18. Leave me Lonely

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<<Sveglia principessa!>> urlò, aprendo le tende e spalancando le finestre con enfasi. Aprii gli occhi, portando una mano di fronte ad essi e guardando la figura di mia madre in piedi di fronte al letto. Passarono alcuni minuti, prima di comprendere che stesse chiamando me in quel modo e non la figlia minore. Il matrimonio le stava dando alla testa, tant'è vero che non disse nulla quando il giorno primo invitai i ragazzi a casa per occupare la sala in cantina. Anzi, ci preparò anche il dolce. Harry non c'era, ovviamente. Le cose con lui erano...complicate.
<<Se mi dessi il numero del tuo spacciatore capirei quali problemi ti affliggono, mamma>> mi alzai dal letto, stiracchiando le braccia per poi guardarla. Lei rise, scuotendo la testa avvicinandosi a me e mettermi le mani sulle spalle. Alzai un sopracciglio, prendendole i polsi togliendomeli di dosso per poi staccarmi del tutto. Stranamente era ancora in pigiama, e non in uno dei suoi costosissimi abiti firmati. Scossi la testa, lasciandole sistemare il letto mentre mi dirigevo verso il bagno per darmi una sistemata. Il post sbornia mi martellava la testa, di quello mi ero ormai abituata, ma non ad avere una madre gentile e senza starmi addosso. A quello ancora non lo ero. Sembrava come se fosse posseduta da un angelo e che si sforzasse si essere carina con me. Sputai nel lavandino e mi guardai allo specchio, vedendo la me spenta e senza, ormai, speranze di uscire dal vaso traboccante. Non c'è n'erano, finite nel nulla.
Tornai in camera, ritrovando mia madre seduta sul letto che sorrideva. Era inquietante.
<<Come va la scuola?>> domandò, seguendo ogni mio singolo movimento. Ora si preoccupava? Scossi di nuovo il capo prendendo dei vestiti puliti dall'armadio. Quanti giorni erano passati? Due? Tre? Forse dieci dall'ultima volta che parlai con Harry, che ebbi una discussione indisposta con lui, dall'ultima volta che gli dissi di non appartenergli? Era diventata un'ossessione, ma lasciai perdere ogni singola cosa. Se Jackson moriva dalla voglia di prendermi a schiaffi, che venisse direttamente da me.
<<Normale>> le risposi, buttando il pigiama nella cesta dei panni e sospirando. Da una parte, Harry, mi mancava, ma non potevo pensare anche a lui e alle sue manie narcisiste. Infilai l'intimo pulito e guardai mia madre, lei si che sarebbe andata d'accordo con Harry. Stesso carattere, stesso pensiero, stessa decisione nel fare le cose ed erano uguali quando qualcuno si metteva contro di loro. Erano due gocce d'acqua, in diversi punti.
<<Stai pensando a cosa fare dopo?>> domandò ancora, mentre infilavo un paio di jeans bianchi guardandola. Università? Non credo proprio, non avrei mai pensato di passare cinque anni dentro un manicomio di normale difficoltà. Non avevo nemmeno la curiosità di provare questo nuovo percorso, nemmeno di seguire le orme di papà, o di mamma stessa. Di Liam, poi...cos'è che faceva? Psicologia del marketing? Rifiutai l'offerta e andai avanti.
<<L'università non è nei miei piani, mamma>> le risposi, sollevando la zip del corpetto in tulle per poi sedermi dall'altra parte del letto cercando gli anfibi. Negli ultimi due giorni dimenticavo le cose come se fossero scartoffie, cose di poco conto. Trovai finalmente le scarpe, le infilai e mi alzai di nuovo per truccarmi.
<<E cosa farai? La babysitter alle tue sorelle?>> eccola, finalmente, la vera Hannah Gray. Sorrisi leggermente, accendendo la luce della toilette per guardare Satana scuotendo la testa. A lei interessava la reputazione, averne una capace di mantenere il nome della famiglia come se fossimo di sangue reale. Ringraziai di non esserlo, dato che uscire con qualcuno che ti seguiva costantemente non era nei miei piani.
<<Esistono altre cose, oltre l'università>> le risposi, prendendo i pennelli dal vasetto per iniziare a truccarmi. Se non fosse stata l'università, sarebbe stata la scuola di estetica. Mi piaceva l'ambiente, persone tranquille che svolgevano il proprio lavoro.
<<Tuo fratello->> la bloccai, prima che potesse andare oltre e iniziare con la solita ramanzina del figlio perfetto. Spensi la luce e mi alzai, prendendo lo zaino da terra per poi guardare mia madre.
<<Conosco già la storiella. Risparmiala per Joe e Leila, mamma>> e rimase in silenzio, mentre mi guardava uscire dalla mia stessa camera per raggiungere il piano di sotto. Una sigaretta, in quel, non me l'avrebbe tolta nemmeno la regina.

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