25. The King and the Queen

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Non mi mossi, ma non lo fece nemmeno la persona a cinque centimetri di distanza da me. Mi baciò come se non fosse passato quasi un anno, come se fossimo ancora a quel dicembre ormai lontano. Come se fosse ancora il mio attuale ragazzo. Feci un passo indietro, scansandomi da lui e sentendo quella strana sensazione di...inadeguatezza. Con lui non l'avevo mai provata.
<<Niall...>> riuscii a dire soltanto, rimanendo a debita distanza da lui e da Harry. Lui stava cercando la calma, la tranquillità, ma il suo corpo emanava nervosismo anche a kilometri di distanza.
<<Sembra che hai appena visto un fantasma>> in effetti...non si faceva sentire da maggio, quasi sei mesi per essere precisi. Mi aveva lasciata per tornare in Irlanda, aveva detto che non ce la faceva a vedere la persona che amava tra le braccia di un altro. Aveva anche detto che sarebbe rimasto per me, con me, e assieme a me nonostante tutto. Aveva mentito, e ora credeva davvero che sarei tornata tra le sue braccia? Mi mancava, non c'era nessun dubbio su quello, ma non poteva averla vinta. Non ora che Harry...cavolo, stava per chiedermi una cosa importante dopo due mesi di torture e lontananza!
<<Horan, é un piacere vederti>> appunto, un piacere proprio. Harry si avvicinò, portando un braccio intorno le mie spalle e stringendomi a lui come per fare il possessivo. Mi piaceva, questa mi piaceva cosa. Avevo bisogno di conforto e il ritorno dell'irlandese mi aveva sconvolta del tutto.
<<Styles...vedo che non hai perso l'abitudine di prendere le ragazze degli altri>> un sorriso sghembo sul viso di Niall, Harry che sospirò con forza e strinse con altrettanto modo il mio braccio. Mi fece male, ma cercai di capire di cosa stesse parlando...Lui e Taylor? Dovevo ridere o piangere? Non lo so, mi concentrai su Spettro che mi era saltato tra le mani per cercare rifugio.
<<Cosa ci fai qui?>> domandai, in modo che i due non potessero uccidersi a vicenda per colpa del biondo. Era cambiato, tantissimo. L'Irlanda gli faceva bene, lo aveva maturato ancora di più. Mi ricordai dello scricciolo con la testa ossigenata di sei mesi prima. Con le sue canotte da basket e i jeans col cavallo basso. Gli occhiali da sole sul naso, il sorriso sulle labbra, il profumo di pizza appena sfornato e gli occhi azzurri che ridevano da soli. Dopo mesi, mi ritrovai un uomo, con jeans scuri e un maglione aderente sotto una giacca di pelle nuova di zecca. Aveva un filo di barba, i capelli del suo colore naturale e le spalle piazzate. Gli occhiali da vista rotondi come Harry Potter, gli stivaletti scamosciati neri e...la moto dietro di lui parcheggiata sul ciglio della strada. Era proprietà privata a lungo andare, sarà sicuramente arrivato dalla via del capannone.
<<Mi mancavi>> alzò le spalle, come se fosse la cosa più normale del mondo. Mi sentii un vuoto, un pugno nello stomaco e, fu peggio quando iniziai a ridere come un'isterica. Gli mancavo, e nei mesi precedenti dov'era finito? Quando riempivo la sua chat di messaggi, foto e audio, lui dov'era? Dov'era quando le notti non dormivo, quando gli attacchi d'ansia arrivavano come se fossero semplici starnuti? Dov'era quando serviva, per davvero? Scossi la testa e mi staccai da Harry per fare un passo verso Niall. Gli mancavo, certo.
<<E hai fatto passare sei mesi? Sei mesi, Niall>> sottolineai, portando le braccia lungo ai fianchi. Spettro saltò su Harry, il quale lo prese al volo rimanendo in silenzio. Se avesse detto una parola lui, lo avrei mandato a fanculo. Non aveva nessuna colpa, ma Niall aveva rovinato una bellissima nottata nella foresta, un mattino stupendo e un momento con Harry. Lo odiavo.
