<<Kendall, ci sei?>> scossi la testa, portando lo sguardo verso Chanel. Dopo quella sera il mio cervello aveva smesso di funzionare, mi sentivo stupida. Come potevo esser stata così cieca dall'evidenza? Come non avevo fatto a non capire che fosse lui, e non Louis? Me lo ripetevo così tante volte, che per una settimana queste domande mi rimbombarono nel cervello come se fossero ferro battuto.
<<No, scusami, ma non ho la testa>> le risposi, alzandomi dal posto e prendendo le mie cose per andare via dalla mensa, malapena mangiavo. Perché mentirmi così? Se voleva così tanto proteggermi avrebbe dovuto dirmi la verità, ma preferì mentirmi e usarmi come più voleva. I maschi non cambiavano mai.
Portai le cuffie nelle orecchie, alzando il volume della musica e misi le mani in tasca stringendomi nella giacca. La sua giacca, la sua fottutissima giacca. Sospirai forte, trattenendomi dall'urlare e raggiunsi velocemente l'uscita scacciando via i pensieri. Pensieri i quali non mi fecero dormire per una settimana, pensieri senza risposte e i quali vagavano nella testa da giorni. Rimbombavano continuamente, viaggiavano a velocità supersonica e quei pochi momenti felici con Harry sembravano ormai svaniti. Ora c'era solo il buio, l'insonnia e sigarette buttate. Mi sentivo come Tommy Shelby in Peaky Blinders quando morì Grace: completamente persa e senza uno scopo nella vita.
Uscii dal vialetto della scuola, accesi l'ennesima sigaretta di quella giornata e sospirai forte il fumo dalla bocca girando l'angolo per andare chissà dove. Se fossi andata a casa mi sarei imbattuta in mia madre, dato che era a casa nel suo giorno libero, perciò scartai quell'opzione per prima. Al capannone non ci sarei più andata, per il momento mettere a rogo tutto non era nella lista delle cose da fare. Andare a cercare Harry? Lo avevo visto di sfuggita e, come le occhiate che li davo, mi allontanavo come Bip Bip faceva con Willy. Non volevo parlargli, non ancora per lo meno. Zayn? Parlavo solo con lui in questi giorni, mi aspettava all'uscita di scuola e andavamo a casa insieme. Stranamente non me la presi con lui, non mi aveva fatto nulla. Anzi, non sapevo più come ringraziarlo per avermi portato da Luke per capire qualcosa di tutto quello schifo. Ma ora non avevo voglia di mettermi a piangere con lui, come ogni giorno ormai.
Allora mi fermai, guardando la strada per un attimo e strinsi i pugni sospirando forte. Buttai via la sigaretta e camminai verso l'edificio completamente bianco. Percorsi il vialetto a passo svelto, e il cuore mi stava letteralmente consigliando di non fare cavolate, di andare via da lì. Ma dovevo mettere a tacere la testa, dovevo trovare risposte e se non fosse stato il diretto interessato a darmele, avrei fatto cantare il compare.Quando la porta in legno scuro si aprì, mi si fermò il battito cardiaco per pochi secondi. La prima cosa che pensai fu: non aveva freddo senza maglietta? Scossi la testa, cercando di guardare altrove. Fu abbastanza difficile, dato che Louis aveva un corpo perfetto. La vita stretta e le braccia muscolose, i capelli arruffati per via del sonno e i pantaloncini da calcio, abbassati sotto la V, lasciavano scoperto l'elastico dei boxer.
<<Guarda chi si rivede. L'agnellino non trova più il suo padrone?>> sapevo che era stata una cattiva idea, lo sapevo sempre. Sospirai forte, portando lo sguardo verso di lui e dovetti cercare di connettere il cervello per dire una frase sensata. I suoi occhi erano maledettamente ipnotici, sapevano come mettermi in soggezione, così azzurri nelle iridi, come flirtare con una ragazza. Erano costantemente pieni di perversione.
<<Che tu ci creda o no, Louis, sono venuta per te>> entrai nella loggia, dovetti contenermi dal bestemmiare. Quanto era grande? Troppo per i miei gusti, forse era la casa più grande del quartiere. Certo, suo padre era maledettamente pieno di soldi. Sospirai, sentendo la porta d'ingresso chiudersi dietro di me ed essere raggiunta da Louis subito dopo. Non esitò a mettere le mani sui fianchi e tirarmi verso il suo petto, costringendomi a tenermi con la schiena su di esso. Harry poteva anche essere il capo clan, ma Louis era sicuramente il re delle donne.
<<Potrei farti venire io, per me>> sussurrò nel mio orecchio, sembrando quasi dolce. Ma colsi lo stesso la provocazione, girandomi lentamente tra le sue mani le quali non esitarono a infilarsi sotto la giacca per stringere i fianchi scoperti.
<<Sono qui per parlare>> mormorai, portando le mani sul suo petto continuando a guardarlo. Sorrise leggermente, sapendo bene che non avrebbe parlato senza qualcosa in cambio. Come lo sapevo? Io e Louis eravamo uguali di carattere, era facile capire quello che pensava o voleva intendere. Scosse piano la testa, sollevandomi dal retro coscia in modo che potesse portarmi in braccio al piano di sopra. Mosse piano le dita sulla pelle scoperta delle gambe, facendomi rabbrividire non tanto per il contatto, ma per i suoi occhi dannatamente ghiacciati. Non era normale avere certe sfumature, sua madre non li aveva così e nemmeno le sue sorelle, se non ricordo male.
<<Parleremo dopo, prendilo come uno scambio>> mormorò, chiudendo la porta della sua camera. Feci per parlare, ma mi spinse contro il legno della porta infilandosi tra le mie gambe senza il mio consenso. Mugolai sottovoce, chiudendo gli occhi e rimanendo in silenzio tenendomi con le mani sulle sue spalle.
Lo guardai e rimase fermo finché non cedetti. Non avevo nulla da perdere, non più ormai. Fu intenso, troppo anche.

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Dangerous Woman
Fanfiction[COMPLETA] Dopo quattro anni a guardarla tra i corridoi della scuola, ad osservare i suoi movimenti durante le corse, a sentire la sua risata e la sua voce confondersi con quelle dei suoi amici, Harry ebbe la possibilità di conoscere Kendall solo l...