57. Counting stars

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Le casse del dj si erano impossessate delle mie orecchie. Pareva di avere J Balvin e compagnia bella a shuffle nel cervello, senza mai fermarsi e concedermi una pausa.
E, la cosa peggiore, era dover andar a scuola con un post sbornia da paura e un Louis Tomlinson versione zombie al proprio fianco. In effetti, più lo guardavo, più mi convincevo che noi due eravamo uguali e i problemi li risolvevamo in un solo modo: andare a bere nei locali, ballare e bere ancora. E il suo problema era solo uno, nel quale centravano due occhioni verdi a calamita e una chioma castana: Madison White. Non volevo prendere le difese di nessuno, ma Louis mi aveva spiegato la questione e Mad si era solo limitata in un <<È solo un figlio di puttana>>, perciò non mi meravigliavo se il mio amico ed io, in quel preciso istante, stavamo entrando insieme nei corridoi della scuola con un cappuccio sulla testa, degli occhiali da sole sul naso e le mani in tasca.
Non c'era cosa peggiore di iniziare le lezioni di lunedì, con un post-sbronza da oscar e il sonno mancante. Ma niente di tutto ciò batteva la mia situazione e quella di Louis: iniziare le lezioni di lunedì, con un post-sbronza da oscar e il sonno mancante, assieme alle prime due ore di chimica con Sanchez. E, in quel momento, pregai l'intero calendario cattolico con la speranza che il bastardo fosse assente o di buon umore.
<<Saltiamo le prime due ore, ti prego>> mormorò Louis, passandosi le mani sul viso con frustrazione. Lo guardai, sollevando gli occhiali e sospirando.
<<Lou, abbiamo gli esami tra un mese e abbiamo fatto abbastanza assenze quest'anno>> nonostante avessi ancora il sapore della vodka tra le labbra e il sale appiccicato sul collo, la mia mente semi lucida ragionava ancora quando si trattava di concludere l'anno scolastico in santa pace e prendere il maledetto diploma. Louis si tolse gli occhiali, appendendoli al colletto della felpa e prese un grosso respiro. Si avvicinò, costringendomi a poggiare le spalle sugli armadietti e un suo braccio mi bloccò la via di fuga. I suoi occhioni azzurri si fissarono nei miei, creandomi un blocco allo stomaco e lasciando che le farfalle facessero il loro percorso aereo. Nonostante tutto, non potevo negare che Louis avesse il suo charme, che il suo sex appeal avesse un certo potere sulle ragazze, su Madison e su di me. Conoscevo questo ragazzo da quattro anni, flirtammo per scherzo da allora, scambiandoci baci innocenti prima dell'arrivo di Niall, avevamo rischiato di perdere Harry e Madison andando a letto, e alla fine diventammo amici affrontando i problemi amorosi assieme e nei locali affollati. Ma, in quel momento, il suo charme ebbe un tempismo pessimo. Io ero sbronza, lui era sbronzo, era lunedì e Sanchez avrebbe dato di matto se avessimo fatto tardi.
<<Louis...>> mormorai, cercando un salvagente in quell'oceano azzurro che brillava di alcol e persuasione. Sperai vivamente che Harry e Madison fossero nelle loro classi o entrambi avrebbero ucciso me e il coglione di fronte a me.
<<Dai ginger, solo le ore di Sanchez>> sussurrò, piegandosi verso di me e sorridendo leggermente, portando una mano sul mio fianco e sfiorandolo da sopra la felpa che indossavo. Che cazzo, Louis...
<<Non ci provare, Tomlinson>> lo avvertii, reggendomi con la schiena agli armadietti e cercando una via d'uscita. Il castano sospirò flebilmente, incastrando il viso sul mio collo e lasciando che il suo respiro invadesse la mia pelle debole, sudaticcia e tremante. Era l'alcol. Era l'alcol, cazzo.
<<Solo per queste due ore>> mormorò ancora, infilando la mano nella mia felpa e sfiorandomi la pelle con le nocche. Madre mia, aiutami tu. Chiusi gli occhi e sbuffai fortemente, aggrappandomi alla sua felpa e arrendendomi ai suoi tentativi da cacciatore.
<<Andiamo in biblioteca>> gli risposi, sentendo il suo sorriso allargarsi sulla mia pelle e il suo corpo staccarsi leggermente dal mio, invadendo le mie spalle con un suo braccio. Mi voltai verso l'entrata, notando Madison entrare proprio in quel momento. Sospirai di sollievo.

