37. Boy-friends

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Ammetto che le pillole della Miller avevano avuto un effetto immediato. Prima di andare a dormire, dopo un'allegra cena con la mia famiglia e Maya, contemplai con ardore il flacone giallo delle medicine. Pensai per un attimo al fatto che Harry era ancora in città e non negli Hamptons con la sua famiglia. La testa faceva abbastanza male e urlava, minacciava di mandare giù una di quelle pasticche. Tanto valeva farlo, che il giorno dopo mi svegliai rilassata e con una carica adrenalinica nel corpo. Riuscivo a sentire il sangue scorrermi veloce nelle vene e sorrisi leggermente, e dopo tanto, appena aprii gli occhi. Dovevo ringraziare la signora Miller di quel miracolo, ma questo, solo dopo aver risposto a Madison che non si fermava per un attimo nel parlare. 
<<Dicevi del ricevimento?>> le domandai, prendendo lo zaino dall'armadietto e mettendolo sulla spalla guardando la mia amica. Sempre contrastanti tra di noi, io e Mad eravamo le due facce opposte della medaglia: io con i miei colori scuri e la mia tetra solitudine, lei in rosa con la smania di rendere il tutto così colorato. Ma le volevo bene, infondo, in un fondo così lontano che non sapevo nemmeno io se esistesse. Stava di fatto, che mi prese a braccetto e mi trascinò con lei nel corridoio per raggiungere la mensa. 
<<Mia madre ha organizzato un'asta di beneficenza, allora mi ha dato il via libera con gli inviti. Ho pensato che potevamo passare una serata di gala io, te, e Chanel>> entrammo nella mensa e guardai la mia amica, sorridente come non so cosa che mi pregava con lo sguardo di dirle di sì. Annuii, sapendo che la mia amica non mi avrebbe dato un'altra opzione. Di rinchiudermi in camera non ne avevo voglia, era solo un venerdì come gli altri e non avremo avuto lezione fino il lunedì entrante. Pochi giorni altri all'inferno e finalmente mi sarei staccata da tutto e tutti. Mi sedetti al solito tavolo seguita da Madison aspettando Chanel, Zayn e Louis. Sapevo che Harry non era in America, ma non mi aspettavo che ad un tratto si fosse unito a noi come una volta. Ancora non mi aveva scritto, risposto alle mail o chiamato. Se era il silenzio e l'allontanamento quello che voleva, allora lo avrebbe avuto senza problemi. Non mi voleva? Bene, io rimanevo dov'ero.
<<Chi non muore si rivede>> canzonò Mad, facendomi sollevare lo sguardo verso il punto da lei indicato col mento e la mascella per poco non arrivò in Cina. Aveva la faccia tosta di ignorarmi per due settimane circa, mentire al suo migliore amico -costringerlo a mentirmi- e ora trovava il coraggio anche di presentarsi al nostro tavolo come se niente fosse? Il mio autocontrollo andò a scemare, e non era per gli scleri trattenuti durante l'ora di storia, no no: era il nervoso represso per il coglione di Harry che si era appena seduto al mio fianco, sorridendo come un demente al suo amico. La guerra la vinco io Harry, non tu. 
<<Signorine, il vostro pranzo>> Louis sorrise raggiante, poggiando due vassoi con il pranzo sul tavolo. Guardai il mio amico, traditore del cazzo, con un sopracciglio alzato mentre sollevava le mani in segno di resa e si metteva al fianco di Madison. Le diede un bacio sulla guancia e portò un braccio intorno le sue spalle, stringendola di poco nel mentre girava l'insalata di pasta nel piatto. 
<<Grazie, Tomlinson>> mormorai, spostandomi di poco dal mio...non so nemmeno se continuare a definirlo ragazzo, data l'assenza in questi giorni e la sua totale dimenticanza della mia esistenza. Scossi la testa, poggiando lo zaino al mio fianco opposto e il gomito accanto al vassoio prendendo la forchetta e imitando Louis. Non sapevo se ridere, piangere o affogare con le olive. 
<<Mi dispiace che non siete potuti partire per gli Hamptons>> sollevai gli occhi verso Madison e sembrò capirmi, dato che vidi Louis inclinare di poco il fianco per via del pizzicotto ricevuto. Le amiche servivano a quello. 