<<Ho avuto da fare>> mise le mani in tasca e alza le spalle, rimanendo impassibile del fatto che, mentre lui faceva le scampagnate con non so chi tra i prati di Mullingar, ero io quella che rischiava la vita con la gentaglia del nord di Londra. Scossi la testa, incrociando le braccia al petto e allungando il viso verso il suo. Inclinò di poco la testa verso dietro, aggrappandosi al niente e mi guardò. Gli occhi azzurri brillavano sotto il sole di novembre, freddo come i prossimi cinque mesi fino all'arrivo della primavera.
<<Continua ad avere da fare, Niall James Horan, questa ragazza ha chiuso con te>> mi girai, e nel silenzio dei respiri di Niall ed Harry entrai nel locale dei Jones con le mani serrate in due pugni. Gli mancavo, dopo sei mesi per giunta.

Quando tornammo al capannone, Harry non disse una parola per il semplice fatto che io non parlavo con lui. Se l'avessi fatto avrei cancellato le ultime ore passate insieme e, sinceramente, non volevo mandare a puttane tutto. Non per l'ennesima volta, almeno.
Entrati nella tana, mi lasciai cadere sul divano a peso morto occupando tutto il divano col corpo. Sentii la stanchezza invadermi ogni centimetro, ogni muscolo, le ossa. La testa mi stava scoppiando, mi faceva male lo stomaco e i piedi bruciavano. Sentii un peso sul grembo, aprii gli occhi e mi ritrovai Spettro appollaiato su di esso con le orecchie basse, gli occhi chiusi e l'aria di uno stanco. Lui? Non faceva altro che dormire! Scossi la testa, portando le braccia dietro la nuca per poi cercare conforto nei cuscini del divano. Mi fu impossibile, dato che mi afferrarono i piedi, li sollevarono, un peso occupò il mio spazio e gli anfibi mi furono privati dai piedi. Stavo per urlare contro il disgraziato, quando mi ritrovai Harry di fronte a me intento a massaggiarmi le caviglie. Mi rilassai all'istante, guardando il suo sorriso sincero e i suoi occhi brillare sotto la luce del sole la quale filtrava delle finestre sul soffitto. Mi sollevai sui gomiti, e sospirai. Forse avrei dovuto spiegargli la situazione con Niall...ma il mio sesto senso mi diceva che lui, i fatti, li sapeva tutti.
<<Come stai?>> chiese, col tono dolce di chi si preoccupava per davvero. Mi misi a sedere, sentendo le braccia cedere con un certo tremolio. Alzai le spalle, poggiando le mani ai lati delle gambe e guardando altrove.
<<Credo bene, forse con una leggera voglia di ammazzare irlandesi e cose genere>> mormorai, facendolo ridere. Mosse le dita sulle caviglie, salì sulle gambe e mi accarezzò come se fossi fatta di cristallo. Trasalii, il contatto con lui mi era mancato così tanto da dimenticarmi come fosse avere le sue mani addosso. Lo guardai, avendo un mancamento, e mi avvicinai di più a lui portando le gambe sulle sue, con ancora Spettro sul grembo. Avrebbe sentito di sicuro gli elefanti nello stomaco, la parata dietro di essi, se Louis non avesse interrotto un possibile bacio. Harry tolse le mani dalle mie gambe, poggiò la schiena sul divano e guardò omicida il suo amico. Mi abbandonai sui cuscini del divano, chiudendo gli occhi e battendo un pugno al mio fianco. E fu la seconda volta, in due ore, che qualcuno ci interrompeva senza prima bussare.
<<Scusate, Kendall non mi uccidere, ma è da un po' che stiamo aspettando i nuovi capi clan>> ci avvisò, e mi ricordai all'improvviso perché eravamo lì. Annuii solo, togliendo le gambe da quelle di Harry e facendo balzare Spettro al mio posto. Si mise in un angolino, diventò una palla di pelo e abbassò le orecchie. Dormiva, ancora. Scossi la testa e infilai gli anfibi, allacciandoli alla rinfusa velocemente e mi alzai, portando i capelli in alto e bloccandoli in una coda. Sistemai i vestiti, ripresi la giacca di pelle sopra il tavolino e pescai gli occhiali nella tasca. Avevo perso le lenti nella corsa notturna, mi fu difficile abituarmi all'assenza, e la testa mi stava scoppiando da quando Niall era ritornato nella vita di tutti noi. Guardai i ragazzi, i quali mi stavano fissando con una linea dura sulle labbra. Erano dei dementi, scossi la testa e mi girai per poter raggiungere l'uscita seguita dai due, in silenzio, dietro di me.
