Ad un soffio da me

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"Abbiamo smesso di controllare i mostri sotto il letto, quando abbiamo capito che erano dentro di noi"
(Joker)

Qualche minuto prima...

Crollo sul pavimento senza più forze.
Scossa dai singhiozzi penso alla prima volta che l'ho visto, aveva un aria fredda, indifferente come se non gli importasse di niente.

Ora capisco.
Lui ha perso la speranza ma non lo lascerò andare, questa volta non perderò nessun'altra persona a cui tengo.

Mi alzo con gambe tremanti e mi asciugo le lacrime che continuano a scendere imperterrite.

Cammino velocemente per il corridoio, sembra diverso dal corridoio in cui abbiamo le stanze io e Selene.

È freddo, cupo, mi incute una leggera paura, ma accantono questo pensiero e continuo sicura guardando le targhette dei nomi, ma nessuna ha scritto sopra il suo.

È tutto così spoglio...

Quando sto per gettare la spugna la vedo, non c'è scritto il suo nome ma ci sono disegnate delle note.

Sorrido di riflesso. Respiro profondamente e busso alla porta titubante. «R-Ryan sei qui?»chiedo, sperando in una risposta positiva.

Appoggio l'orecchio alla porta per sentire meglio. Sento solo parole sconnesse, sospiri e poi, un urlo straziato mi fa gelare sul posto.

«basta! Fate silenzio vi prego»

È lui.

Inizio a bussare alla porta insistentemente. «R-Ryan sono io, sono qui, non ti lascio» dico con voce rotta.

Cala un silenzio assordante, come se in realtà stesse urlando. Un richiamo d'aiuto.

Ti prego, dimmi almeno che stai bene.

Sento parole sussurrate vicino alla porta come se fosse davanti a me.
«è qui, appoggiato alla porta» sussurro a me stessa.

È ad un soffio da me.

Mi siedo per terra con la schiena appoggiata alla porta, come se potessi sentire il suo calore, c'è solo un pezzo di legno ora a dividerci.

Sospiro stanca.
Appoggio la testa alla porta, facendo dei respiri profondi.
Non accadrà di nuovo, non perderò anche lui, continuo a ripetermi mentalmente.

«A-April» sento un sussurro da dietro la porta, mi giro di colpo, posando il palmo della mano sul legno freddo.

«Ryan sono qui» sussurro, ricacciando indietro le lacrime.

Sento la serratura girare, mi alzo di corsa e apro la porta.
Mi fermo un instante a guardarlo, gli occhi iniettati di sangue, le guance bagnate a causa delle lacrime, le mani tremanti e i capelli in disordine sulla fronte.

«falli smettere, falli smettere!» urla guardandomi, stringendosi i capelli in due pugni.

«ti prego a-aiutami» dopo questa frase crolla in ginocchio davanti a me.

Come fa una casa dopo un terremoto, come se non si reggesse più, come se, non riuscisse più a reggere i mostri dentro di lui.

Ognuno di noi ha dei mostri nell'armadio, l'importante è non farsi risucchiare da essi.
Mi ripeteva sempre mio padre.

Mi inginocchio di fronte a lui, togliendogli le mani dai capelli e stringendole nelle mie.
«R-Ryan che cosa devo far smettere?» Mormoro, guardandolo spaventata.

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