<<Partiremo il ventitré mattina, Gemma non vede l'ora di visitare l'America>> e tu di stare lontano mille miglia da me, so che vorresti dirlo Harry. Continuai a girare la mia insalata, raddrizzandomi con la schiena e portando il peso della guancia sul palmo della mano. Il profumo del riccio non metteva in pace il mio animo, i miei sensi stavano ammattendo assieme al mio autocontrollo. Mi avvicinai un po' a lui, e si spostò. Scherzava?
<<Quest'anno Madison viene con me a Doncaster, nevvero darling?>> domandò il castano alla propria ragazza, facendola sorridere e annuire diverse volte per poi stampargli un bacio sulle labbra. Da quanto Harry non mi baciava così? Anche sulla guancia, mi bastava poco per sollevarmi il morale...Ma non si girò di un millimetro, rimase fermo a sorridere ai ragazzi a mangiarsi la sua stupida insalata. Io non esistevo più, l'avevo capito, e il messaggio è stato ricevuto. Lui non soffriva più, io ero quella che pagava per entrambi. La guerra un corno, tra noi era finita. 
<<Kendall, invece cosa farai?>> chiese la mia amica, facendomi sollevare lo sguardo dalla mia insalata e scuotere la testa mentre passavo le mani sulle guance. Avere un crollo in quel momento mi avrebbe rovinata e resa ridicola. Respirai profondamente e sollevai le spalle. 
<<Staremo con la famiglia di Maya a Royal Henry. Tre giorni nel lusso, un vero e proprio spasso>> mormorai, ritornando alla posizione di prima e sperando che i miei amici mi lascino stare. Non avevo toccato cibo, non mi andava, e sentivo la cena di ieri fare su e giù nello stomaco. Perché non era partito negli Hamptons? 
<<Una gioia, dato che odi quel posto. Chi ti salverà da un futuro sclero di tua madre?>> fermati ora, Styles, sarai fortunato e ti risparmierò da un ceffone con trecento testimoni pronti ad uno scandalo liceale.
<<Nessuno, passerò un natale tranquillo>> risposi, passando le mani sul viso e spostando lo sguardo verso di lui. Iridi chiare, come l'acqua, pupille profonde e un leggero cenno di barba. I riccioli che gli accarezzavano il viso, la fronte e la voglia di spostarglieli verso dietro come una volta, mi stava facendo prudere le mani. Il suo profumo abbatteva le mie mura, le mie difese, e lui mi fissava con non so quanta intensità che mi vennero gli occhi lucidi per via della sua mancanza. Mi trattenni dal lanciarmi su di lui, abbracciarlo e dirgli che era solo colpa mia. Ma non potevo farlo, era lui quello che se n'era andato non io. 
<<Invita Luke, magari andate anche in moto>> sussurrò freddo, lasciando che la magia del suo sguardo nel mio, dei nostri respiri, dei nostri corpi accanto, svanisse in una sola frase. Mi allontanai da lui, scuotendo la testa senza aggiungere parola e mi alzai prendendo lo zaino, mettendolo frettolosamente sulla spalla mentre cacciavo via le lacrime dagli occhi raggiungendo di corsa il bagno delle ragazze. Mi chiusi in una cabina, trascinando la schiena contro la parete e scivolai per terra. Fu allora che delle goccioline salate bagnarono le mie guance, il mascara iniziò a bruciare e dei lievi singhiozzi uscirono dalle mie labbra. Harry sapeva essere bravo quanto stronzo, sapeva far sorridere quanto far piangere, sapeva riparare quanto distruggere. E con quella frase aveva fatto la seconda, quarta, e sesta cosa nel giro di due secondi. Sapeva dove andare a parare con me, dove colpire, come farmi male e affondarmi. Lui era la mia parte più vulnerabile, il mio punto di forza e debolezza, ormai era diventato tutto. Ora era il niente, e me lo stava facendo capire ignorandomi, mentendomi, staccandosi da me, trattandomi come se niente fosse, smettendo di amarmi. Dovevo mettere fine a tutta questa sofferenza, sapevo che non mi faceva bene, ma in lui avevo trovato la quiete e una casa, le sue braccia erano il mio sostegno, il suo petto il mio rifugio, e lui era...lui era soltanto la mia persona. L'amore faceva schifo, i ragazzi facevano schifo. 


