12. Sweet and Bitter

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Mi girai dall'altra parte, aprendo lentamente gli occhi. Sorrisi, sollevandomi sui gomiti per guardare Harry che dormiva sereno al mio fianco. Portai una mano verso di lui, spostandogli i capelli arruffati dalla fronte. Sfiorai la sua mascella con le nocche, girandomi a pancia in giù vicino a lui.
Lo guardai, e nacque un sorriso sulle sue labbra, mentre continuava a dormire, lasciandomi proseguire con le carezze leggere sul suo viso. Chinai il mio, per lasciarli dei baci su una delle rondini tatuate sul petto, scivolando con i polpastrelli su quella opposta tracciando con leggerezza i contorni.
Harry si mosse sotto di me, portando un braccio dietro la testa e l'altro attorno al mio corpo per accarezzarmi la schiena da sopra la maglietta. Mi sollevai un po', in modo da baciargli la guancia e poggiare la mia mano sulla sua. Continuai a muovere quella libera sul suo corpo tracciando ogni singolo contorno dei suoi tatuaggi con le dita, sfiorando i suoi capezzoli e le forme del petto assieme a quelle dell'addome. Morsi il labbro, quando la sua mano mi sollevò lentamente la maglietta e si mosse piano sulla curva della schiena provocandomi dei brividi sulla pelle. Aprì finalmente gli occhi, lasciandomi senza respiro per via del colore delle sue iridi. Erano trasparenti, con i contorni scuri e brillavano per via del sonno.
Soffiò su un riccio, per farlo andare verso gli altri ricci in alto, fallendo miseramente. Lo aiutai, passando la mano sulla sua fronte liberandola dai capelli, avendo finalmente la sua attenzione. Riportai la mano sul suo petto, riprendendo a passare le unghie sullo sterno. Quanto si allenava per avere un corpo così? Troppo, visto i risultati ottenuti.
<<Buongiorno, bellissima>> mormorò con voce roca, piena di sonno, lasciandomi ancora senza respiro. Mi spostai sulla sua gamba sollevandomi piano su una mano al lato della sua testa. Portai quella libera tra i suoi ricci, sentendo la sua aprirsi sulla curva del fondo schiena senza scendere sempre di più. Mi piaceva questo particolare di lui, non osava più di tanto per rispetto verso i miei confronti.
<<Buongiorno, riccio>> mantenni il suo stesso tono di voce, spostando la mano sul suo collo e accarezzandolo piano sulla vena sporgente. Si sollevò col corpo, tenendomi su di lui a sedere. Mi sistemai su entrambe le gambe, portando le mani sul suo petto aprendole in modo da muovere le dita contro le macchie sulle clavicole. Notai due date sulle rondini e due lettere in corsivo in alto le braccia . Le sfiorai con i polpastrelli e sorrisi, pensando alle due donne onnipresenti nella sua vita: sua madre e sua sorella. Mia madre era amica stretta di Anne sin dalle superiori, delle volte capitava che raccontasse delle loro avventure e mio padre la accompagnava, mettendo sempre in mezzo il fatto che fossero un unico gruppo. Si conobbero alla nostra stessa scuola: loro, i genitori di Harry, quelli di Louis, Zayn e delle mie amiche. In poche parole, io e i miei amici, eravamo i nostri genitori ai bei vecchi tempi della loro adolescenza.
<<Dormito bene?>> domandò lui, portando le mani sotto la maglietta per accarezzarmi i fianchi. Mosse i pollici, stringendo leggermente la presa, e mi avvicinai annuendo in silenzio. Odiavo parlare appena sveglia, soprattutto dopo la sbronza di ieri sera e le cavolate fatte. Non so se fosse peggio la pasticca di Louis, o aver fatto un pompino ad Harry alle tre di notte sotto l'effetto di droghe e alcol. Il fatto che non vi siete baciati, ecco cos'era peggio. Mi urlò la vocina dentro la testa, mettendo in gioco una cosa importante.
Avevo una strana concezione dei baci con un ragazzo: perché baciarci se non eravamo fidanzati? I baci erano più intimi del sesso, non si davano come se fossero caramelle. Ma le labbra di Harry erano invitanti, così rosee e con i contorni scuri. Umide alla vista, screpolate per via sei suoi denti sempre intente a morderle e tirare via le pellicine. In più erano carnose, a forma di cuore e ieri quando gliele sfiorai assaporai un leggero sapore di menta che- vaffanculo. Portai la mano dietro il suo collo e lo avvicinai, premendo le labbra sulle sue mentre gli stringevo i ricci.
