13. Royal Henry

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Entrai nella macchina di Liam, sbattendo la sportella con forza, e sbuffai forte mentre prendevo il pacco delle sigarette nella giacca in pelle e l'accendevo per poi iniziare a fumare. Chiusi gli occhi, sentendo quelli di mio fratello addosso. Sbuffai via il fumo dalla bocca fuori il finestrino dall'auto, sapendo quanto a Liam desse fastidio la sporcizia in macchina. I miei non permettevano nemmeno di mangiare nella loro, avrei fatto lo stesso dato che ero ossessiva compulsiva.
<<Da quando mia sorella fuma?>> domanda lui, accendendo il motore della macchina e costringendomi ad aprire gli occhi per guardarlo. Non ero l'unica a sapere che uno dei fratelli fumasse, sorrisi facendogli un cenno col mento indicando la sua sigaretta. Scosse la testa divertito ed uscì dal vialetto di casa buttando via la cicca dal finestrino.
<<L'università ti fa prendere vizi, sorellina. Ma vedo che mamma ti tiene per le palle>> scherzò lui, mentre allacciavo la cintura con una mano e buttavo via la sigaretta con l'altra. Sbuffai via il fumo e scossi la testa mettendo gli occhiali da sole sul naso. Trecentosessantacinque giorni all'anno, e proprio quando sprecavo una giornata per conoscere i genitori della mia futura cognata, doveva esserci un sole che spaccava le pietre? Accesi la radio e alzai il volume della musica chiudendo di nuovo gli occhi.
<<Direi che me l'ha fatte crescere e poi cadere a terra, fratello>> gli risposi, abbassando di poco il sedile e poggiando il gomito sulla sportella guardando fuori il finestrino. Liam ridacchiò, abbassando di poco il volume della radio riprendendo la guida. Stavamo uscendo dalla via di casa, dubitando che la sua fidanzata abitasse nel nostro quartiere, ma non glielo chiesi. Non mi importava così tanto.
<<Non è solo per la mamma che fumi, vero?>> domandò ancora, guardandomi con la coda dell'occhio ,cambiando la marcia e continuando a guidare. Sospirai, togliendo lo sguardo dal finestrino e fissando Liam concentrato sulla strada. Avrei dovuto dirglielo? Non ne valeva la pena.
<<Altri problemi, è da gennaio che fumo>> alzai le spalle e tornai con la schiena sul sedile prendendo il cellulare dalla tasca. Guardai lo schermo, sorridendo leggermente notando dei messaggi da parte di Harry. Mi chiedeva come stessi, credo bene? Non lo so, non ci sapevo fare con queste cose. Bloccai il cellulare fissando un punto sulla strada. Ci imboccammo in un sentiero di campagna, in lontananza si intravedevano degli alberi alti e un prato troppo colorato per i miei gusti. Si notò subito un'enorme villeggiatura, rustica e con -almeno credo- tre piani. Incorniciata da siepi perfettamente ordinate e un giardino curato nel minimo dettaglio. Guardai Liam, alzando un sopracciglio mentre spegneva il motore. Sorrise, quasi divertito, mentre spostava gli occhi caramello nei miei, più scuri dei suoi.
<<Dentro è ancora più grande>> rispose alla mia domanda, senza che glielo chiedessi. Annuii soltanto, scendendo dalla macchina e mettendo le mani in tasca.

Mi guardai intorno, sollevando gli occhiali sulla testa e sospirando per l'ennesima volta in quel tempo che mi sembrava infinito. Avremmo pranzato fuori, sotto l'enorme gazebo in giardino e il cocente sole di quella giornata settembrina. Sembrava essere in una delle tante giornate del sud Italia, nella bellissima casa di nonna Teta la quale, scritta nel suo testamento di morte, lascerà alla sottoscritta. Ringraziai nonna mentalmente e tornai a guardare l'enorme loggia mentre prendevo posto. Ne avevo persino uno riservato per l'occasione, che famiglia organizzata. Scossi la testa divertita e portai gli occhi sul cellulare. Harry non smetteva di mandarmi messaggi, dedussi che si stesse annoiando durante l'ora di supplenza e, non sapendo come spendere il suo tempo, iniziò a mandarmi messaggi costanti. Scossi la testa, decidendo di rispondergli una volta per tutte.

Kendall:
Hai finito di mandarmi messaggi e lamentarti?

Gli domandai, riportando gli occhiali sul naso e posando il cellulare sul tavolo per togliere la giacca e metterla sullo schienale. Harry rispose subito dopo, facendomi ridere per la sua ossessività.

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