Dopo altri due giorni in una fase depressiva, venerdì arrivò come se niente fosse. Riuscii a sopravvivere ad altre verifiche a sorpresa, interrogazioni programmate all'ultimo, ad un Harry che mi lanciava occhiatacce ignorate con successo grazie all'indifferenza e, per finire in bellezza la settimana, ad una partita di pallavolo maschi contro femmine -vinta con successo grazie alla rabbia della sottoscritta- mi ritrovai sul letto di Madison a giocare con una pallina di gomma e Amelia al fianco che si strusciava tra le mie gambe. Ad un certo punto la vidi schizzare sul pavimento, per via di Mad che urlò contro il computer e il suo pugno battuto sulla scrivania. Mi scordai della pallina, che mi arrivò dritta in faccia e cercai di non lanciarla contro la mia amica alle prese con una crisi.
<<Bastardo, figlio di puttana, coglione!>> partirono una serie di parolacce contro lo schermo del pc, questo fu chiuso con violenza e Mad assestò un altro pugno alla scrivania facendomi sobbalzare. 
<<Che cavolo, Mad!>> stava per dare il terzo pugno, ma le presi la mano fermandola prima che si facesse male lei e non il legno del mobile. Notai i suoi occhi rossi e la furia francese dilatarsi nelle pupille. Sospirai e le accarezzai il dorso della mano sollevando un sopracciglio, scacciando Amelia dalle mie scarpe che stava riprendendo a strusciarsi. 
<<Quel coglione di Sanchez! Ha bocciato la mia ricerca di una settimana con un: è incompleta, ridicola, e superficiale!>> ecco perché tanta aggressività. Cercai di non ridere e scossi la testa, prendendo posto sulle sue gambe e cercando di leggere la Mail mandata da Sanchez. Ammetto che tutti avevano dei problemi con il professore, io mi reputavo abbastanza fortunata a non averlo mai avuto durante gli anni, ma solo due volte per supplenza. Non mi sembrava tutto questo terrore anzi, gli chiesi se poteva spiegarmi un argomento di trigonometria e lui fu gentile nel farlo. Mi sembrava ottimo come insegnante, preparato su ogni cosa. 
<<Su cos'era il progetto?>> le chiedo, mentre leggevo la risposta del professore riguardante il compito di Mad. Forse aveva sbagliato qualcosa o dimenticato qualche virgola, sapevo quanto Sanchez ci tenesse all'ordine e alla precisione. Ogni volta che Harry mi chiedeva di dar un'occhiata ai suoi progetti di chimica, mi diceva di far attenzione e, se c'era qualcosa di sbagliato, di correggerlo. Mi aveva anche detto che io e Sanchez saremo andati d'accordo se mai avesse anche insegnato a me, data la fissa dell'ordine. Harry...mi mancava studiare con lui. 
<<Sul consumo dei prodotti qui a Londra, la percentuale di quanti abitanti usano quel prodotto e->> la fermai, sapendo di cosa stesse parlando e la guardai sorridendo leggermente.
<<Il prodotto che più ti piace, le sue caratteristiche e una piccola descrizione sul perché le persone debbano comprarlo>>.
<<Esatto...ma tu come fai a saperlo? Non hai San- Harry, vero?>> lo aiutai anche in quel progetto. Era per ragazzi dell'ultimo anno, ma a quanto pare il professore aveva deciso di cambiare le sue abitudini e diventare progressista. Non vedevo l'ora di vedere Harry nel panico più totale per l'ultima verifica dell'anno di chimica, matematica, e fisica messe assieme. 
<<Esatto. Mentre impazzivo per cercare le percentuali, lui mi faceva gli schemi di storia>> alzai le spalle, aprii il documento sul computer e iniziai a leggere il progetto di Madison. Non era male, ma non era perfetto. Non era alla Sanchez, tanto che scossi la testa e mi girai verso la mia amica. 
<<Se me lo mandi, domani mattina o nel pomeriggio, lo sistemo>> lei mi guardò un secondo, poi mi abbracciò stampandomi un bacio facendomi rimanere senza parole. Non lo faceva mai, non eravamo una coppia di quelle amiche che si baciavano. A me non piaceva, ma se lo facevano lei e Chanel...a proposito della bionda. 
