Lotterò per noi

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"li dovevi vedere quando si ritrovavano dopo le guerre del cuore: lui l'accarezzava sulla guancia e l'universo non contava più un cazzo."
(Charles Bukowski)

Non ci riesco, non ci riesco a vivere senza di te. Tutto questo dolore voglio che finisca, stavo bene, stavo finalmente bene e poi tutto torna.

Come una secchiata d'acqua gelida, improvvisamente tutto quello da cui hai cercato di scappare si ripresenta.

Forse, affrontarlo è la cosa che fa più paura. Ma come faccio a non averne? Se ogni momento vedo il tuo volto e sento la tua mancanza in ogni piccola ed insignificante cosa.

Tu, non ci sei.

E quando penso che sia solo un brutto sogno, la realtà bussa alla porta e mi toglie il respiro.

Perché infondo, non l'ho superata, mi manchi e questo non cambia mai.

Sento le lacrime scendere per tutto il mio viso. Stringo la lettera tra le mie mani, immaginando che Ethan sia qui.

Sento il suo profumo che di conseguenza fa uscire dalla mia bocca un urlo straziato.
Mi porto le gambe al petto, circondandomi il corpo con le braccia.

«hai detto che saresti venuto se avessi avuto bisogno di te» sussurro singhiozzando.

«dove sei?!» domando all'aria. Guardo intorno a me cercando ogni singola cosa che possa portarmi a lui.

«ti prego, ho bisogno di te» bisbiglio, nascondendo il viso contro le ginocchia.

«io, io non c'è la faccio» dico,
stringendo le mani sulla mia testa. Mi tappo le orecchie sperando che tutto si annulli.

I rumori, i pensieri, ma questo aggrava solo la situazione perché arriva il silenzio.

Quel silenzio che fa troppo rumore, ti prosciuga e ti distrugge lentamente.

Faccio dei respiri profondi per tornare in me. «Ryan» boccheggio, avendo bisogno delle sue braccia a proteggermi da tutto questo.

Mi alzo con gambe tremanti. Con ancora la sua felpa addosso e apro la porta, sbattendola dietro di me.

Cammino per i corridoi con la testa bassa per non far vedere lo stato pietoso in cui mi trovo.

«April» mi richiama una voce che non riesco a riconoscere con i pensieri incessanti nella testa.
Mi giro, cercando di capire da dove provenga.

Elisabeth.

«Tesoro non puoi andare in quel corridoio lo sai» dice dolcemente.
Non riuscendo a pensare razionalmente, alzo il volto immerso dalle lacrime e subito la sua espressione muta.

«l-la prego, io devo andare da lui» balbetto. «April, mi dispiace» mormora avvicinandosi.
«parlane con me» dichiara.

Nego con la testa, iniziando ad allontanarmi. «April no, è il regolamento mi spiace» afferma sicura, scusandosi con gli occhi.

«L-la prego» sussurro piangendo.
«Tesoro» mi sfiora un braccio così io di riflesso mi allontano, non sentendo la presa decisa ma dolce di Ryan.

«April, andiamo nel mio studio, forza» mi invita a seguirla.
«lei non capisce» balbetto, sgranando gli occhi dal timore che possa portarmi via da lui.

«facciamo così adesso ti tranquillizzi, ti accomodi nel mio studio ed io vado a chiamarlo e lo porto da te» pronuncia apprensiva.

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