Rimase un attimo interdetto, mugolando sottovoce, poi ricambiò impacciato. Strinse la presa sui fianchi, baciandomi lentamente stendendosi con me addosso. Mi tenni su una mano, premendo il petto contro il suo, continuando a muovere le labbra sulle sue.
Gli leccai il contorno di esse e le screpolature, gliele tirai leggermente per poi succhiare il piccolo taglio sul labbro inferiore. Il riccio ansimò sottovoce tirandomi di più a lui, mugolai sentendo il rigonfiamento tra le gambe e lo ripresi a baciare lasciando che la lingua si intromettesse tra le sue labbra cercando la sua. La sfiorò con la punta, iniziando a danzare assieme alla mia nelle nostre bocche. Lo sentii insicuro, come se lo mettesse a disagio baciare così. Gli presi la lingua tra le labbra e la succhiai lenta, muovendo piano i fianchi contro i suoi, premendomi sul rigonfiamento.
Fu un secondo e mi ritrovai sotto di lui. Mugolai sottovoce, sentendolo troppo vicino a me, affondando sempre di più le mani sui fianchi, riprendendo a baciarmi sulle labbra. Allargai le gambe, in modo che si mettesse tra di esse per star più comodo. Prese il labbro tra i denti, mordicchiandolo e rabbrividii al tocco della sua mano sotto la maglia. Fece dei cerchi immaginari sulla pancia, scivolando adagio con le dita sull'elastico degli slip. Chiusi gli occhi, portando la testa verso dietro in modo che la sua bocca scendesse sulla pelle del collo.
La sua erezione premeva sempre di più, la sua mano mi sfiorò ancora il bordo in pizzo dell'intimo e le sue labbra mi torturarono il collo. Non gli piaceva baciare con la lingua, ma sapeva fare altro.
<<H-harry>> morsi il labbro, trattenendo un gemito consapevole che nella stanza accanto c'era mia sorella Joe, sicuramente sveglia. Non volevo che si fermasse, mi stava letteralmente mandando a puttane il cervello e nel mio stomaco aveva liberato l'intera savana. Aveva il tocco gentile, delicato, come se avesse paura di farmi male.
Staccò piano le labbra dal mio collo, soffiandoci sopra provocandomi altri brividi sulla pelle. Strinsi leggermente le lenzuola tra le mani e finalmente lo guardai, i suoi occhi erano di troppe sfumature per decifrare quello che stava provando. Ero certa solo di due cose in questo momento: eravamo entrambi eccitati e lui stava per scoppiare, dato che la sua erezione si premeva sempre di più sul mio bacino.
<<Kendall...>> Mormorò a sua volta, riprendendo ad accarezzarmi il profilo degli slip, avvicinandosi col viso al mio. Stava per togliermi l'intimo, per baciarmi e accarezzarmi con le dita tra le gambe quando...quando non dovetti lanciare un dannato cuscino a Liam che entrò senza bussare nella mia stanza.

Chiusi la porta d'ingresso e mi poggiai con le spalle su di essa scivolando per terra con la schiena sul legno. Chiusi gli occhi e sbuffai frustrata. Avrei dovuto ammazzarlo quando potevo, in quell'istante in cui il primo genito della mia famiglia entrò in camera mia senza aver bussato. Passai le mani sul viso e fissai un punto sulle scale. Forse è stato un bene non essere andati oltre, più di ieri sera. Forse è stato meglio così, ma avrei preferito che uno dei sue dicesse stop e non essere fermati da mio fratello. Avrei ammazzato di sicuro Liam.