<<Dov'è Cooper? Non l'ho vista a scuola e nemmeno a pranzo>> mi tolsi dalle gambe di Mad e presi il mio zaino, in modo da recuperare il completo per quella sera. Pantalone a zampa di elefante in pelle, a vita alta, e un blazer del medesimo tessuto. Sotto la giacca avrei messo un bustier top tube nero, il quale lasciava scoperte le spalle e la schiena. Avrei arricciato i capelli, in modo da dare movimento al vestiario. Per le scarpe ero indecisa se staccare il tutto con un paio di tacchi bianchi o fare un tutt'uno con delle décolleté nere. Avrei scelto sul da farsi, nel mentre legai i capelli in alto e guardai la mia amica togliendomi il giaccone di dosso. 
<<Non lo so, mi ha lasciato col visualizzato>> alzò le spalle e aprì le ante del suo armadio per prendere il suo vestito. Stranamente non era rosa, ma di un rosso fuoco molto attraente. Un abito lungo, da sera e non rosa. Scommetto che sua madre le aveva detto di non mettersi nulla di quel colore, in modo da sfoggiare uno dei suoi costosissimi Valentino o Armani alla cerimonia. Poi c'ero io, che usavo gli abiti inviati dalle aziende in modo da sfoggiarli e sponsorizzarli in una sola sera. Stavo contando i giorni per il vestito di Chanel, del quale nessuno sapeva l'esistenza e che mia madre non si aspettava di certo. Avrei voluto far coppia con Harry, dato che nel suo armadio giaceva un completo dello stesso colore, ma lui sarebbe andato negli Hamptons e noi...beh, a questo punto potevo reputarmi single. 
<<Starà con Zayn, mi ha detto che andava dalla sua famiglia a Bradford e che sarebbe tornato solo il cinque di gennaio>> alzai le spalle, iniziando a struccarmi mentre guardavo Mad sistemare il vestito da cerimonia sul letto e sopirò arresa. So che non ero Chanel, che non avevamo lo stesso rapporto come quello suo e della bionda, che avevamo due caratteri differenti, ma ero comunque una sua amica e le volevo bene. 
<<Non ha tempo per noi, mi sento messa da parte. Sia da lei che da te>> mormorò, sedendosi sul letto e portando le mani sulle cosce. Sospirai ancora, mettendomi al suo fianco e portando una mano sulla sua schiena.
<<Mi dispiace di averlo fatto, ma ora sono qui e come vedi con Harry non va come da copione. Anche se ho un ragazzo, però, non vuol dire che non abbia tempo per le mie amiche. Mi dispiace>> e un po' aveva ragione, perché avevo passato due mesi interi con Harry ed entrambi c'eravamo infilati nelle case dell'altro. Facevamo tutto insieme, dai compiti alla doccia, dall'andare a scuola assieme ad accompagnare Leila alle lezioni. Eravamo diventati una cosa sola, e tornammo ad essere due sconosciuti. Non avevo capito se stessimo ancora insieme, se questa fosse una pausa o se fosse finita del tutto. Fatto sta che ora volevo godermi una serata con la mi amica, e che dovevo farla stare bene. Quando i ragazzi non c'erano, erano le migliori amiche a trionfare. Gli amori vanno e vengono, ma le amicizie sono per sempre. 
<<Tranquilla, c'era Louis al mio fianco. Non è la stessa cosa, perché parlare con lui di trucchi o leggere i giornalini di gossip con un maschio non è divertente come quando lo si fa con la propria migliore amica>> alzò le spalle e poggiò la testa sul cuscino guardandomi. Gattonai da lei, poggiandomi sulle ginocchia al suo fiano e le presi la mano sospirando. 
<<Ora pensiamo a noi, prendi qualche giornalino e leggimi tutto quello che c'è da sapere su Chris Evans e le sue chiappe internazionali>> e sorrise, per poi buttarsi su di me e stritolarmi in un abbraccio.


Quando finimmo di prepararci, io e Mad raggiungemmo i suoi genitori nel vialetto, dove ci aspettavano nella Range Rover del padre.
