27. Roster

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Infilai le mani sotto il cuscino, sprofondando il viso in esso e ripresi a dormire. Fui inondata dal dolce profumo di latte bollente, caffè pronto e cacao in polvere, misto a quello delle lenzuola: non era più la solita lavanda, ma quello della frutta secca e doccia appena fatta. Mi strinsi di più al cuscino, sentendo le lenzuola abbassarsi lentamente e scoprirmi la schiena, la quale inarcai al contatto con qualcosa di caldo e freddo allo stesso momento. Il profumo della vaniglia si intensificò, riconobbi il tocco e sorrisi. Mi lasciai cullare dalle labbra leggere di Harry, che si incamminarono su tutta la curva della schiena e alla sua mano decisa che sfiorava con le nocche il fondo di essa. Sprofondai con la faccia nella federa del cuscino, mugolando a fil di voce un buongiorno e mi lasciai trasportare dalla sensazione paradisiaca che lasciava la bocca del ragazzo. Mi baciò le spalle con lentezza, portando la mano sul fianco e stringendolo di poco. Era uno dei miei tanti punti deboli e lui stava approfittando della mia impotenza. Sapeva che, in dormiveglia, il mio territorio era debole, molto debole. Lui era sempre pronto all'attacco.
<<Ti ho portato la colazione, Lel>>ecco cos'era quel dolcissimo profumo di bar. Annuii e basta, aprendo di poco gli occhi e ritrovandomi Harry al mio fianco che sorrideva. Ma era possibile essere così belli di prima mattina? Così raggianti, vivi e perfetti? No, cioè, era una divinità greca in tutto e per tutto. Muscoli scolpiti, le spalle larghe accarezzate dai raggi del sole che filtravano dalla finestra, i capelli ricci e arruffati che li ricadevano sul viso, la mascella marcata, le labbra rosee, gli occhi chiari che luccicavano, le vene sulle mani grandi-
<<Sei una fottuta divinità>> mi venne da dirgli, e lo vidi accigliarsi divertito per quello che avevo appena detto. Quel ragazzo mi faceva dire cose insensate anche di prima mattina. Mi prese dai fianchi e mi portò su di lui, a cavalcioni, per poi accarezzarmi le gambe e guardarmi negli occhi. Sprofondai nella primavera più verde di quel novembre freddo e umido.
<<E sentiamo, mia bellissima Musa, quale divinità sarei?>> domandò lui, lasciandomi alcuni baci sulle clavicole scoperte mentre il mio cervello elaborava, si rimetteva a moto e andava già a puttane. Quella notte mi fu difficile prender subito sonno: Harry era una continua distrazione e provocazione, non riuscivo a tenere ferme le labbra o le mani sul suo corpo. Mi abbracciava solo e sentivo nascere in me il fuoco, non per eccitazione o altro, ma per lui in sé. Credo che fosse per il fatto che stava diventando la mia persona, quella a cui potevo aggrapparmi ogni volta che c'era bisogno o che ti faceva star bene con poco. Ecco, i suoi abbracci o solo la sua presenza, ne erano la prova.
<<Beh...>> pensai un secondo, guardando le iridi farsi leggermente più scure alla vista del mio corpo nudo sul suo. Lui almeno aveva i pantaloncini addosso, io ero coperta dal lenzuolo il quale mi abbandonò poco fa, per colpa sua. <<Eros>> risposi e lui sorrise da un orecchio all'altro e mi portò sotto il suo corpo infilandosi tra le mie gambe. Azzeccato, azzeccatissimo.
<<Canta, o Musa...>> e la colazione aspettò, per parecchio.

Appoggiai la schiena al muro, accesi la sigaretta tra le labbra e guardai i due di fronte a me. Strano che fossero lì, con me, a parlare con tranquillità, a fumarsi una delle tante sigarette arretrate delle ultime tre settimane. Non ne fumavamo una assieme da secoli. Non mi trattenni e glielo chiesi, mi sembrava troppo strano non avere Mad e Chanel tra i piedi.
<<Le vostre guardie del corpo dove sono?>> domandai, e loro scrollarono le spalle sbuffando il fumo dalla bocca all'unisono. Troppo tempo insieme e ora facevano le cose in contemporanea, delle volte capitava a tutti e tre. Eravamo anche vestiti uguali: anfibi, jeans neri stretti, maglie nere e giacche di pelle.
<<Volevamo parlare di questo>> rispose Louis, per entrambi. Con lui avevo ancora un filo di discorso le poche volte che eravamo a scuola o a lezione di trigonometria, ma Zayn era diventato un fantasma. Mi passava davanti e non mi salutava, nemmeno un misero ciao. All'inizio mi faceva un po' male, poi lo vedevo con Chanel e mi sentii messa da parte per lei, infine mi abituai e lo mandai nettamente a 'fanculo . Non ero un giocattolo e lui non era il mio Andy, fine della storia.
<<Di cosa, precisamente?>> domandai, riprendendo a fumare e guardando i due sollevando gli occhiali da sole sulla testa. <<Di come siete dipendenti dalle parole delle vostre ragazze, o da come avete paura di loro se vi vedono parlare con la sottoscritta?>> continuai sarcastica, e loro sospirarono buttando via fumo e sigaretta. Avevo ragione, lo sapevano che stavano sbagliando, ma continuavano a farlo perché cacciavano le palle solo per scopare.
<<Kendall...>> Zayn era quello che non doveva parlare proprio. Lui era quello che aveva fatto male, tanto male, tra tutti e due. Louis almeno delle volte mi parlava, scriveva e aveva da decenza di salutarmi quando mi vedeva. Lui, invece? A malapena riusciva a guardarmi. Buttai il filtrino con un gesto della mano e scossi la testa, sbuffando il fumo dalla bocca per il nervoso.
<<Tu devi solo stare zitto, come hai fatto fino ad ora. Non puoi venire qui, dopo settimane che non mi parli, eviti e ignori dopo quello che c'è stato, passato e tutto. Evita di chiedermi scusa, preferirei che non lo facessi>> mi guardò, serrando la bocca e rimanendo in silenzio. Louis non disse parola, suono o lettera. Ci guardò, con gli occhi azzurri che brillavano sotto il sole assieme a quelli di Zayn. Caramello, zaffiri e cioccolato mescolati assieme. Ci raggiunse Luke, sorridente e in total black anche lui. Mi stampò un bacio sulla guancia, distogliendomi da quel girone e sospirai per poi guardarlo. Ecco l'oceano che si univa alla tempesta.
<<Buongiorno! Sono venuto il prima possibile, ma vedo che non avete ancora iniziato>> la mattina libera da scuola ci ha consentito di organizzare una piccola riunione tra di noi, Luke riferirà il tutto ai Jones e il giorno dopo avremo messo in atto le nostre discussioni.
<<Iniziamo ora>> risposi al riccio, dando le spalle a lui e i due in disparte per poi raggiungere l'interno del capannone e buttarmi sul divanetto in pelle. Sperai vivamente di non dover litigare nelle prossime due ore.

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