianco e la sua gonna bianca piena di ricami e ghirigori. La sua pelle scura mi faceva sempre un certo effetto, assieme ai suoi capelli corti e i suoi occhioni dolci e sensuali. Era bellissima, e io la amai dal primo istante che la vidi.E, in quel momento, quando entrò dalla porta di casa con un sorriso stampato sulla faccia, mentre accoglieva Andrea e le gemelle, Diana e Ariana, tra le braccia, ricordai quanto entrambi avessimo sofferto durante la nostra storia d'amore. Quanto entrambi avessimo lottato per cercare la nostra felicità, quando era a soli due isolati dalle nostre case, quando era a pochi gradoni del capannone, quando era al banco accanto al proprio in classe.
E Kendall fu la mia più grande sfida, la sfida più bella che l'universo potesse mandarmi.
Era una dannata stronza, fredda e senza sentimenti quando la conobbi, ma era anche una bambina spaventata dal mondo, da chi ci viveva. Era intimorita dai sentimenti, dalle sue stesse emozioni, dalle sue stesse decisioni. Per tutti i tira e molla che facemmo ai vecchi tempi, dovetti mettere in pace me stesso e la voglia di prenderla a schiaffi ogni volta che ne combinava una, ogni volta che mi spezzava il cuore. Ma, alla fine, capii perché faceva così: aveva bisogno di un mondo rosa pieno di colore. Aveva bisogno di trovare la sua vera luna, la sua vera àncora, la sua felicità. E, grazie al cielo, la trovò in me.
<<Che giornata! Ho inseguito un sospettato in un pollaio, e ho le penne di gallina ovunque!>> commentò la detective, ricevendo la mia attenzione. Aveva in braccio Andrea, il quale le stava togliendo una piuma dai capelli. Risi alla scena e Kendall poggiò il piccolo, tutto suo padre modestamente, e si rifugiò tra le mie braccia per lasciarmi un bacio sulle labbra sorridendo.
<<Niente ferite da curare, gallinella?>> le domandai, prendendola in giro mentre la prendevo in braccio e la trasportavo con me sul divano del salotto. Ogni qual volta che tornava dal lavoro, aveva un livido o una ferita da curare. Non ero abituato al ruolo della crocerossina.
<<Dr Styles, l'unica cura che vorrei da lei è una sessione di yoga tra le lenzuola>> sussurrò lei, baciandomi il collo. Inutile dire che lei, più cresceva, più faceva crescere la voglia di averla in tutti i modi, e il mio dannato membro.
<<Cazzo>> mugolai, portando la testa verso dietro mentre il suo corpo si spostava a cavalcioni su di me e le sue mani si aggrappavano alle mie spalle con fare protettivo, e il mio gonfiore si premeva tra le sue gambe, le quali iniziarono a muoversi su me. Cristo.
<<Potremo iniziare dalla doccia, non crede?>> sussurrò seducente nel mio orecchio, leccando con lentezza la pelle dietro di esso e strusciandosi sempre di più contro il cavallo dei miei jeans.
<<Porca puttana, Kendall>> ansimai, stringendole il suo dannatissimo sedere e tirandola di più a me, mentre la sua bocca succhiava vari punti del mio collo. Non poteva venire qui, dopo una giornata stancante in tribunale, a sedurmi così sensualmente. Porca puttana, il sesso con lei non era mai stancante. Ricordo la nostra prima notte in luna di miele, quando lei ordinò la cioccolata calda e, invece di berla, iniziò a farla cadere su di me per poi leccarla via...oh cielo, avevo bisogno delle sue dannate labbra. Presi Kendall dai fianchi e mi sollevai, per poi caricarla sulla spalla e darle uno schiaffo sul culo facendola urlare divertita.
<<Mamma! Papà! Io, Ariana e Andrea vogliamo andare a mangiare la pizza da Mario!>> urlò Diana, correndo in salotto seguita dai suoi fratellini. Andrea e Diana erano gli unici biondi della famiglia, con le iridi che cambiavano a seconda del tempo -delle volte erano verdi, delle volte azzurre- e Ariana era l'unica che somigliava a Kendall in tutto. Persino il carattere impertinente era di sua madre. Erano tre piccole pesti di otto e cinque anni, il piccolo Andrea era il mio unico sostegno in mezzo a delle donne le quali comandavano a bacchetta noi poveri uomini.
<<Iniziate a vestirvi, io e mamma abbiamo da fare!>> avvisai i tre moschettieri, mentre correvo per le scale con Kendall sulla spalla in modo da raggiungere la nostra camera e chiuderci in essa.
<<Sempre così eccitato>> mi prese in giro lei, iniziando a spogliarsi seguendo i miei stessi movimenti. La spinsi sul letto, una volta nudi, e mi infilai tra le sue gambe, mugolando alla vista del suo dannato corpo. Cristo santo, se lo amavo.
<<È la tua dannata boccaccia che mi drizza il cazzo>> sussurrai, affondando in lei con una spinta, scivolando con troppa facilità nel suo sesso. Merda, porca puttana. Kendall alzò gli occhi per il piacere, ansimando il mio nome sottovoce.
<<Sei un poeta>> sussurrò, inarcando il seno verso la mia bocca mentre mi spingevo in lei con necessità.
<<Canta, o musa...>> e feci di lei la mia poesia più dolce.E Bukowski aveva ragione.
Aveva ragione quando diceva
che l'amore è quella persona che incontri
su un milione.
Ed è vero: l'amore è la persona che non noteresti mai,
e poi ti stordisce come un pugno in piena faccia.
La persona su cui non avresti scommesso un centesimo,
ed ora possiede la tua anima.
La persona a cui urleresti le peggiori cose, per poi prenderla,
baciarla e non lasciarla più andare.E date retta a quel vecchiaccio, dategli retta quando dice:
Innamoratevi.
Almeno una volta nella vita, non importa per quanto, come o di chi, ma innamoratevi.
È tutto un gran casino, ed è bellissimo.FINE.
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Dangerous Woman
Fanfiction[COMPLETA] Dopo quattro anni a guardarla tra i corridoi della scuola, ad osservare i suoi movimenti durante le corse, a sentire la sua risata e la sua voce confondersi con quelle dei suoi amici, Harry ebbe la possibilità di conoscere Kendall solo l...