Il rosso sgargiante dell'abito a sirena di Madison accarezzava le curve del suo corpo e lasciava scoperta la schiena, il corpetto di diamanti le copriva il seno in maniera elegante. La scollatura fino alla vita era fantastica, non era volgare addosso a lei e se l'avessi messo io, quel vestito, all'asta ci sarebbero state le mie tette e non oggetti di valore. Il totale della cassa sarebbe andata dritta dritta all'associazione della famiglia White, la quale li avrebbe spesi per nuove case in Africa, beni di prima necessità e attrezzatura medica negli ospedali. La mia famiglia partecipava ad eventi di questo tipo quasi ogni mese, per via del lavoro di mamma e degli agganci che aveva papà con i suoi clienti. Uno di questi, era la famiglia di Madison e io, quella sera, rappresentavo uno dei piedistalli del nostro quartiere. Mia madre e mio padre non avrebbero partecipato: Joe aveva la febbre, Leila si era beccata la varicella e mamma si era isolata nella sala in cantina in modo da non avere alcun tipo di contatto con mio padre e le mie sorelle. Lui si prendeva cura di loro, prendendosi una settimana dalla sua stessa azienda. Liam era partito con Maya in Italia, nonno Ginaldo doveva conoscere la sua futura nipote e lui non vedeva l'ora di presentare l'americana all'intero albero genealogico dei Payne e dei Rossi. Nonna Teta avrebbe adorato Maya, sarebbe stata fiera di Liam e se fosse stata qui a Londra, viva, avrebbe preso a ceffoni Harry. Lo avrebbe amato, ma allo stesso tempo gli avrebbe rotto in testa i vasi in ceramica di Nonna Rose. Orribili, aggiungerei. 
<<Kendall, sei incantevole>> Elizabeth White mi aveva appena fatto un complimento? <<Dovrei prenderne uno, che cos'è? Armani, Valentino, Gucci?>> domandò, guardandomi da capo a piede nel mio completo in pelle. Alla fine avevo messo i tacchi bianchi abbinati alla pochette donatami da Madison per la serata. Una collana d'argento e il solito anello al pollice, niente di esagerato. 
<<Mi è stato regalato da un'amica di mamma. Evelyn lavora per Gucci, delle volte mi manda un campione dei nuovi capi e questo è uno di loro>> alzai le spalle, guardandomi attorno. La cerimonia di gala si sarebbe tenuta nella sala ricevimenti di un castello rinascimentale. L'esterno era una favola: tappeto rosso disteso sul viale, un prato verdissimo e curato. Il piano inferiore era tutto illuminato da una luce calda e accogliente. 
<<Ottima scelta, farò qualche chiamata per il prossimo evento>> la regina lasciò il palco scenico col suo vestito pomposo in modo da raggiungere gli ospiti della serata. Guardai la mia amica, scosse la testa e mi prese a braccetto trascinandomi verso un gazebo dove offrivano alcolici e stuzzichini. Ammetto che serate del genere non mi facevano impazzire, ma quando la mia famiglia prendeva un impegno lo portava fino alla fine.
<<Merda, Kenny...c'è Louis con la sua famiglia>> portai lo sguardo verso il punto indicato dalla mia amica e lasciai cadere le braccia lungo i fianchi rimanendo in un totale silenzio. Louis era impeccabile, il suo corpo era avvolto da un maglioncino a collo alto bordò, una giacca elegante grigia e un paio di jeans neri i quali fasciavano alla perfezione le sue gambe allenate. I capelli erano portati in un ciuffo alto, ordinato, e il suo viso era accarezzato da un leggero accenno di barba. Guardai la mia amica, completamente presa dal suo ragazzo al quale ci avvicinavamo sempre di più. 
<<Lou! Perché non mi hai detto che venivi?>> guardai i due, lui bello come sempre, e lei che sembrava una principessa scesa dalla carrozza pronta al ballo col suo principe. Lou si sollevò le maniche fino al gomito e ridacchiò, per poi prendere le mani della sua ragazza e baciarle i dorsi mentre la fissava con gli occhi pieni di amore. Ebbi un morso allo stomaco, una sensazione di nostalgia e distolsi lo sguardo dai due portandolo altrove continuando ad ascoltarli. 