Fui accolta da una folata di vento appena uscii all'aperto, il sole batteva forte, ma i suoi raggi erano freddi. Guardai i Zayn, Chanel, Calum, Luke e Madison che mi fissarono come falchi. Stavano attendendo da troppo tempo, e li capivo.
<<Stanno aspettando nell'anfiteatro, da un po' anche>> sentenziò la bruna, col suo tono stanco e irritato. Mai sia le togliessero il sonno a lei, o diventava peggio di mia madre senza il suo amato completo della giornata. Ne assegnò uno per ogni giorno. Ossessiva compulsiva, ecco cos'era. Un po' come me...
<<Andiamo>> risposi, sorpassando tutti e cinque per andare verso il sentiero che portava all'anfiteatro. Era durante i primi giorni di sistemazione quando lo scoprimmo, durante una scampagnata con Louis e Zayn. Cercavamo si sistemare l'immensità del campo togliendo l'erbacce, non potrò mai dimenticare le imprecazioni del primo per le zanzare che gli facevano la guerra, come non potrò mai dimenticare i nostri visi alla vista di quella magnificenza romana in mezzo al nulla. Era solo una parte del nostro clan, non ce lo facemmo sfuggire e per nostra fortuna la struttura si teneva in piedi dopo secoli. Era stupendo, e in questo momento i profili delle mura venivano accarezzati dai raggi freddi del sole.
Camminai fino all'arco d'entrata, ormai spoglio del portone in legno il quale cadde durante uno dei tempacci di fine marzo. Aveva pur i suoi anni quella bestia.
I ragazzi presero una strada diversa, andarono nella galleria della platea, mentre io presi quella per il balcone dell'imperatore...assieme ad un Harry silenzioso, il quale posò una mano sulla mia schiena e mi rassicurò con uno dei suoi sguardi sinceri. Potevo sentire il dispiacere di Luke da metri di distanza, la vista dal balcone era spettacolare. Il nuovo clan in silenzio, ci osservava e sorrideva con speranza nell'affrontare il macello che stavamo per incontrare. Avevo già in mente delle nuove regole, soluzioni diverse e in mente un piano il quale avrebbe agevolato tutti noi. Armonia, ecco di cosa avevamo bisogno. Stava iniziando una nuova generazione, una donna al comando di un gruppo di motociclisti che speravano nella felicità. Mai nella storia dei Jackson o dei Jones si era vista una ragazza sul podio. Rappresentavo la nuova generazione e, anche se la presenza di membri anziani nel posto in cui occupavo metteva in dubbio la maggior parte delle persone qui presenti, ero ostinata a rendere tutto più semplice, più pacato, e miravo ad una tregua con fanatici di Harry Potter e irlandesi nazisti col sangue tra le mani. Facevo parte dei Davidson da quattro anni, ormai sapevo come ragionavano quelle persone e i Martin. Loro erano più sulle sfide, sui riti, sulle torture -in un certo senso- e sulla fiducia. A noi serviva solo l'ultima. Non avrebbero dato ascolto ad Harry, i Jones, ma a me sì -almeno credevo- data l'amicizia con Luke e il passato con lui. Sentivo la sua disapprovazione della relazione futura tra me ed Harry, ma alla fine sapevo che io, dell'inglesino, ero stracotta. Come la carne lasciata sul fuoco per troppo tempo. Avevo fame, ora della carne sul fuoco non mi dispiacerebbe...
<<Parti tu, o io?>> il ragazzo dei miei sogni mi riportò alla realtà. Scossi la testa, portando lo sguardo verso di lui e annuii a non so cosa. Feci un passo avanti, poggiando le mani sul cornicione del balcone e guardai la mia nuova famiglia, la seconda a dire il vero.
<<Scusate per l'attesa, ma la foresta di notte è un vicolo cieco e il ragazzo qui presente ha messo troppo per trovarmi>> risero leggermente, guardando Harry e poi i loro sguardi si poggiarono su di me. Mi piaceva il fatto che avevano un ottimo umorismo. Meglio così.
