55. Harder to breathe

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La baracca degli irlandesi poteva far parte del programma Case da incubo.
Spoglio, nudo, scheletrico. Le quattro mura in alluminio rendevano tetro e freddo l'ambiente, l'assenza di vita e di mobili non facevano altro che accapponarmi la pelle, per via dell'aria cimiteriale che avvolgeva i metri quadri della struttura. In più, l'odore nauseabondo che circolava, rischiava di farmi vomitare sul tappeto malconcio per terra. E non era per la puzza proveniente dalla discarica a pochi metri dal capanno, non era nemmeno il forte odore della benzina scarsa rinchiusa in dei bidoni di latta posti in fondo alla sala, e non erano nemmeno le macchie d'olio motore incrostatesi sul cemento sotto i miei piedi, a darmi la forza di non rimettere sulle decorazioni del tappeto. Non era nulla di tutto questo, ma era il fetore della morte a rivoltarmi lo stomaco. Che avessero ucciso qualcuno, per poi seppellirlo sotto i miei piedi? Probabile. Che Jackson e Jones fossero stati uccisi qui, tanto da impregnare la putrefazione dei loro corpi tra le mura, per poi spostarli nei rispettivi luoghi? Indubbiamente. Che sarei stata la prossima a rimettere la pelle? Non c'è due senza tre.
Guardai a lungo il divanetto in pelle sgualcito, sperando vivamente che le macchie bianche su di esso fossero di maionese. Non mi accomodai su quell'affare, i tagli sullo schienale lasciavano in bella vista la gommapiuma ammuffita dell'imbottitura ed ebbi la sensazione che un topo potesse saltare fuori dai cuscini da un momento all'altro. Non che avessi paura dei topi, ma mi facevano abbastanza schifo. Anche se, pensai, sarebbero stati la cosa più igienica in tutto questo tugurio.
Sospirai, rimanendo in silenzio e sfilando il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans, ritrovandomi alcuni messaggi da parte del gruppo. Ricevetti complimenti per la performance, incluso James che si godé lo spettacolo con divertimento, soprattutto la parte dove sovrastavo Niall e Taylor per avere il controllo della situazione.
<<Cosa c'è, principessa, il tuo regno non giova delle tue aspettative?>> John Williams ebbe le mie attenzioni, mi guardò con volto divertito mentre si lasciava andare sul divanetto ammuffito. Non era maionese quella, non era maionese. Ciò che mi rivoltò lo stomaco fu il nomignolo che l'americano usò. Solo Harry poteva chiamarmi così.
<<In tutta sincerità, Williams?>> incrociai le braccia al petto, guardandomi attorno. Putrido, le fogne erano più pulite. <<Lizard si rifiuterebbe di vivere in questa merda>> l'uomo ridacchiò, portando le braccia sullo schienale scuotendo la testa divertito. Fece per rispondere, quando una terza voce echeggiò tra le mura prive di colore. Non solo questo posto faceva letteralmente schifo, ma era anche sfornito di sfumature luminose. Mi mancava il Davidson, ed ero qui da soli pochi giorni.
<<Se il tuo nuovo clan ti mette così tanto a disagio, Jackson, puoi anche portare il tuo culo fuori dalla baracca>> tuonò l'ex capo, entrando nel porcile a passi svelti, tonfi i quali rimbombarono in tutto l'edificio. Perfetto, eravamo su un terreno vuoto che sarebbe potuto cedere da un momento all'altro. Di bene in meglio.
<<Un clan rispettabile, Sullivan, dovrebbe essere tale>> commentai, sollevando le sopracciglia e incontrando lo sguardo impazientito del nemico. I capelli brizzolati erano portati verso dietro con del gel, troppo per i miei gusti, e il corpo grassoccio e slanciato era fasciato da abiti neri. A quel punto lo paragonai come la morte, pronta a trascinarmi con sé nel buio. Sarei morta per mano sua, ne ero sicura.
<<Sono anni che cerco di convincerli, ma parlare con loro è come farlo con un muro>> una quarta voce si aggiunse a noi. Scattai con lo sguardo verso Taylor, avvolta da pantaloni e giacca in pelle verde, come le squame di un serpente velenoso. Sotto la giacchetta corta, un top in pizzo copriva a malapena le sue tette di plastica e i capelli biondi oscillavano sulle sue spalle mentre mi raggiungeva, con le labbra rosse curve in un sorriso, il quale si poggiò sulla mia guancia lasciandomi un bacio tenero. Trovai strano come io e Taylor andassimo d'accordo, senza lanciarci addosso merda e occhiate mortali. Forse non era così male come credevo, forse.
<<Anche se sei il capo, Jackson, non significa nulla>> ringhiò l'irlandese, riavendo la mia più totale attenzione. Cercai di mantenere la calma e feci per ribattere, quando l'uomo riprese parola. <<Rimarrai comunque la figlia di puttana che mio nipote si scopa>> figlia di puttana la quale hai tentato di violentare ben due volte, mio caro e dolce bastardo del cazzo. Sollevai l'angolo della bocca in un ghigno, scuotendo la testa e mordendo il labbro incredula della sua avversità.
<<Sullivan, lascia che ti spieghi una cosa che ben già sai>> azzerai la distanza, sollevando il viso per avere il massimo controllo del suo sguardo. <<Anche se ho un bel paio di gambe, un culo perfetto e due tette, non vuol dire che non possa renderti il resto della vita un inferno.>> lo avvisai, e i suoi occhi per poco non uscirono dalle orbite. <<Basta solo che tu faccia una mossa stupida, persino minacciarmi di scoparmi finché non svenga, e sei un uomo morto>> sussurrai così freddamente, che i suoi occhi tremolarono sotto il mio sguardo gelido, fermo. Notai in lui un leggero scintillio, creato dalle mie minacce e dalle mie parole. Ma Sullivan sapeva come difendersi, inutilmente, ma sapeva farlo.
<<Non provocarmi, piccoletta. Altrimenti->> lo fermai, con la risosta pronta, prima che potesse aggiungere altro.
<<Altrimenti? Ti intrufolerai nella mia vita, tentando di violentarmi? È già successo, Sul. Se non ricordi com'è finita, posso sempre darti altri quattro nelle palle finché non ti si stacca quello stronzo che hai tra le gambe>> risposi, sollevando le sopracciglia continuandolo a guardare, godendomi la sua faccia impaurita al sol pensiero di rimanere senza organo maschile. Stava per parlare, quando una quinta voce fece capolino nella stanza.
<<Cosa succede?>> Niall era appena entrato dalla porta cigolando, con un espressione confusa e il sopracciglio alzato. Guardai per un'ultima volta il bastardo di fronte a me, per poi togliermi dal suo territorio e raggiungere il biondo irlandese.
<<Spiegavo a tuo zio chi comanda, tutto qui>> mormorai, lasciando che il braccio di Niall mi avvolgesse le spalle e mi tirasse a sé. I suoi occhi azzurri mi scrutarono per un istante, il suo capo annuì e le sue iridi andarono dritte verso lo zio, lo statunitense e la bionda. Indurì la mascella, stringendo la presta suo mio braccio e lasciando che una sensazione nostalgica invadesse il mio corpo. Harry, hai intenzione di svegliarti?
<<Non fatela incazzare, è capace di uccidere>> e lui conosceva la mia vera natura, quella che nasceva quando c'era più bisogno. I tre annuirono soltanto, rimanendo in silenzio, mentre io e Niall li voltavamo le spalle per poter andare via da quella bettola. Finalmente respirai aria pulita.

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