<<Volevamo farvi una sorpresa, non pensavo la prendessi così male. Dio, sei una meraviglia, piccola>> le sussurrò lui, infine. Un secondo dopo si stavano baciando, io mi rifugiai vicino al tavolo degli alcolici e ad un tratto mi sentii come la terza in comoda della serata. Perché Louis ha parlato al plurale? Che fosse venuto con Zayn e Chanel? Non credo, sarei comunque stata la quinta ruota del carro. Presi il mio terzo drink, mentre navigavo con gli occhi tra i presenti cercando...non lo so cosa stessi cercando, in realtà, ma analizzavo il luogo e una possibile via di fuga senza esser vista dalla coppia intenta a limonarsi nel bel mezzo del prato rinascimentale. 
Ad un tratto, bloccai il corpo. Sentii un tocco caldo poggiarsi sui miei fianchi, un respiro accarezzarmi il collo in maniera lenta, un profumo sensuale, diverso dal solito, che urlava: stanotte sarà la nostra notte. Portai verso dietro il peso del mio corpo, trovandomi con la schiena su un petto e un mento sulla mia spalla. Delle labbra che mi baciavano lento il collo, delle dita che mi stringevano i fianchi e delle braccia alle quali mi affrettai a stringere. Era lì, dietro di me, a prendermi in quel modo come se niente fosse successo, come se lui non mi avesse ignorata per giorni. Era lì, dietro di me, ad abbracciarmi, a bloccare il tempo e le persone attorno a noi. 
<<Sei stupenda>> fu come una carezza sulla guancia. Portai la testa verso dietro, poggiandola sulla sua spalla e continuai a tenermi alle sue braccia lasciandolo parlare. Avevo bisogno di sentire la sua voce bassa, roca, graffiata, a contatto con la mia pelle. Avevo bisogno di ritrovare la pace con lui, di averlo in quel modo e di fermare i miei pensieri. 
<<Sei la regina della notte. Sei una favola, e questi ricci...>> sussurrò, affondando il viso nell'ammasso di capelli col naso. Mi strinse di più a lui, il suo petto contro la mia schiena e le sue mani sui fianchi scoperti. <<Questi ricci ti rendono ancora più sexy, Kendall>> morse con lentezza un lembo della pelle dietro l'orecchio e succhiò con lentezza, sfiorando il bordo del top con le dita. Calore, fui invasa da un dolce calore in tutto il corpo. Sentii le guance avvampare, le gambe leggere e tra di esse una sensazione stranissima, piacevole. 
Mi girai con lentezza, rimanendo tra le sue braccia e arrossii vedendo i suoi occhi verdi colmi di perversione e lussuria. 
<<Harry...>> e le sue labbra sfiorarono le mie, le sue mani si insinuarono sotto il blazer e trovarono la pelle nuda dei fianchi, della schiena, e le dita scorrevano appena su di essa, che tutto quello mi sembrava un sogno. Un dannato sogno. 
<<Ora conduco io il gioco>> mormorò, stringendo le dita sui fianchi e lasciandomi scappare un mugolio. La sua pelle fredda era in contrasto con la mia, bollente e desiderosa di lui nel preciso istante che ci allontanammo dal tavolo degli alcolici per appartarci all'interno. Mi prese per mano, trascinandomi con lui per le scale principali del castello e raggiungere i corridori bui delle stanze. Come se sapesse dove andare, si fermò e aprì una porta spingendomi dentro per poi entrare con me. Si ambientò nel buio e mi venne di nuovo incontro, prendendomi dai fianchi e tirandomi a di lui facendomi notare quanto fosse eccitato. Non era l'unico, il suo modo fuggitivo e prepotente nel fare le cose mi stava ammattendo. Saranno stati i tre bicchieri di Martini, sarà il momento non adatto, la mancanza del suo corpo sul mio, o eravamo solo noi che ci mancavamo. 
