16. You don't own me

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Gli accarezzai il petto, passando le unghie sui contorni dei tatuaggi. Avevamo dormito di nuovo insieme, dopo ore e ore di spiegazioni sulla situazione nella quale ci trovavamo. Ad un certo punto gli chiesi di smettere, il mio cervello ne aveva abbastanza di informazioni riguardanti Jackson e le sue dannate scommesse. Allora ci mettemmo a dormire, lui sotto di me e le sue braccia attorno al mio corpo. Il suo profumo mi calmò, facendomi cadere in un sonno profondo durato almeno due ore abbondanti. Quando aprii gli occhi, portai lo sguardo sulla sveglia sul comodino, erano solo le otto di sera e tra un po' sarebbe stata l'ora di cena. Mi concentrai su Harry.
Poggiai il petto sul suo, sollevandomi sui gomiti in modo da guardarlo meglio. Gli spostai i ricci dalla fronte, girandoli piano sulle dita e scendendo con esse sulla mascella marcata. Tirò su un sorriso, per poi guardarmi con gli occhi chiari. Si era calmato, io con lui. Mi sollevai a cavalcioni su di lui, guardandogli prima le labbra e poi il petto scoperto. Gli avevo chiesto di togliere la maglietta, mi piaceva avere un contatto con la sua pelle anche in situazioni come queste: dormire intimamente.
<<Sei più serena, ora?>> mi domandò, sollevandosi con la schiena e poggiandola sulla testiera del letto. Credo di sì, forse ero più calma, ma aver fatto sesso con Louis a sua insaputa mi stava martellando nella testa. Dovevo dirglielo.
<<Sì, ma devo dirti una cosa>> mormorai, portando i capelli dietro l'orecchio, mantenendo lo sguardo nel suo. Non sapevo come l'avrebbe presa, prima sembrava un toro scatenato e stava per...non sapevo nemmeno cosa fosse capace di fare, ma sapevo come reagiva ad uno schiaffo in faccia.
<<Dimmi>> sospirò, poggiando le mani sulle mie cosce e iniziando a giocare con la stoffa dei pantaloni. Presi un grosso respiro e iniziai a pizzicarmi le dita per l'ansia.
<<Ho fatto sesso con Louis>> sussurrai, premendo le labbra subito dopo e aspettando una risposta da parte sua. Rimase in silenzio, prendendomi dai fianchi e spostandomi dalle sue gambe. Si alzò dal letto, passandosi le mani tra i capelli e iniziando a camminare accanto alla finestra. Incrociai le gambe, guardandolo, mentre i minuti passavano come se fossero in una clessidra. Si sedette sulla panca sotto la finestra, passò le mani sulla faccia e sbuffò portando i palmi sulle cosce stringendoli lentamente. Bene, si stava incazzando.
<<Sei incredibile>> mormorò, scuotendo la testa per poi guardarmi. Era...il suo sguardo era incomprensibile, ma mi sentii in soggezione come ogni volta che mi guardava. Occhi indecifrabili, ecco cos'erano i suoi.
<<Harry, mi dispiace>> sospirai, sollevandomi dal letto e andando da lui mettendomi dall'altra parte della panca. Scosse la testa, quasi ridendo, e si sollevò per allontanarsi. Era peggio di un bambino.
<<Ma l'hai fatto, per cosa? Disperazione? Frustrazione?>> domandò, incrociando le braccia e guardandomi da lontano. Passai le mani sulle gambe e sospirai ancora, cercando di mantenermi calma e rispondergli senza urlargli addosso.
<<Uno scambio...lui mi avrebbe detto delle cose solo se avessimo fatto sesso>> mormorai, sollevandomi dal posto stringendomi nelle braccia. Aveva tutto il diritto di innervosirsi, ma non c'era bisogno di allontanarsi da me così tanto. Scosse la testa e rise, tra l'incredulo e l'esasperato. Sapevo perché faceva così: non ero di Louis ma, in un certo senso, appartenevo ad Harry e ora il patto con Jackson si sarebbe rotto se lui avesse scoperto di me e Lou. Avevo combinato l'ennesimo casino.
