40. Little black dress

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Pranzare dagli Styles era sempre un piacere. Essere in ritardo con il proprio ragazzo nella propria camera, con il pallino cosa mi metto, un po' meno.
Harry sbuffava di continuo, si lamentava e ogni due secondi era un <<Muoviti, siamo in ritardo. Devi per forza truccarti? Ti puoi sbrigare? Ora facciamo tardi, odio fare tardi>>. Mi trattenni dal prendere il beauty dei trucchi e lanciarglielo in testa, dovetti rifare la linea dell'eyeliner tre volte perché lui non smetteva di lamentarsi. Finii di truccarmi, mi alzai dalla poltroncina e andai vicino al letto per prendere il vestito. Il little black dress, alla fine, lo stavo sfruttando per questa giornata: pranzo con gli Styles, nel pomeriggio avremo fatto una passeggiata al parco e la serata l'avremo conclusa con i nostri amici, in modo da scambiarci i regali di natale. Avevamo deciso, prima che tutti partissimo, che sarebbe stato meglio vederci prima del ventisette in modo tale da non rimanere bloccati nelle città in visita. Harry negli Hamptons, Chanel e Zayn a Bradford, Louis e Madison a Doncaster, io nella grande Royal Henry ad annoiarmi a morte e trattenere gli istinti omicidi di mia sorella Joe. Quella bambina aveva quasi undici anni e mia madre se ne fregava della sua felicità. Mi sembrava di rivivere la mia infanzia e adolescenza vedendola in lei.
<<Kendall, muovi->> Stavo infilando il vestito dalle gambe quando Harry stava per ricominciare il suo monologo lamentoso. Tirai su l'abito e guardai il mio ragazzo prendendo un grosso respiro.
<<Se non ti stai zitto giuro che ti ficco in bocca l'action figure di Iron Man e ti faccio prendere il volo con un calcio nel culo>> si mise seduto e rimase in silenzio, distogliendo lo sguardo da me. Se c'era una cosa della quale ero sicura, era il fatto di incutere un po' di terrore al mio ragazzo. Non ero mai cattiva con lui, non avevo mai alzato le mani su di lui (se non uno schiaffo o due) ma quando c'era da tirare fuori le unghie, lo facevo. Tipo oggi, che stava rompendo col fatto di essere in ritardo. Guardai l'orologio e sospirai vedendo che avanzavano ancora quindici minuti.
Tirai su la zip laterale del vestito a costine e infilai le braccia nelle maniche a lanterna, le quali lasciavano le spalle scoperte. Il vestito era abbastanza corto, troppo direi, la scollatura a cuore non era volgare ma giusta, la schiena era scoperta solo per metà e il tessutto avvolgeva alla perfezione tutte le curve del mio corpo. Infilai gli anfibi ai piedi e mi allontanai dal letto per prendere un cappottino color cammello dall'armadio e una borsetta nera. Mi guardai un attimo allo specchio e sistemai i boccoli sulle spalle, stavano già crescendo.
Tornata da Harry, ebbi la sua attenzione e la sua mascella si indurì mentre mi fissava come se fossi una gazzella. Scossi la testa divertita e seguii i suoi movimenti: si alzò dal letto, avanzò verso di me e infilò le mani nel cappotto prendendomi dai fianchi per tirarmi a sé. Mi baciò piano le labbra e mosse i pollici stringendomi leggermente, lasciando che dei brividi mi percorressero tutto il corpo.
<<Posso parlare o rischio di farmi ficcare qualcosa in bocca?>> Sussurrò, portandomi un braccio intorno le spalle e guardandomi leccandosi piano le labbra. Aveva il vizio di farlo e la cosa mi rendeva abbastanza confusa. Non sapevo cosa guardare: i suoi occhi o le sue labbra? Nel dubbio, entrambi.
<<Preferirei che la tua bocca stesse in un altro posto, ma abbiamo solo dieci minuti e per arrivare al ristorante ne servono nove esatti>> ricevetti un pizzicotto da parte sua e scossi la testa divertita, sfuggendo dalla sua presa e ricevendo una pacca sul culo mentre uscivamo da casa.

Italiano, eravamo in un ristorante italiano e avevo appena finito di abbuffarmi con il fritto di mare misto. Harry mi guardava come per dire dove cazzo lo metti tutto 'sto mangiare, Anne si complimentava della mia buona forchetta e Nathan mi passava i piatti, come se fossi una Dyson e il cibo polvere. Era tutto incredibilmente buono, stavamo aspettando il primo.
<<Cavolo Kendall, vorrei avere il tuo fisico>> Gemma non finiva di farmi complimenti, le piaceva l'outfit che avevo scelto e non smetteva di parlare dei miei capelli. Il piccolo della famiglia, Timothy, invece, mi fissava in continuazione e non parlava per niente. Lo trovai un po' strano, ma stetti sulle mie.
<<Io lo odio, troppa sostanza nell'airbag>> era l'unica cosa che mi piaceva di meno, mi faceva sentire un po' volgare con determinate magliette o vestiti, dovevo sempre stare attenta. Lo avevo ereditato da nonna Teta, e dalle sue sorelle. Ad Harry non dispiaceva, anzi se ne vantava.
<<Invece sei perfetta così come sei>> il diretto interessato mi baciò la spalla e mi accarezzò l'altra portando un braccio intorno. Mi accoccolai a lui, sorridendo leggermente e accavallai le gambe sistemando il tovagliolo sulle cosce.
<<Anche io voglio un ragazzo che mi faccia i complimenti. Mio fratello è carino solo con te, lo sai?>> Gemma non sembrava il tipo, ma era gelosa di suo fratello maggiore e lui era geloso di lei. Si completavano. Io e Liam non eravamo mai stati così, un po' lo avrei voluto.
<<Non sei la mia ragazza, perciò non devo essere carino con te>> rispose lui ovvio, ammiccando alla sorella la quale gli lanciò una polpetta fritta di polpo. Harry la prese al volo e me la portò alle labbra, le quali accolsero la pallina ancora calda.
<<Gem su, lasciali stare>> Anne aveva appena finito il suo antipasto. Un cameriere tolse i piatti sporchi e un altro ci portò il primo piatto: linguine alla marinara. Niente sugo, niente pianta intera di prezzemolo tra i fili di pasta e il pesce tagliato a pezzettini piccoli, accuratamente mescolati con le linguine. Fu amore a prima vista. Presi la forchetta per poi staccarmi dal braccio di Harry iniziando a mangiare la pasta. Niente da aggiungere, questo posto aveva appena raggiunto il secondo posto in classifica. La cucina di nonno Ginaldo non la superava nessuno. 

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