<<Harry...>> cercai di parlare, ma lui fu veloce nei movimenti e le sue mani mi spinsero su quelli che dovevano essere dei cuscini costosissimi di chissà quanti secoli fa. Testai la superficie, ero su un baldacchino rinascimentale e i cuscini erano abbastanza scomodi. Sentii il materasso abbassarsi, il mio corpo essere invaso e il respiro del riccio ad un palmo dal viso. Trovai le sue labbra, le baciai con lentezza, portai braccia e gambe attorno al suo corpo. Lo feci stendere al mio fianco, mettendomi su di lui a cavalcioni e ripresi a baciarlo accogliendo la sua lingua tra le mie labbra, le sue mani sul mio sedere, e i nostri respiri iniziarono a farsi più corti. Togliemmo i vestiti, iniziammo a toccarci con furore, desiderio, mancanza di entrambi. Di nuovo sui cuscini, ritrovai Harry tra le mie gambe, dentro di me e con la sua bocca sul mio collo che lasciava macchie in ogni dove. Piena di lui, completa, senza pensieri, e devota al mio ragazzo. Ogni spinta diventava sempre più fitta, pesante, centrava tutti i punti più deboli e la sua bocca vagava sul mio petto prendendo i capezzoli tra le labbra e succhiandoli con lentezza. 
<<Dimmi che non ti ha toccata>> ansimò a fior di labbra, tenendosi con le mani ai lati della mia testa e spingendo sempre più deciso mugolando sottovoce. Scossi il capo, inarcando la schiena sotto di lui e aggrappandomi alle sue spalle aggrappandomi ad ogni movimento del suo bacino. 
<<N-non è successo niente tra di noi>> gemo, tirando la testa verso dietro e spingendo Harry sotto di me, poggiando le mani sulle sue spalle iniziando a muovermi. Gettò il capo all'indietro e indurì le braccia poggiandosi sui gomiti mentre accoglieva le mie spinte. Ansimammo all'unisono, ci muovemmo assieme e trattenemmo delle urla di piacere baciandoci mentre venimmo. Piena di lui, mi aggrappai al suo corpo poggiando la fronte sulla sua cercando di calmare i respiri e gli spasmi post orgasmo. Harry mi avvolse tra le sue braccia, stendendosi con me addosso ed uscì lentamente da me. Chiusi gli occhi, portando la testa sul suo petto godendomi quel momento. 
<<Mi dispiace>> sussurrò lui, accarezzandomi la curva della schiena con le dita. Sollevai di poco il viso, cercando il suo sguardo nel buio e gli sfiorai la guancia con le nocche. 
<<Ora sei qui, mi importa questo>> mi mancava troppo e riprendere un discorso ormai lontano non mi andava a genio. Tra me e Luke non c'era mai stato niente di serio, eravamo solo amici e gli amici facevano cose stupide. Louis azzardava a delle battutine sessuali sul mio conto, le mie risposte lo accompagnavano nel farlo e Madison era quella che gli suonava ceffoni sulla nuca. Harry e Zayn si stuzzicavano a vicenda, dandosi dei leggeri pugni sul braccio. Chanel ed io delle volte ci ritrovavamo a fare commenti sulla squadra di calcio della scuola, a prendere in giro le cheerleaders e, insieme agli altri quattro del gruppo, passavamo serate indimenticate nella cantina di uno di noi o al Davidson, nel nostro amato angolo riservato. Anche se io ed Harry avevamo litigato, non voleva dire nulla: eravamo un gruppo, nessuno si allontanava se uno di noi si lasciava. Harry passava il tempo con i ragazzi e io con le ragazze, come la prima sera assieme. Gli amici erano questo: esserci sempre anche quando le cose andavano male.
Ammetto che ognuno di noi si era allontanato per un certo periodo, ma nessuno se la prendeva più di tanto perché -alla fine- tornavamo sempre. Gli amori vanno e vengono, ma le amicizie sono per sempre. Nonostante le coppie, i fidanzati nello stesso gruppo, gli appuntamenti con i ragazzi e le pizze consumate da Mario, io e le ragazze avevamo mantenuto un'amicizia stabile. All'inizio commettemmo un errore: io, completamente presa da Harry, avevo trascurato le mie amiche e loro me l'avevano fatto notare. Madison si era rinchiusa a Tommoland, con occhi azzurri e palloni da calcio, ma alla fine avevamo risolto con una pizza e una serie tv in un weekend. Chanel? Io e Mad ci sentivamo messe da parte, non si faceva sentire o vedere, non chiamava e da un po', non veniva a mensa o al capannone. Idem per Zayn. Louis ed Harry passavano più tempo insieme nell'ultimo periodo e la cosa non mi dispiaceva. Che la nostra amica di fosse trasferita a Zazoland? Probabile. 