<<Io...non ho parole. Ti giuro che non so cosa dirti, Kendall>> nel suo tono c'era del sarcasmo, non riusciva nemmeno a guardarmi e lo capivo. Sembrava me quando Niall mi mise all'asta per obbligo, senza dirmi nulla e senza chiedere aiuto. Stavamo ricominciando una cosa che avrebbe fatto male sia a me che a lui, aveva cercato di proteggermi prendendomi e io l'avevo...l'avevo solo deluso.
<<Non dovrai per forza dirglielo a Jackson, non de->> mi bloccò, prendendo parola e fu in quel momento che i suoi occhi mi fissarono.
<<Credi che sia tanto stupido da dire a Jack di te e Louis? Non mi frega, ti giuro che è l'ultimo dei miei problemi>> si avvicinò, facendomi indietreggiare per la velocità con la quale mi raggiunse. Poggiai la schiena al muro e lo guardai dal basso, era infuriato e pregai in mille lingue per non essere presa a schiaffi da lui.
<<Allora non capisco perché ti scalda così tanto saperlo>> mormorai, cercando la calma in quella stanza che stava bruciando lentamente. Come se fossimo in una delle torture di Lucifero, come se fossimo anime perdute all'inferno. E, forse, lo eravamo per davvero.
<<Perché non sei sua>> sussurrò, e fu come attraversare l'inverno in canotta. Mi si raggelò il cuore, strinsi piano le mani e scossi la testa. Non ero di Louis, ma non ero nemmeno sua. Lo ero in una circostanza, la quale si stava letteralmente rompendo dopo la bravata con occhi azzurri. Ma non ero un oggetto il quale poteva dire che appartenevo solo ed esclusivamente a lui. Era fuori strada.
<<Nemmeno tua. Non mi possiedi, Harry>> mormorai, cercando di spostarlo con una mano sul suo petto. Non si mosse di un centimetro, ma diminuì lo spazio tra di noi piegandosi di più col corpo, tenendomi tra lui e il muro con le mani su di esso.
<<Sei incredibile>> gli uscì roco, facendomi rimanere spiazzata. Il collo raggelò e cercai di mantenere il controllo delle mie azioni. Tenni le mani lungo i fianchi, continuando a guardarlo e notai uno scintillio in quelle pozze verdi. Era...nervoso? Esasperato? Non lo capivo, era indecifrabile. Mi metteva in soggezione, non ragionavo quando quel verde si fissava nei miei occhi castani. Deglutii, sentendo la sua mano accarezzarmi piano la mascella con le nocche e le sue labbra lasciare una scia di baci sul lato del collo provocandomi un morso allo stomaco. Porca puttana.
<<Vaffanculo>> sussurrai, prendendogli le guance tra le mani e premendo le labbra sulle sue per baciarlo. Sorrise su di esse, non esitando a portare le mani sul sedere per sollevarmi da terra, premendomi di nuovo contro il muro e mettersi tra le mie gambe. Mugolai, sentendo quanto fosse eccitato per poco. Come desiderasse farmi sua in questo momento, ma rimase fermo a baciarmi senza prendere un attimo di respiro. Eravamo entrambi disperati.
Mi tolse la maglia, portando le mani sui fianchi e stringendoli mentre le sue labbra continuavano e muoversi sulle mie. Lasciai scappare un mugolio, sentendolo sempre più vicino a me con il bacino. Mi stese sul letto, rimettendosi con il corpo tra le mie gambe, costringendomi a piegarle. Infilai le mani tra i suoi ricci, inarcando di poco la schiena sentendo le sue mani scorrere sulla schiena cercando di raggiungere il gancio del reggiseno per toglierlo. Tirai la testa verso dietro, lasciando che le sue labbra torturassero la pelle del collo e farla propria. La succhiò in diversi punti, lasciando delle macchie violacee mentre le sue mani sfiorarono le curve dei seni. Mugolai il suo nome sottovoce, stringendogli di più i capelli al contatto della sua lingua tra lo spazio dei seni. Eravamo disperati, con la pelle calda, e i respiri corti. Era un momento di debolezza per entrambi, dovevamo trovarci e quello era l'unico modo per superare rabbia, delusione e frustrazione.