<<Visto, alla fine Sanchez non è venuto>> sollevai lo sguardo dal libro di storia e guardai Louis, tutto soddisfatto del suo precedente approccio nei miei confronti.
<<La prossima volta, non flirtare con me mentre siamo in un corridoio della scuola>> lo ammonii, pizzicandogli il braccio e facendolo ridere. Eravamo in biblioteca, in un angolo tranquillo a preparare i vari schemi che ci sarebbero serviti per gli esami del prossimo mese. Con mia grande sorpresa, Louis riuscì a risolvere i problemi di trigonometria senza innervosirsi e dare di matto -sotto la mia supervisione- e la sua troppa felicità, manifestata in un urlo di gioia, ci fece beccare dalla bibliotecaria la quale ci urlò a sua volta di non gridare.
<<Ero preso dal momento>> si giustificò, accarezzandomi il ginocchio e poggiandosi con la guancia sulla mano guardandomi sorridente. Alzai gli occhi al cielo e portai la mano sulla sua, riprendendo a sottolineare i concetti sul libro di storia per poi riportarli sul quaderno.
Rimanemmo in silenzio, con Louis che mi guardava di sottecchi, la mia gamba tra le sue, la sua mano sul mio ginocchio, ed entrambi che eravamo intenti a prepare i nostri appunti.
<<Sai, io e te non abbiamo mai avuto un appuntamento che non comprendesse alcol e spogliarelliste>> la sua voce sottile ruppe il silenzio, rompendo anche la mia capacità di non pensare ad un appuntamento con Louis Tomlinson. Presi un grosso respiro poggiai la penna tra le pagine del quaderno per poter guardare il ragazzo al mio fianco.
<<Louis...>> cercai di dire, ma lui mi fermò prima che potessi dire qualcosa.
<<Kendall, sono passate due settimane da quando Harry ti ha lasciata, da quando Madison ha dato di matto per una cosa stupida>> non aveva tutti i torti, prendersela con il proprio ragazzo perché era preso dallo studio e dalla preparazione per gli esami, non era un buon motivo per il quale rompere. <<Solo una sera, io e te, senza dopo sbronze e sesso>> mormorò l'ultima frase, sorridendo con gentilezza e prendendomi la mano per poterla massaggiare con i pollici. Io e Louis, insieme, ad un appuntamento senza alcun fine? L'idea non era male, ma i problemi avevano tre nomi precisi e pericolosi: Harry, Madison e Niall. Il rischio non era solo grande, ma enorme. Se avessimo provato a rischiare così tanto, non ne saremo usciti vivi ed era l'ultima cosa che volevo, quella di mettere a rischio Louis con i nazisti di mezzo. Perciò respirai profondamente, lasciando che la mano di Lou continuasse a massaggiarmi il dorso.
<<Se le circostanze fossero altre, ti direi di si...>> ed era vero, perché se io e Louis ci fossimo frequentati dal primo anno e avessimo costruito una storia dal primo momento, ora non rifiuterei nulla da lui. Ma io ero innamorata di Harry, lui di Madison e Niall non aspettava che un'occasione come quella per colpire.
<<Ma hai paura che possa succedere un casino con i due e l'irlandese>> continuò lui, guardandomi con occhi sinceri. Annuii soltanto, sospirando arresa e scivolando via dalle sue mani solo per passarmi le mie tra i capelli.
<<Non voglio che le cose si aggravino, non perché sei tu, ma lo avrei fatto anche se al posto tuo ci fosse Zayn>> ed era vero, perché io e Zayn abbiamo avuto più di un momento intimo in soli due giorni e, sempre se non fosse stato per Chanel ed Harry, ora staremo qui a parlare di quanto lui fosse attraente e di quanto io lo ammirassi. Il mio problema era questo: ero circondata da troppi ragazzi.
<<Perciò, se ti chiedessi un'altra sbronza per alleviare il mio dolore, mi bidoneresti?>> mi domandò, riprendendo la mia mano e poggiando la guancia sull'altra libera. Sorrisi divertita, scuotendo la testa e afferrando la penna che avevo abbandonato sul quaderno.
<<Non si rifiuta mai una sbronza con un amico>> Louis sorrise da un orecchio all'altro, come non aveva mai fatto, e questo mi bastò per constatare che, nonostante i nostri ex, noi due ci saremo sempre stati per l'altro.

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