29. Judgement day

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Il giorno dopo chiesi a Luke di prendere il mio posto al capannone. Harry mi salutò con un bacio, un <<Dopo vengo da te>> e lo vidi uscire dalla camera come se la notte prima non avessi camminato tra le mie emozioni. Una crisi isterica, ecco cosa accadde. L'avevo presa abbastanza bene, almeno non urlai nella notte come mesi fa. Un punto a favore, no?
Non seguii al meglio le lezioni, fissavo il vuoto o il quaderno pieno di scritte. Era come se fossi in un mondo parallelo, come se stessi viaggiando nella mia testa: non c'era niente, se non i nomi di Niall e Taylor appesi a dei fogli volanti. Non ritrovai nemmeno rifugio in mensa, pensando che il vociare degli studenti avrebbe placato quello nella mia testa. Ma più chiasso c'era, più i loro nomi si impregnavano nella mente, la mia stessa voce urlava interiormente e il mio corpo diventava sempre più pesante. Cercai di darmi una sciacquata in faccia nel bagno delle ragazze, ma quando mi guardai allo specchio mi venne da vomitare. Perciò mi chiusi in una cabina, sigillai la porta e vomitai il nulla. Non avevo cenato, né fatto colazione, né pranzato in mensa. Tirai lo sciacquone e mi strinsi in un angolo, portai su le gambe e guardai un punto del soffitto sospirando. Niall e Taylor, nello stesso clan, pronti a togliere a me e ai ragazzi tutto quello che Jackson e Jones avevano costruito nel tempo. Sembrava una barzelletta, ma era una lotta all'ultimo sangue per raggiungere il Trono di Spade. A meno che Brandon Stark non venga qui a Londra per mettere fine a quella guerra, non sapevo cos'altro inventarmi. Ci voleva una di quelle soluzioni trovate a fine della storia in modo da avere un lieto fine decente. Ma non eravamo a Game of Thrones o in una favola, ma nella fottuta realtà. Il primo giorno volò come se niente fosse, tra ansie e attacchi di panico infiniti. Non dormii con Harry, sua madre aveva bisogno di lui e riuscimmo a vederci di sfuggito solo per un'ora. Mi bastò, ma avrei voluto dormire con lui.

Il secondo giorno accompagnai Leila e Joe a scuola, tornai a casa con la spesa fatta per mamma, e mi abbandonai sul mio letto per circa due ore abbondanti. A scuola c'era una delle tante assemblee d'istituto, evitai di rimanere ore perse in mezzo a gente che sorrideva, rideva e faceva di tutto per avere un secondo la testa isolata. Non sopportavo il chiasso già di mio, con il pensiero che Niall e Taylor stessero insieme, diventai più sensibile al rumore di quanto non lo fossi già.
Bussarono alla porta, questa si aprì e Liam apparve con un sorriso stampato in faccia e una scatola rettangolare tra le mani. Mi alzai a sedere e spostai i capelli su una spalla. Dovevo tagliarli, niente da fare. Guardai mio fratello poggiare la scatola sulla scrivania, mi venne accanto e aprì le braccia come per dire ''so che ti serve'' e aveva ragione. Mi lanciai su di lui, stringendomi a quel profumo così famigliare che mi trattenni dal piangere. Perché Harry non era qui? Perché non stavo abbracciando lui al posto di Liam? Non mi dispiaceva averlo qui, con l'ascia di guerra messa da parte e le sue braccia attorno, ma Harry era pur sempre il mio ragazzo e doveva starmi accanto, o no? Forse si era stancato, chi lo sa. Anche io mi sarei stancata di me stessa.
<<Vuoi un tè? Sei fredda e non ti vedo in ottima forma. Hai litigato con Harry?>> un litigio con lui era l'ultimo dei problemi da aggiungere alla lista. Scossi la testa e mi asciugai le guance prendendo un grosso respiro.
<<Problemi col gruppo, lui non c'entra niente>> mormorai e lui mi guardò, accarezzandomi i capelli con la mano. Annuì incerto e passò le mani sulle gambe per poi guardarsi intorno.
<<Questa sera mamma e papà vanno a un ritrovo tra liceali>> mi informò, annuii soltanto e mi spostai da lui per stendermi sul letto. Il tempo delle chiacchiere era finito, volevo rimanere da sola e placare le voci le quali ricominciarono a parlare senza sosta.
<<Pensavo che potevamo passare una serata tra fratelli, con Joe e Leila>> continuò lui, io avevo appena chiuso gli occhi e annuii di nuovo cercando di staccarmi dal mondo. Liam, va via ora, santo cielo.
<<Tu riposa, mi sembri distrutta e magari ti sto anche stancando di più>> sussurrò, mi accarezzò una gamba e si chinò per darmi un bacio sulla fronte. Mi si scaldò il cuore, lo guardai e sorrise a pochi passi da me. Avrei voluto avere questi momenti con lui più spesso, ma era sempre occupato con tutto e tutti, e quando passavamo cinque minuti insieme mi sentivo trascurata, più di quanto non mi sentissi già con lui. Gli volevo bene, ma avrei voluto un fratello più presente.
<<Ti voglio bene>> mi guardò, sorrise e aprì la porta per poter uscire. Prima di farlo rispose che me ne voleva anche lui, sparì subito dopo e mi chiuse in camera con i miei pensieri. Uno di quelli era la scatola misteriosa sulla scrivania, mi alzai titubante e fissai i vari ghirigori disegnati sul bordo del cartone. Ci passai le dita, come se avessi paura di aprirla e scoprire cosa ci fosse al suo interno. Sollevai il coperchio, venni avvolta da un leggero profumo di fragola e vaniglia. Aprii la carta velina color zucchero filato e rimasi un tempo indefinito a fissare il luccichio del contenuto. Il vestito che tanto volevo per il matrimonio di Liam mi stava urlando, mi chiedeva di prenderlo e indossarlo per vedere come mi stesse addosso. Quando lo presi per guardarlo, cadde un bigliettino per terra. Mi piegai per prenderlo, il profumo proveniva da lì e rimasi un attimo senza parole vedendo il mittente:

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