<<H-harry...>> lo richiamai, avendo la sua attenzione dal basso. Gli brillavano gli occhi, le labbra erano rosee e gonfie per via dei baci. I ricci gli caddero sulla fronte, incorniciando il suo bellissimo viso assieme alle guance arrossate per via dell'eccitazione. Mi sollevai sui gomiti, sfiorandogli il braccio e alzando i fianchi in modo che potesse togliere i pantaloni più comodamente. Portò una mano sulla coscia, muovendo il pollice verso l'interno. Chinò di nuovo il viso sul petto, lasciando dei baci sulla curva di entrambi i seni. Sfiorò il capezzolo con la punta del naso, scorrendo lento con la lingua sul contorno di esso per prenderlo tra le labbra e succhiarlo. Tirai di nuovo la testa verso dietro, infilando le mani tra i suoi capelli e stringerli mentre allargavo di più le gambe per via delle sue dita sull'elastico degli slip. Percorse il contorno, sfiorò il pizzo e raggiunse con due dita la parte bagnata della stoffa. Ansimai sottovoce, mordendo il labbro per via della tortura più dolce mai ricevuta in vita mia. Scese con le labbra, strusciandole con lentezza sulla pelle dello stomaco raggiungendo l'elastico degli slip.
<<Dillo di nuovo, Lel>> sussurrò, passando le nocche sull'inguine e la lingua sull'interno coscia. Strinsi il cuscino con una mano, scuotendo la testa ormai andata a puttane. Possiedimi e basta.
Ridacchiò sottovoce, sfilandomi l'intimo per poi soffiare sulla pelle bagnata, provocandomi dei brividi e lasciandomi scappare un gemito. Dopo lo avrei ammazzato. Poco ma sicuro, lo avrei ammazzato.
<<S-scordatelo>> risposi, piegando di più le gambe in modo che la sua bocca scendesse su di me. Lasciò passare la lingua tra le pieghe, facendomi mugolare per la maniera dolce dei suoi gesti. Portò le braccia attorno alle mie cosce, stringendomi di più a lui e avvicinando il viso sempre di più sulla parte bagnata. Mi sfiorò con la punta del naso la parte debole, muovendo la lingua su di me iniziando a leccarmi lentamente. Inarcai i fianchi, infilando le mani tra i suoi capelli e chiusi gli occhi ansimando sottovoce il suo nome sentendo la sua lingua sempre più a fondo e dentro di me.
Sollevò una mano, portandola su un mio seno e lo strinse, stuzzicando il capezzolo tra le dita. Portai la mano sulla sua, graffiandola leggermente, sentendo la sua bocca sollevarsi sul punto più debole e succhiarlo mano a mano che due delle sue dita entrarono in me. Quanto cazzo...ansimai il suo nome, graffiandogli le spalle, sollevandomi con i fianchi verso di lui e inarcando la schiena sentendolo così vicino alla sensibilità del mio corpo.
<<H-harry...>> gemetti sottovoce, portando lo sguardo verso il basso ritrovandomi le sue iridi chiare nelle mie. Ingoiai un groppo alla gola, stringendo di più la presa alle lenzuola lasciandomi andare sulla sua dannata lingua. Chiusi gli occhi, portando una mano tra i suoi capelli girando i ricci tra le dita rimanendo in silenzio e godendomi le labbra di Harry sul petto. Trovai la pace.