<<So a cosa state pensando: cosa ci fa una ragazza della sua età, al comando di due famiglie perse? Il concetto è molto semplice>> e rimasero in silenzio, mentre Harry mi guardò una volta che finì di parlare. Sorrisi leggermente, poggiando la mano sulla sua e ritornando con lo sguardo sulla platea silenziosa. I ragazzi ci guardavano dal basso, in prima fila. Sapevo che stavamo andando in guerra, che due caratteri diversi -uguali in certe circostanze- avrebbero portato problemi. Ma Harry non voleva comandare, Harry voleva avermi al suo fianco mentre io ero pronta a mettermi contro di tutti per dar fine alla storia delle scommesse. E per star con lui, ovviamente.
<<Sono pronta ad aiutarvi, non voglio togliere a nessuno il proprio ruolo, ma questo dobbiamo farlo insieme. Dopo anni di amicizia, Jackson e Jones, avrebbero voluto unire i loro clan, creare un impero e una sola famiglia. Ma le alleanze sbagliate, portano tragedie disastrose come la morte di Edward, la fuga di Carl per il bene dei clan e l'assenza di un capo stabile capace di tenere in piedi l'impero, non hanno fatto che peggiorare le cose tra di noi>> e, da una parte, la colpa era anche mia perché avevo deciso di lasciare il mio stesso clan di punto in bianco. E, se le persone ora presenti mi fossero andate contro, le avrei capite fino in fondo, ma ora non le avrei lasciate, per niente. Uno dei Jones si alzò, chiedendo il permesso di prendere parola. Gli feci un cenno di consenso, e lo ascoltai. Mancava anche questo in entrambi i clan: la capacità di ascoltare.
<<Io non nego che tu possa essere un'ottima figura per noi...ma non puoi biasimare noi Martin, se da una parte, proviamo sfiducia verso una che ha lasciato il proprio clan tre mesi fa>> e lo sapevo che uno di loro avrebbe detto questo, avevo già la risposta pronta. Parlai, di quello che Jones e Jackson avevano combinato alle spalle mie e di Eleonora. Spiegai ai presenti che ero arrivata al limite, di come soffrivo per la perdita del mio primo amore e di come mi aveva lasciata perché non sopportava l'idea di vedermi con un'altra persona. Spiegai tutto, di come Luke -nonostante la leggera antipatia di quel tempo ormai lontano- mi abbia protetta e abbia lottato per tenermi al sicuro da gente come gli Hagrid, o come gli O' Sullivan, gli irlandesi nazisti -come li chiamava Louis. Spiegai il motivo per il quale, ora, mi trovavo qui: Harry, ecco perché.
<<Quindi, dovremo ringraziare lui se abbiamo una degna imperatrice?>> domandò lo stesso ragazzo, facendomi sorridere e annuire. Lui scosse la testa, forse divertito, e guardando Harry compiaciuto della scelta.
<<Ha più palle di me e non si fa mettere i piedi in testa, un ottimo partito>> commentò il riccio, facendomi leggermente sentire in imbarazzo. I ragazzi annuirono in lontananza ridendo, conoscendomi troppo bene. Potevo regnare. Avevo il comando nel DNA, ereditato da mia madre che -come diceva papà- era la donna più tosta, rispettata e popolare della loro scuola ai tempi. Dava il massimo, se stessa per tutto quello che faceva, e da questo aspetto la ammiravo perché il suo carattere lo tenevo nel sangue. Ero meno rompicoglioni di lei, meno selettiva sulle persone, ma ero lei da giovane e mio padre me lo ripeteva sempre, convincendomi che fosse vero.
<<Sono sicuro che insieme ce la faremo ad aggiustare tutti i tubi rotti, a portare la giusta serenità tra di noi e a vivere senza faide>> strinsi la mano ad Harry dietro il balcone, intrecciai le dita assieme alle sue e mi lasciai cullare dal suo pollice il quale si muoveva sul dorso della mia mano. Mi era mancato, tutto questo con lui mi era terribilmente mancato.
<<Da dove iniziamo?>> sempre quel ragazzo, il quale ero sicura che era il portavoce dei Jones, chiese la giusta domanda. Sorrisi, sapendo dove andare a parare e, con decisione, risposi facendo un passo avanti.
<<Dal terminare con le scommesse tra di noi e dal negare che una ragazza, sia il premio di una corsa>>.