Dopo un'ora di coccole, io ed Harry ci rivestimmo al buio. Delle volte ci scambiammo i vestiti, altre dei baci fuggitivi e per poco non cademmo a terra per la mancanza di luce. Alla fine, quando lui stava per infilarsi i miei slip in pizzo, presi il cellulare e accesi la torcia in modo da orientarci.
<<Ho una ragazza intelligente>> commentò lui, mettendosi i boxer e ridacchiando, mentre si sedeva sul letto. Scossi la testa divertita e attaccai il top per poi rivestirmi del tutto, sotto lo sguardo attento di Harry alle prese col suo vestiario. Mi accorsi solo ora che indossava un paio di jeans neri aderenti, una camicia bianca con solo il primo bottone aperto e una giacca elegante nera. Infilò gli stivaletti ai piedi e si passò le mani tra i ricci, fissandomi subito dopo. Scossi la testa e mi misi al suo fianco, in modo da mettermi i tacchi vertiginosi. 
<<Quindi...passerai il Natale negli Hamptons?>> gli chiesi, trovando il coraggio necessario per farlo. Non mi andava a genio che lui se andasse, e che trascorressimo il natale separati mentre i ragazzi stavano per tutte le vacanze assieme. 
<<Puoi sempre venire con me, non credo che ti dispiaccia rinunciare alla super villa>> mi accarezzò la schiena e mi lasciò un bacio sulla fronte per poi guardarmi. In effetti non era una cattiva idea, ma quello che mi preoccupava era il pensiero di mia mamma e l'espressione di Maya quando le dirò ''sto con Harry, questo Natale''. Ormai eravamo diventate amiche, mi aveva persino regalato il vestito per il suo matrimonio e sarei stata la testimone di mio fratello, assieme a quello di Maya. Non volevo rovinare il rapporto tra cognate, Harry lo vedevo sempre e non avrei rinunciato di nuovo ad un'amica per il mio ragazzo.
<<Tranquillo, mi piace stare con Maya. Pensavo che fosse una snob, ma non lo è>> alzai le spalle e guardai il mio ragazzo sorridere leggermente. Mi sfiorò il mento col pollice e mi baciò con leggerezza le labbra, strofinando il naso contro il mio. 
<<Passeremo il capodanno assieme, starò via fino al ventisette>> mormorò e lo baciai lentamente, mentre ci stendevamo di nuovo sui cuscini del lettone. Lo lasciai insinuarsi tra le mie gambe, e lo accarezzai tra i capelli sorridendo sulle sue labbra. Cercai di mettermi comoda, ma i cuscini di un tempo erano scomodi. 
<<Amore, tutto okay?>>.
<<Sono questi stupidi cuscini rinascimentali>> sbuffai, costringendolo a togliersi da me e porgermi la mano per aiutarmi a sollevare.
<<Scusi sua maestà, chiederò alla servitù di rimediare. Nel mentre, vuole seguirmi al piano di sotto, dove potremo abbuffarci?>> guardai il mio ragazzo, prendendo il cellulare e cercare di non lanciarglielo addosso per il pessimo sarcasmo. Harry e le battute erano due cose diverse: lui le faceva di merda, e queste non facevano ridere nessuno. Solo a Louis, che le faceva peggio di lui. 
<<Sei un idi->> fu un attimo, il mio cuore si fermò e la luce puntò i presunti cuscini sui quali eravamo stesi io ed Harry poco fa. Fissai il punto illuminato, lasciando che le pareti della stanza cadessero con lentezza sul pavimento, che il soffitto soffocasse me ed Harry per quella scena orribile, raccapricciante. Rimasi ferma, lui prese in fretta il cellulare e chiese a Louis di raggiungerci assieme a Madison. Continuai a guardare il letto, ricoperto del nostro DNA e della notte con Harry. Fissai per un tempo non preciso le coperte disfatte, il corpo su esse e lasciai che le lacrime scorressero su tutto il viso.
Harry aprì la porta, Louis trovò l'interruttore della luce e io ebbi la forza di urlare. Sul letto non c'erano dei cuscini scomodi rinascimentali, ma il corpo di un uomo senza vita.
Il corpo di Jackson. 

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