Giocai con l'anello di Harry tra le dita, me lo aveva lasciato senza troppo impegno e sorrisi leggermente. Magari era quello che mi serviva, ma sapevo che anche questa cosa era organizzata da Louis in modo da avermi sotto controllo assieme alla scommessa da noi fatta. Forse, era il momento di mettere da parte le bambinate con lui e iniziare a crescere sulle relazioni. Forse, dovevo solo iniziare a star bene con lui e lasciar stare tutto il casino successo quell'estate e in quei mesi prima di essa. Mettermi l'anima in pace e buttare tutto nella spazzatura, da Jackson alle gare, dalle scommesse a Luke e infine...cercare di creare qualcosa con Harry? Su questo dovevo ancora pensarci, dovevo andare a step e iniziare dalle cose più semplici. Come pensare a Leila in quel momento, la quale si parò di fronte a me con un sorriso luminoso. Lei era sempre solare, anche quando non stava bene e cercava di portare la felicità agli altri. Era proprio una bambina.
<<Hai dormito con Harry>> mi guardò, sedendosi sulle mie gambe, e sospirai annuendo lentamente. Le accarezzai piano le coscette e mise il broncio. Mi faceva ridere.
<<Sono gelosa>> si aggrappò al mio collo con le braccia, mentre mi alzavo da terra e salivo le scale per raggiungere le nostre stanze. Liam, dopo aver cercato di mantenere l'istinto omicida verso di lui, mi informò che quella mattina l'avremmo passata tutti insieme e felici con la famiglia della sua ragazza. La cosa non mi entusiasmava più di tanto, ma strinsi i denti e gli risposi solo va bene.
<<Tranquilla, non ti rubo il fidanzato>> le risposi, aprendo la porta della sua camera e guardandola mentre la poggiavo sul letto. Scosse la testa e mi misi al suo fianco, ritrovandomela di nuovo addosso. Era una cozza.
<<Ho paura che stai male, perché stavi male per Niall e anche per il ragazzo alto alto>> mormorò, giocando con le ciocche dei suoi capelli. Tra i quattro, lei era quella con più pelo in testa e che tendeva al biondo. Anche i suoi occhi erano diversi, caramello e i lineamenti di Liam e papà. Della mamma aveva il fisico, lineare come il suo. Caratterialmente, voleva essere come me.
<<Luke?>> Domandai, accarezzandole piano il braccio e lei annuì per poi abbracciarmi forte. Sospirai, rimanendo in silenzio mentre Leila mi ripeteva infinite volte di volermi bene e che aveva paura che potessi tornare come prima. Risparmiai la solita frase sono peggiorata, in realtà e la aiutai a vestirsi per il meraviglioso pranzo di quella mattina.

Quando uscimmo da casa, mia madre mi guardò da capo a piede scuotendo la testa. Portai le mani nelle tasche e alzai le spalle sospirando forte. Una parola sui vestiti e avrei urlato.
<<Qualcosa di più sobrio potevi anche metterlo>> commentò, riferendosi al top bustier nero e la gonna aderente dello stesso colore. Alzai le spalle, aprendo la portiera della macchina per far salire Joe e Leila. Sarei andata con Liam, anche se la vendetta contro di lui era ancora in cima alla lista delle cose da fare. Chiusi la sportella e mi girai verso mia madre, sempre in tiro ed elegante con uno dei suoi abiti firmati i quali facevano un baffo a qualsiasi armadio nelle case del quartiere.
<<Credo che sia abbastanza grande da decidere cosa indossare, mamma>> le risposi, poggiando il corpo sulla macchina e continuando a guardare Hannah Gray. Ero a tanto da chiamarla anche col suo nome.
<<Stiamo andando a casa della famiglia della tua futura cognata. Potevi almeno mettere il completo rosso>> vestito della comunione, vorrei dirle, dato che pantalone a palazzo e maglione a collo alto urlavano letteralmente: sono una suora, cosa che non ero. Scossi la testa divertita e mi staccai dall'auto di papà per raggiungere mio fratello. Mamma mi afferrò per il polso, tirandomi verso di lei e costringendomi a guardarla. Era sempre più alta di me con quei dannati tacchi numero quindici. Non sopportavo la sua perfezione, non sopportavo i suoi modi di fare. Tirai via il polso e sospirai forte per poi risponderle.
<<Mi vesto come voglio, faccio quello che voglio e, ti prego, smettila di trattarmi come se avessi cinque anni e accetta il fatto che sono cambiata, cresciuta. Lasciami vivere, non sopporto il tuo starmi addosso!>> alzai la voce di poco alle ultime parole e mi allontanai da lei prima che potesse dirmi altro sul modo in cui ero o vestivo. 

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