Quando finimmo di elencare i cambiamenti, e la mia voce decise che era abbastanza, tornammo tutti felici a casa. Io con Harry, sulla sua Ducati rossa, la quale sfrecciava sulla strada e faceva invidia anche al cane del vicino. Alla faccia tua, Taylor cosa! Si, l'avevo preso abbastanza bene il fatto che su questa meraviglia, lei aveva poggiato le sue maledette chiappe rifatte per un tempo che mi sembrava infinito. Esatto, Harry si era lasciato scappare questo particolare: tette e culo rifatto, ecco dov'era andato a finire il riccio.
Tolsi il casco, sorridendo per quel giro in moto con lui e lo guardai, con occhi che dicevano ''ora puoi baciarmi''. Ma non lo fece subito, lo aspettai sul pianerottolo di casa mentre metteva la moto sul retro -in modo da non sentire le lamentele di mamma. Mi raggiunse, non disse niente e mi afferrò dai fianchi premendo le labbra sulle mie, lasciando che i muscoli si rilassassero a quel contatto. Era possibile che la sua bocca sapesse costantemente di menta, i suoi capelli di mandole e vaniglia, e i suoi abiti di tabacco? Anche dopo una nottata nel bosco, un mattinata senza cambiarsi i vestiti e ore a parlare, lui aveva il suo maledetto profumo addosso. Andai in paradiso, baciandolo ancora avvinghiandomi a lui e infilando le mani tra i suoi ricci morbidi. Le sue mani mi strinsero i fianchi ancora di più, mugolai sottovoce e gli morsi il labbro succhiandolo. Mugolò, e infilò le mani sotto la gonna per stringermi il sedere. Aveva le mani congelate.
Stavo per baciarlo di nuovo, quando la porta di casa si spalancò e una furia si catapultò addosso me ed Harry facendoci cadere per terra. Stavo per urlare contro il proiettile, mi trattenni nel vedere mia sorella Leila su di Harry che gli faceva le feste. Era innamorata persa.
<<Mi sei mancato!>> urlò, poggiando le mani sulle sue spalle e sorridendo come una bambina al giorno di natale. Meno di un mese, e casa nostra sarebbe stata un vomito di luci colorate e festoni brillantati. Mamma ci teneva a certe cose, e non immaginai cosa avrebbe fatto al giorno del ringraziamento. Di sicuro lo avremo festeggiato con Maya e la sua famiglia, magari nella loro mega villa. Mi sarei inventata una scusa, lo avrei fatto volentieri pur di non sentire i paragoni di mia madre con Maya in mezzo.
<<Anche tu piccoletta>> Harry si era rialzato da terra con Leila in braccio, Spettro era saltato giù dalla moto e aveva trovato rifugio in una radice sollevata dell'albero di fronte casa. Io ero ancora con il culo per terra, ma di alzarmi non ne avevo voglia. Finché mia madre non uscì dalla porta e mi guardò male, dopo aver ucciso Harry con lo sguardo. Mi alzai, sistemando i vestiti e prendendo Leila in braccio per metterla con i piedi per terra. Avevano entrambe il vestito della domenica, sono sicura che stavano andando in chiesa per la messa. Io non credevo molto in queste cose, ma in quello che vedevo con i miei occhi.
<<Sei viva, pensavo di dover chiamare la polizia per la tua scomparsa>> non l'avrebbe fatto. Nel suo tono non c'era aria di sarcasmo o preoccupazione. Aveva bevuto latte rancido a colazione?
<<Ho dormito fuori, come vedi sono viva>> alzai le spalle, guardandola con apatia. Mia madre mi squadrò, mi analizzò e poi passò ad Harry. Indifferenza? Non sapevo come tradurre gli sguardi che gli lanciava, era...indecifrabile.
<<Harry, come sta tua madre?>> e rimasi zitta, sapendo della buona amicizia che popolava tra lei ed Anne. L'avevo conosciuta, era di un altro pianeta e non capivo come fosse così amica di Satana. Mi meravigliai quando, i due, iniziarono a parlare dopo che mamma lo aveva invitato ad entrare. Mi sedetti su uno sgabello, Harry si mise al mio fianco e mi prese la mano da sotto il bancone dell'isola in mezzo la sala. Rimasi zitta, ascoltando i due parlare come se fossero amici da tempo. Leila era corsa in camera sua.