Uscita dalla doccia, guardai la figura sfocata sullo specchio. Passai un asciugamano sul vetro, togliendo il vapore su di esso e sospirai. Avevo trascurato un po' la mia persona nell'ultima settimana, privandomi di alcune cose ed evitando di mangiare all'ora di ogni pasto. Sospirai, cercando di tirare su un sorriso ma mi fu impossibile, l'unica pensiero erano le diverse parole di quattro ragazzi differenti. Prima Luke e Zayn, poi Louis e infine Harry. La mia testa stava letteralmente scoppiando per il casino che mi avevano portato i quattro. Era anche colpa mia, dato che andai io stessa da Louis facendo iniziare il teatrino e il ritorno al passato. Sospirai forte, decidendo che tutti e quattro mi dovevano delle informazioni lineari. Uscii dal bagno, precipitandomi nella cabina armadio per prendere dei vestiti puliti. Infilai l'intimo, guardando l'orario sulla sveglia e annuendo da sola. Era sabato, le lezioni erano sospese fino a lunedì e ne fui grata. Avevo tempo di incontrare i quattro e ricevere una spiegazione decente. Di tutto quello che mi avevano detto, avevo solo capito che appartenevo ad Harry in modo che Jackson non rompesse le palle. Di quello successo al resto dei ragazzi, dei Jones e della compagna di Jack, avevo capito il nulla. Troppe voci e spiegazioni diverse, forse messe in ordine cronologico sbagliato o, perché no, non vere. Avevo bisogno di sapere e il mio cervello di mettersi l'anima in pace.
Mandai un messaggio a tutti e quattro, avvisandoli di incontrarci al capannone per una specie di riunione. Anche se Luke non faceva parte del gruppo, doveva esserci comunque. Dovevo sapere anche da lui. Lasciai il cellulare sul letto e guardai i vestiti, sospirai e presi il body nero per metterlo, seguito dai jeans e dagli anfibi del medesimo colore. Slegai i capelli, muovendo le onde con le mani mentre raggiungevo la toilette del trucco per darmi una sistemata. Una volta finito, portai gli occhiali nuovi sul naso ,ringraziando ancora Dio, per non avermi fatto subire la sfuriata di mia madre una settimana fa. Sembrava sollevata dal fatto che si fossero rotti, mi ringraziò con troppa enfasi anche. Hannah Gray era strana. Forse era troppo impegnata a pensare al matrimonio di Liam per starmi addosso, mio fratello doveva sposarsi più spesso.
Scossi la testa, infilando la giacca di pelle ed uscendo dalla stanza dopo aver preso il cellulare dal letto. Al piano di sotto c'era un silenzio tombale, segno che nessuno era a casa e ringraziai mentalmente tutti per essere impegnati. Uscii di casa, accogliendo l'aria ottobrina con enfasi. Era il mese migliore, poca pioggia, giornate decenti e poca umidità. In poche parole, il mese delle gare senza incidenti.
<<Tu non ti arrendi mai, vero Kendall?>> sorrisi, guardando il ragazzo di fronte a me. Scossi la testa, raggiungendolo per poi prendergli il casco dalle mani. Doveva conoscermi ormai, ma non perdeva mai l'occasione di ricordarmi quanto fossi testarda. Salii dietro di lui, portando le braccia intorno al suo corpo. Fui invasa dal forte odore di menta e tabacco, mescolati ad un profumo maschile il quale mi piacque parecchio. Uno di quelli che usavano i ragazzi, il quale avrebbe incantato anche la meno esperta di uomini.
<<Dovresti conoscermi, Malik>> gli risposi, tenendomi a lui mentre usciva dal vialetto di casa per imboccare la strada opposta. Lo sentii ridere, alzando di poco le spalle mentre guidava, fissando la strada di fronte a noi. Poggiai la testa sulle sue spalle, consapevole del rischio che stavamo per fare io, lui e gli altri tre che ci stavano aspettando al capannone.

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