<<Molto bene. Lei come sta, signora Payne?>> le chiese, e io stavo per mettermi a ridere per la reazione che avrebbe avuto mia madre. Nessuno la chiamava con il cognome di papà, non voleva sentirsi così attaccata alla sua famiglia (dato che nessuno la sopportava, se non zia Clarissa). Preferiva il suo nome di battesimo: Hannah Mary Gray.
<<Molto bene, grazie per il tuo interesse Harry. Ma ti prego, chiamami Hannah, sono ancora giovane>> e la guardai, strozzandomi con la mia stessa saliva e dandomi dei colpetti sul petto con la mano libera. Mi prendeva per il culo? Da dove l'aveva cacciata tutta quella calma verso i suoi confronti?
<<Kendall, su via! Non vorrai dire il contrario>> come se fosse per il ''sono ancora giovane''. Sapeva bene che tra meno di tre anni sarebbe entrata in menopausa, che si sarebbe gonfiata come una mongolfiera e che avrebbe avuto le vampate di calore anche in pieno inverno con tre gradi sotto lo zero. Io e zio Joseph, assieme alla compagna, non vedevamo l'ora di ridere per quel bellissimo evento.
<<Sto bene, mi è andata la vita di traverso>> e da una parte, era anche vero. Lei scosse la testa, facendo andare avanti alcune ciocche di capelli. Onde castane perfette, lucenti, impeccabili come il resto della sua persona. Aveva un completo giacca e pantalone color carta zucchero, una camicetta bianca e le sue onnipresenti scarpe col tacco. Sempre in ordine, offrì a me ed Harry una spremuta fatta da lei e una torta al cioccolato. Tutta questa sua preoccupazione nei mie confronti, in quelli di Harry...chissà dove voleva andare a parare.
<<Avete impegni per questa sera?>> ora stava andando troppo in fondo...la cosa non mi piacque, e prima che potessi rispondere, Harry mi precedette, rispondendo con un grosso No. Ma che, era impazzito? Mia madre sorrise, chiamando Leila con un urlo. Questa tornò sotto come un uragano, seguita da mia sorella Joe e mio padre. Quando chiamavi lei, tutti scendevano: la più piccola era la mascotte della casa, il segnale di quando era pronto per mangiare, di quando si doveva uscire tutti insieme. Una volta lo era Liam, il testimone venne passato a me, poi a Joe e infine a Leila. Sperai vivamente che i miei non sfornassero figli negli ultimi tre anni di fertilità di mamma. Pregai, più che altro.
<<Harry, da quanto!>> mio padre aveva un debole per i ragazzi, ma notavo una certa simpatia per il riccio. Mi raccontò che Nathan, suo padre, era il suo migliore amico ai vecchi tempi. Lo era tutt'ora, dato che delle volte lavoravano assieme a dei progetti enormi. Erano uno la spalla dell'altro, mi piaceva.
<<Un piacere rivederla, signore!>> mio padre gli diede una pacca sulla schiena, gli disse il solito ''dammi del tu, mi fai sentire vecchio''. La classica risposta e due risate, sembravano due ragazzini del liceo. Scossi la testa divertita, guardando mia madre tornare in tiro col suo cappotto super costoso in pelliccia bianca. Non le mancava di certo il sono superiore a tutti voi comuni mortali sulla sua insegna personale a neon, la quale la accompagnava ovunque andasse.
<<Ora noi andiamo a messa, mangiamo da nonna Rose e torniamo nel tardo pomeriggio>> annuii, contando i secondi mentre aspettavo che se ne andassero.
<<Okay>> risposi, alzandomi dallo sgabello per stiracchiarmi la schiena. Avrei dormito fino alla sera, o avrei recuperato il tempo perso con Harry. La seconda mi allettava di più.
<<Prepara la pasta per la pizza, sta sera abbiamo ospiti. Harry, sei libero di chiedere ai tuoi genitori di venire a cena da noi>> rimasi zitta, lui assieme a me e guardammo i miei uscire di casa. Poi guardai Harry, il quale sbiancò per l'invito inappropriato di mia madre. Gli dissi, un po' bruscamente, una volta soli, che doveva imparare a mentire a quella strega. Imparò la lezione, dopo mi prese e mi baciò per scusarsi. Ero in una continua ansia, ma la sua bocca riuscì a calmarmi come solo lui sapeva fare. Quanto cazzo era bravo con la lingua? Mi era mancato, e tanto. 

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